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Lunedì, 29 Aprile 2024
Le origini dei riti pasquali / Caulonia

Pasqua, nelle processioni storie di passione tra realtà storica e invenzione popolare

Viaggio nelle origini dei riti tradizionali più famosi della settimana santa nella provincia di Reggio Calabria dall'"Affruntata" al "Caracolo"

Dolore fisico, agonia, espiazione. In Calabria la Pasqua è un’esperienza mistica e umana a tinte forti come fu la passione di Cristo, che rivive nell’impatto sensoriale delle processioni. Nella provincia di Reggio Calabria i riti celebrativi pasquali fondono elementi di sacro e profano, attingendo da origini culturali diverse. Simbolismi antichi s'innestano sul racconto cristiano. Le eterogenee influenze greche, ispaniche e bizantine, e soprattutto la componente etnografica e comunitaria, nel tempo hanno plasmato le tradizioni tramandate nella settimana santa. Di alcune, oggi estinte, resta memoria solo nei ricordi degli anziani e nelle opere lettererarie ed etnografiche.

La sublimazione della sofferenza di Gesù nella Via Crucis, la prodigiosa resurrezione e l’immagine della Madonna straziata che ritrova il figlio sono i temi ricorrenti dei cortei pasquali. Molto simili in quasi tutti i comuni reggini, dal territorio pianigiano e la Costa Viola fino alla Locride, le processioni sono una drammaturgia fatta di sangue, sudore e lacrime. Tra i riti più affascinanti, capace di trasmettere scosse emozionali fortissime è l'affruntata o confrunta. Teatrale danza di statue, rappresenta l’incontro tra due veneratissime icone sacre che si fronteggiano in un momento di culminante pathos.  

Le origini del rito dell'affruntata tra racconto religioso, pathos e folklore

Le affruntate esistevano in Sicilia già alla fine del Cinquecento e si ispiravano a processioni spagnole di origine medievale. Fulcro dell'evento sono le statue di Madonna e Cristo, sorrette da ispiratissimi portatori: fino a pochi decenni fa per vederle rientravano emigranti dall'America, e i paesani indossano abiti buoni, i 'rrobi novi, facendo coincidere la Pasqua con il tempo primaverile e la promessa di fidanzamenti, matrimoni e fertilità. 

Nel XVII secolo lo storico Giovanni Fiore da Cropani scrisse una cronaca di questa processione pasquale nel suo saggio Della Calabria illustrata, narrando un'affruntata capace di suscitare commozione e stupore a Gerace: “Svestita la Madre dei suoi lutti, adora il suo carissimo Figliuolo, incontro qual riempie di molta tenerezza d’affetto i circostanti”. Il Seicento vede fiorire in tutto il Mezzogiorno questo rito organizzato dalle confraternite domenicane del Rosario, nate in quel periodo. 

A Bagnara attorno alle statue si mette in scena una recita animata da personaggi scelti con sorteggio: una giovane vestita di bianco e alata che interpreta l'angelo Gabriele, alcune ragazze nel ruolo delle pie donne al sepolcro, San Giovanni e San Pietro. Scene della Via Crucis rivivono anche a Seminara, fino alla scoperta della tomba vuota, che prelude alla grande gioia della resurrezione.

Madonna velata e Cristo vincente sulla morte sono i protagonisti dell'affruntata, ma il loro toccante incontro non trova fonti evangeliche, se non nell'etimologia del nome che evoca l'esigenza di un 'confronto' reale e tangibile come convalida dell'avvenuto miracolo (lo richiederà ad esempio l'incredulo San Tommaso scoprendo i segni dei chiodi nel costato del Signore).

Bagnara settimana santa_foto pagina facebook pasquale arbitrio

Secondo i principali studi mariologici, la versione dei vangeli non è probante e neanche omissiva, semmai rispettosa privacy: l'evento è sicuramente accaduto (il figlio apparve alla madre disperata ben prima di manifestarsi a chiunque altro) ma non se ne parla per custodirlo in un'intatta intimità. La scena del ritrovamento tra Madonna e Cristo appare però nel libro apocrifo di Gamaliele. Comunque sia stato, la fiducia del popolo è inattacabile. Sono certi che quell'abbraccio avvenne, e con la scenografica affruntata è immortalato nell'eternità della devozione religiosa.

Lo svolgimento esatto del rito dell'affruntata è carico di significati, taumaturgi e persino scaramantici. La vita prevale sulla morte, l’umanità aspira al divino e all’esistenza ultraterrena. L’attesa delle statue fa crescere la tensione nel pubblico, che trattiene il fiato sperando che vada tutto bene: ritardi o incidenti come una caduta o guai con il velo della Madonna potrebbero suscitare sventure. L'Addolorata, immagine sacra che abbiamo ereditato dagli influssi culturali della dominazione spagnola, è abbigliata con colori cupi, nero o viola. In piazza il liberatorio disvelamento della Madre non più dolorosa è un sollievo che avviene sempre più velocemente: c’è bisogno di una lucente Pasqua che liberi il prima possibile dalle tenebre.

