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L'ultimo saluto

Ciao Mazzola, "nonperò": è morto uno degli ultimi personaggi di Reggio

Uomo mite e curioso, molto amato in città viveva nella zona sud e faceva il sarto

L'anno che sta finendo strappa alla città uno degli ultimi "personaggi" molto amati: Nino Mazzola. Per tutti era Mazzola, come il suo idolo calcistico Sandro Mazzola, storico attaccante dell'Inter, ma il suo nome era Nino, un uomo mite ed un po' strano conosciuto in città per la sue sconessioni e per i suoi "non però".

Faceva il sarto, si dice, ma Reggio lo ha conosciuto per le sue stranezze e per la sua voglia di parlare. Alla fermata dell'autobus o per le vie dalla città lo si poteva incontrare e lui ripeteva "raggio per raggio per 3,14, diviso la circonferenza, che glielo avevo detto io che non era possibile" . 

Ma come dice Alda Merini: “La pazzia è solo un'altra forma di normalità che può generare poesia" e Nino ha generato poesia e bellazza con il suo spirito bello e gentile tanto che la città intera lo piange e lo ricorda. Su Fb c'è da tempo anche una pagina Nino Mazzola Fans Club (nonperò) e tutti scrivono solo bene di quest'uomo mite. 

Umberto Montella sui social scrive: "Lo conobbi intorno al 1977 al Lido Comunale di Reggio mentre, com'era consueto allora, giocavo a pallone, con i miei amici, sulla spiaggia. Si fermò a guardare la partita, parlando da solo a voce alta. Mi fece tenerezza e, quando finii di giocare, mi avvicinai per chiaccherare un pò.... "Tu hai un bel sinistro. Un pò come il mio, quando, superato il provino, mi presero nell'Inter, in serie A. Tutta la gente tifava per me e gridava: Mazzola, Mazzola... ". Compresi la dimensione del problema di Nino (questo era il suo nome reale) e cercai sempre, negli anni successivi, di essere affettuoso con lui. Seppi poi, che molta gente del quartiere di Modena, dove lui abitava, lo aiutava con grande sensibilità, nei suoi bisogni primari. Con lui, va via un'epoca semplice, ma ricca di umanità e comprensibili contraddizioni, popolata da "matti buoni", ai quali (tranne rarissime eccezioni) la gente voleva bene. Ti auguro, Mazzola, di essere compreso li dove, ora, ti trovi. I tuoi "raggio X raggio X 3,14, diviso la circonferenza, che glielo avevo detto io che non era possibile", saranno certamente (e finalmente) capiti. E tu, probabilmente, troverai la pace inseguita in una vita di stenti, ma, anche, di grande dignità.... Ciao Mazzola, non però".

Con Mazzola va via un po' di questa città, anni Settanta, quando c'erano anche Maria Ciaciola, Caramella, il Poeta Balia, a testimoniare un'umanità viva. Il volto di Mazzola, con i suoi occhi inquieti e in cerca di risposte, è anche tra i personaggi di Arghillà l'arte delle terre del maestro Nicola Tripodi che con la terracotta e la sua arte cerca di raccontare la storia di questa terra e anche una diversa possibilità d’essere.

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