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Tre cugini di Africo avevano in pugno il mercato della droga di Messina | VIDEO

Giovanni Morabito, Salvatore e Costantino Favasuli sono stati arrestati dai carabinieri nell'ambito dell'operazione "Scipione"

Tutto è partito da un agguato di stampo mafioso e le indagini, quasi tre anni di approfondimenti tecnici e riscontri su dichiarazioni e intercettazioni, hanno fatto luce su un lucroso giro di droga fra  la Calabria e la Sicilia, fra Messina e Africo. Nella rete dell’inchiesta “Scipione”, condotta dal comando provinciale dell’Arma di Messina e dalla locale Procura distrettuale, ci sono finiti anche alcuni calabresi riconducibili alla cosca “Morabito – Bruzzaniti – Palamara”: i cugini Giovanni Morabito, Salvatore e Costantino Favasuli. 

L'agguato del 2016

L’indagine convenzionalmente denominata “Scipione” fu avviata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina a seguito dell’attentato a colpi di fucile perpetrato da ignoti il 27 settembre 2016 nei confronti dei pregiudicati Angelo Albarino, Stefano Marchese e Stellario Brigandì, mentre si trovavano seduti ad un tavolino del “Café sur la ville” di viale Regina Margherita a Messina. Gli approfondimenti eseguiti sulle vittime di quel tentato omicidio hanno fatto emergere come essi stessi fossero inseriti nel contesto del traffico di droga cittadino e hanno quindi consentito di delineare i contorni di un’associazione per delinquere dedita ad un florido traffico di sostanze stupefacenti. 

L'esito delle prime indagini

In particolare, le indagini sul conto di Angelo Albarino, titolare di una paninoteca sita in via Cesare Battisti, hanno fatto emergere come questi e Giuseppe Selvaggio, poi divenuto collaboratore di giustizia, fossero i promotori di un più ampio gruppo criminale che si riforniva stabilmente di droga da elementi riconducibili alla cosca di ‘ndranghetaMorabito-Bruzzaniti-Palamara” di Africo Nuovo, che assicuravano la consegna a domicilio, su base settimanale, di carichi di cocaina e marijuana che venivano poi destinati alle principali piazze di spaccio della città di Messina. 

L'individuazione dei calabresi

L’individuazione dei fornitori calabresi, identificati nei fratelli Salvatore e Costantino Favasuli, rispettivamente di 46 4 48 anni, e nel loro cugino 37enne Giovanni Morabito, (quest’ultimo nipote del capo cosca Giuseppe Morabito, il “tiradritto”, esponente apicale della ‘ndrangheta ionico reggina e noto a Messina in quanto autore del tentato omicidio a colpi d’arma da fuoco ai danni della propria sorella, commesso a Messina il 24 marzo 2006, fatto per il quale è stato condannato in via definitiva), è stato possibile grazie al monitoraggio del locale di Angelo Albarino.

Gli incontri nel locale

In questo locale, secondo quanto accertato dai carabinieri di Messina, i calabresi si recavano senza alcun preavviso telefonico per accordarsi di persona con l’Albarino per le consegne di narcotico e per i pagamenti da ricevere. Particolare il modus operandi utilizzato dagli indagati per sottrarsi alle possibili investigazioni, documentato dai Carabinieri nel corso dei servizi di osservazione presso il citato locale. Quando i calabresi arrivavano al locale, entravano senza salutare Angelo Albarino come se non si conoscessero. Quest’ultimo li seguiva all’interno del locale solo alcuni minuti dopo il loro ingresso, una volta accertatosi che non vi fossero servizi di osservazione delle forze dell’ordine. All’interno del locale avvenivano quindi le trattative per la fornitura del narcotico. 

Gli spostamenti della droga

La droga veniva quindi trasportata ogni settimana dalla Calabria a bordo di autovetture con doppi fondi; il trasporto era effettuato dai calabresi stessi, i quali garantendo la consegna a domicilio, pretendevano una maggiorazione sul prezzo di vendita di ogni carico. Albarino e Selvaggio, per gli investigatori, curavano poi la successiva distribuzione del narcotico attraverso una rete di pusher, mentre i fornitori calabresi rifornivano anche altri gruppi di spacciatori messinesi facenti capo a Santo Salvatore, deceduto nel 2019 in carcere, e a Alessandro Duca, quest’ultimo in rapporti anche con il gruppo facente capo a Selvaggio ed Albarino. 

La droga nascosta sotto la spiaggia

Nel corso dell’attività investigativa sono state documentate le particolari modalità di occultamento dello stupefacente in Calabria: infatti, i carabinieri del nucleo Investigativo hanno ricostruito come i fratelli Favasuli e Giovanni Morabito fossero soliti nascondere lo stupefacente seppellendolo nella sabbia dell’arenile di Africo Nuovo, contrassegnando i punti ove era occultato il narcotico con degli appositi segnali.

Il rinvenimento del 2017

Nell’aprile del 2017, i carabinieri del Nucleo investigativo di Messina e della Compagnia di Bianco riuscivano a individuare uno dei luoghi di occultamento del gruppo, recuperando 6 kg di marjuana, alcune dosi di cocaina ed un revolver calibro 44 completo di munizionamento, il tutto occultato in apposite buche nella sabbia. Nel maggio del 2017, invece i Carabinieri della Compagnia di Messina Sud furono costretti ad eseguire un rocambolesco inseguimento per sequestrare un carico di droga che era appena stato ceduto dall’organizzazione criminale indagata.

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