Morta reggina dopo un intervento per perdere peso, assolti i medici: la rabbia della famiglia
La giovane donna era stata operata a Reggio Calabria e poi trasferita d’urgenza a Roma
Sono trascorsi nove lunghi anni, da quando Immacolata Buontempone è morta a soli 43 anni dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico per perdere peso. Anni di dolore, rabbia e di aule di tribunale per un lungo processo che ha visto imputati otto medici, adesso assolti.
“Mia madre è morta per un’operazione semplicissima, e dopo nove anni di processo, di attesa e di dolore. scopriamo che nessuno ne è responsabile", racconta Marianna De Pietro, la figlia di Immacolata, a RomaToday.
L’operazione prevede l’inserimento di un palloncino nello stomaco ed è considerata di routine, ma a Immacolata, mamma di tre figli, la più piccola di appena tre anni, è costata la vita.
Per la sua morte la procura di Roma, nel 2018, aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per un chirurgo della clinica Villa Sant’Anna di Reggio Calabria, dove la donna era stata operata, e per sette medici del Policlinico Umberto I di Roma, ospedale in cui era stata portata in condizioni disperate dopo il perforamento dell’esofago avvenuto durante l'operazione. Venerdì è arrivata la sentenza: tutti assolti.
“Mia madre era in sovrappeso, voleva dimagrire - racconta a RomaToday la figlia Marianna - Aveva iniziato a interessarsi all’intervento di riduzione dello stomaco tramite il palloncino e si era rivolta alla clinica Villa Sant’Anna di Reggio Calabria, dove abitiamo. Il 23 marzo 2013 è stata ricoverata e operata, ma qualcosa è andato storto e lei si è sentita male. Il nostro consulente legale ha spiegato poi che nell’inserimento del palloncino era stato lesionato l’esofago, una lacerazione che ha causato una gravissima infezione”.