La danza delle statue e la storia multiculturale del "caracolo" di Caulonia

A Stilo la cumprunta è l’ultimo capitolo di uno storyboard ricchissimo di eventi devozionali. Il triduo della 'simana' inizia il giovedì santo con la processione dei penitenti, cittadini che sfilano nel centro storico a piedi scalzi, portando sulle spalle pesanti croci. Il venerdì santo la Madonna procede in corteo accompagnata da canti drammatici derivanti dalla tradizionale orale anche in dialetto locale (le tre ore d’agonia), concluse dalla deposizione della Croce, che tradizionalmente dovrebbe essere svolta da persone di diversa estrazione sociale. Il sabato santo a muoversi è invece 'u monumentu', una vara funeraria adornata da stoffe preziose e fiori, sulla quale giace il Cristo morto, avvolto in un lenzuolo di lino bianco.

Richiamando le pupazze di Bova, le palme e i riti arborei calabresi e lucani, in processione alcuni fedeli innalzano lunghe croci di canna sulla cui sommità si trovano ciambelle di pane benedette durante la messa del giovedì santo, dette gucciadati. In quella celebrazione dodici confratelli rivivono l'ultima cena e Giuda, riconoscibile per una fascia rossa, è l'unico a cui vengono offerte pure amare arance. 

Caulonia Caracolo_foto pagina facebook pasquale arbitrio

Ha eco orientale la rinomata tradizione caulonese del caracolo (il nome deriva dal verbo arabo karhara, cioè girare). In questa processione antichissima le statue coinvolte sono otto: Madre addolorata, San Giovanni e varie rappresentazioni del Figlio di Dio nella via crucis (Cristo all’orto, Cristo alla colonna, Ecce Homo, Cristo carico della croce, Crocifisso, Cristo deposto dalla croce). I simulacri sono divisi tra le due confraternite cittadine a cui appartengono, il Santissimo Rosario e l'Immacolata, i cui membri, vestiti con sai bianchi e incappucciati, partono dalle rispettive chiese e si incontrano nel punto centrale del paese, piazza Mese.

Si giunge qui dopo una lunga e scenografica sfilata (oltre alle statue sono trasportati vari simboli religiosi e culturali come aste, croci, pennoni e lanterne) che culmina in un particolare movimento a forma di lettera esse, una morbida spirale definita caracolo, che avvolge l'intera piazza. Le origini sono rurali, perchè questa traiettoria ricorda quella dei buoi nell'aratro. Ma dalla terra al cosmo, la figura curvilinea e intrecciata è quella dell'infinito.

Lo spagnoleggiante caracolo (se ne trovano corrispettivi nella regione iberica della Murcia) è la tappa più laboriosa di una tradizione pasquale che a Caulonia inizia già nel periodo quaresimale e si apre poi ufficialmente nella domenica delle palme con la bussata, richiesta di ammissione nella chiesa matrice per una lunga adorazione di Cristo delle confraternite, scandita da canti e la revenziale 'gira' attorno al Santissimo Sacramento. 

"U caracolu" non è la prima uscita delle statue di Caulonia: il flagellato Cristo alla Colonna va in solenne processione da solo il mercoledì santo, mentre il Cristo Morto insieme alla Vergine è protagonista dell'istrionica messa di passione del venerdì santo, detta 'chiamata' perché il sacerdote chiama a sé i simulacri che poi sfileranno in paese. Nella domenica di Pasqua si celebra il gran finale della 'Svelata'. Le statue compiranno evoluzioni leggiadre, rincorse e inchini. San Giovanni, apostolo testimone del sepolcro vuoto, è il nunzio della resurrezione alla Madonna, che però non gli crede, costringendolo a ripetere per tre volte il percorso verso di lei (a Cinquefrondi le chiamano 'mbasciate). Quando la Madre incontra il figlio risorto, abbandona il lutto: sotto il velo nero appare un sontuoso manto, celeste o trapuntato di stelle.

Dalla storia medievale della città si ricorda anche un altro rito pervaso da venature macabre. Il sacerdote e studioso Davide Prota, autore nel 1913 delle Ricerche storiche su Caulonia, ricostruisce le atmosfere di una cerimonia notturna ripetuta nei venerdì quaresimali. Dopo una messa caratterizzata da un'omelia particolarmente severa, gli uomini del paese attraversavano il centro abitato percuotendosi con corde e rami.

Scuotendo un campanello, il gruppo passava davanti alle porte delle case per invitare a dedicare un padre nostro e un'ave maria alla salvezza delle anime peccatrici bloccate in purgatorio - ma anche a chi, tra i vivi, agisce nell'immoralità. Da brividi il riferimento all'ineluttabilità della morte della loro cantilena: nessuno sa quando il momento fatale arriverà, e la preghiera è una virtuosa precauzione per non precipitare nell'abisso dei peccatori.

