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Piazza de Nava, dopo l'azione penale c'è anche un ricorso civilistico

Associazioni e cittadini contrari alla demolizione fanno un'altra mossa contro Soprintendenza e Comune: i dettagli dell'iniziativa saranno illustrati giovedì prossimo

L'avvio del cantiere per il rifacimento di piazza De Nava non ha fermato l'opposizione di associazioni e cittadini contro il progetto della Soprintendenza, che ha avuto il suo culmine con un ricorso giudiziario contro Ministero, Soprintendenza e Comune con la richiesta di restitutio in integrum della piazza di cui si contrasta la demolizione. Ma ci sono altre novità da parte del fronte del no al progetto, che saranno presentate giovedì 11 maggio nel corso di una conferenza stampa presso il piccolo auditorium di via Giusti, convocata dal comitato civico per la tutela di piazza De Nava.

Si legge in una nota di Fpndazione Mediterranea: "La battaglia etica ed estetica per salvare piazza De Nava dalla demolizione, progettata da una Soprintendenza che ha tradito il suo mandato di tutela e avallata dalla nostra classe politica prona ai suoi desiderata, nonostante tutto l’impegno profuso non è fin ora andata bene, anche per il disinteresse dei media nazionali e la decisione pilatesca del Ministero di non intervenire. Ciò detto, doverosamente non trascurando le opportunità date dall’azione penale in corso, il comitato civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, che raccoglie le sigle associative, tra cui manca l’associazione Amici del Museo che si è defilata quando la battaglia è sembrata persa, si è ritrovato sull’ultima spiaggia, quella di un ricorso civilistico d’urgenza (ex art. 700) per lesione di diritti soggettivi della cittadinanza".

Il ricorso è stato sottoscritto anche da Legambiente, dall’Ordine dei Territorialisti e dalle Fondazioni Mediterranea, Lamberti e Tripodi, oltre che da persone fisiche, tra cui Lida Liotta, Eduardo Lamberti, Pasquale Amato, Alberto Ziparo, Michelangelo Tripodi, Vincenzo Vitale, e in via indiretta anche dai partecipati a titolo personale al comitato. L'atto, si spiega nella nota, "si basa sull’oggettiva e plateale violazione dei diritti soggettivi della cittadinanza, privata di un bene ambientale e culturale in pieno centro cittadino senza aver potuto esprimere la propria opinione in merito, subendo così un poderoso vulnus democratico, oltre che sul monstrum amministrativo configuratosi con la coincidenza delle figure di progettista, direttore dei lavori, decisore sui vincoli e controllore".  

Si conclude la nota: "Nel colpevole disinteresse nazionale e regionale e di buona parte della politica reggina, ma confortato dall’appoggio delle persone per bene di Reggio, il Comitato Civico e le Fondazioni continuano la loro battaglia etica ed estetica di civiltà urbana contro i burocrati dalle 'carte a posto' , espressione del Soprintendente Sudano".  

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