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La svolta / Condofuri

Omicidio di Leo Romeo, confessa il 40enne sospettato: "Sono stato io"

Dietro il fatto di sangue ci sarebbero delle liti su dei pascoli contesi, rimane il giallo sull'arma usata: manca all'appello un fucile

Terreni contesi, pascoli intrisi di astio, violenza e sangue. Ci sarebbe questo scenario dietro l’omicidio di Leo Romeo, il pastore 42enne trovato morto, nel pomeriggio di venerdì scorso, fra le montagne di Condofuri. Almeno questa è la ricostruzione offerta agli investigatori della compagnia dei carabinieri di Melito Porto Salvo da Rosario Foti, il 40enne reo confesso dell’omicidio di contrada “Ceracadi”.

Ma ancora il quadro indiziario non pare essere completo, manca infatti l’arma del delitto: un fucile che Rosario Foti avrebbe imbracciato per uccidere Leo Romeo, un fucile che - per detta dell’unico sospettato che è stato fermato a qualche ora di distanza dai fatti - era di proprietà del pastore di 42 anni.

 "Sto arrivando in caserma per costituirmi" avrebbe detto - secondo quanto riferito dal suo legale, l'avvocato Fortunato Romeo - ai carabinieri della stazione di Condofuri, guidati dal maresciallo Carlo Livia, lunedì pomeriggio quando ha deciso di confessare l'omicidio.

Al momento del fermo Rosario Foti si stava recando dai carabinieri accompagnato dal fratello. Durante il lungo interrogatorio con il sostituto procuratore di turno Tommaso Pozzati, l'uomo ha ammesso di avere sparato a Leo Romeo al termine di una colluttazione legata ai terreni adibiti al pascolo di animali. Foti, assistito dal suo legale, ha risposto alle domande del pm sostenendo che la vittima era solito far pascolare i suoi animali sui terreni della madre. Da qui la discussione, poi degenerata fino all'esplosione della fucilata che ha ucciso il pastore.

Resta il mistero sull'arma utilizzata. Il fucile ancora non è stato trovato dagli investigatori, coordinati dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e diretti dal colonnello Marco Guerrini e guidati sul posto dal comandante della compagnia di Melito Porto Salvo, Matteo Defilippis. Stando alla versione di Foti, sulla quale adesso devono essere eseguiti degli accertamenti, il fucile era in possesso della vittima e sarebbe stato lasciato da Foti sul luogo del delitto vicino al corpo di Leo Romeo, trovato dal fratello venerdì sera in una scarpata, in località Ceracadi, a Condofuri Superiore.

Proseguono, quindi, le indagini per ricostruire la dinamica dell'omicidio e verificare la versione del reo confesso. Ma anche per capire che fine ha fatto il fucile. Intanto Foti è stato accompagnato in carcere. Il provvedimento di fermo dovrà essere convalidato dal gip entro 48 ore.

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