Una tradizione choc, di cui Prota ricorda l'effetto pauroso nei bambini del paese, che è sopravvissuta nel centro storico con recite collettive del pater noster nella sera del mercoledì santo. Così si concludeva anche quell'antico esercizio penitenziale per la redenzione delle anime: un atto di pietà comunitaria più potente del peccato e degli spiriti oscuri.

La contesa degli incanti e il conflitto tra fede e umane debolezze

A Mammola, centro aspromontano, la processione è una sfida di fede. Le statue sono portate in processione lungo una ripida strada in salita, e la 'nchianata si conclude sul vertiginoso monte Calvario allestito nel punto più alto del paese. Nella devozione delle comunità reggine la Pasqua è infatti un dantesco conflitto tra umana debolezza ed elevazione alla grazia divina.

Una tradizione decisamente materialista, celebrata a lungo nel territorio, è stata quella degli incanti. Da Caulonia a Polistena e Pazzano, si trattava di una tradizionale asta pubblica con banditore in cui i cittadini, facendo offerte in denaro, vincevano il diritto di portare in processione statue e vessilli, contrassegnati con il proprio nome. E' il caso di dire che i soldi pagano messa, perché a differenza di quello che accadeva nel Vibonese (la prelazione sulle statue per valori di prestanza fisica dei portatori), nella provincia di Reggio il vantaggio dipendeva dalla somma elargita.  

Tante le storie più o meno fantasiose legate agli incanti e al collegamento delle statue a precise categorie sociali: la Madonna era ambìta da chi le aveva fatto un voto o era stato già graziato e voleva così omaggiarla; le donne si contendevano il Cristo morto, adatto alla loro vocazione accudente e materna; i giovani miravano all'Ecce Homo. San Giovanni ebbe una metà oscura, incantato da artigiani e mulattieri ma anche emblema di quel ruolo di comando che incarnava anche l'immagine del boss criminale.

E' noto come le feste religiose del Sud siano state contaminate dai codici mafiosi, tra ossequi, saluti, giri particolari di statue e un arrogante controllo dimostrativo delle processioni. Gli incanti di Caulonia erano però diventati terreno di competizione economica tra famiglie, con tanto di accordi sotterranei che inquinavano l'asta. Già fonte di imbarazzo per la chiesa locale negli anni Novanta, furono ridotti a un sistema di semplici offerte libere con la sferzata imposta da monsignor Bregantini.

Resta, a queste latitudini, una Pasqua che più si avvicina a quel lancinante delirio di passione e rinascita che sugella l'amorevole sacrificio di Cristo, morto brutalmente sulla terra per condividere la condizione umana. Statue che volteggiano, chiodi, martelli, lance e candidi lenzuoli.

Polistena settimana santa

Il calendario dei riti della settimana santa nella provincia di Reggio: ecco dove e quando

Da oggi la settimana santa entra nel vivo in tutti i centri della provincia reggina che mettono in scena processioni e riti tradizionali. Ecco dove e quando assistere ai principali eventi sul nostro territorio.

  • Caulonia: Oggi, 29 marzo, per il venerdì santo presso la chiesa matrice alle ore 18.30 celebrazione della messa di passione di Cristo con adorazione della Santa Croce; alle ore 20 rito della Chiamata e processione della Vergine Addolorata e il Cristo Morto. Sabato 30 marzo alle ore 18.30 presso la chiesa del Rosario e dell'Immacolata rito del Caracolo fino alla piazza Mese; alle ore 23 in chiesa matrice veglia pasquale per la resurrezione di Cristo. Domenica 31 marzo nella chiesa madre alle ore 11 messa di Pasqua e rito della Svelata in piazza Mese
  • Bagnara calabra: Domenica 31 marzo processione dell'Affruntata con l'uscita delle statue Cristo risorto e della Vergine alle ore 15 e sacra rappresentazione in piazza Morello alle ore 16
  • Stilo: dalla chiesa matrice oggi venerdì 29 marzo prima messa delle tre ore d'agonia e poi processione della Madonna; sabato 30 marzo processione delle "gucciadate" e poi del Cristo morto; domenica "Cunfrunta"
  • Monasterace: Domenica 31 marzo A Cunfrunta a cura delle arciconfraternite del SS Rosario -S.Nicola e S. Caterina, dalle ore 10.30 in piazza Celestino Placanica nel centro storico
  • Polistena: Domenica 31 marzo rito dell'Affrontata dalle ore 12.15 in piazza del Popolo
  • Cinquefrondi: Domenica 31 marzo evento dell'Affrontata a partire dalle ore 10.30 sul corso Garibaldi

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