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Venerdì, 26 Aprile 2024
La polemica / Centro / Piazza de Nava

Reggio Bene Comune: "Piazza De Nava non è urbanisticamente identitaria"

Il movimento politico replica a Fondazione Mediterranea e ribadisce approvazione per il progetto di riqualificazione della Soprintendenza

Piazza De Nava, è il turno di Reggio Bene Comune di replicare alle dichiarazioni di chi ha inserito il movimento politico tra i responsabili di una colpevole passività al progetto di rifacimento della storica piazza, a fronte di una ampia maggioranza di cittadini e associazioni contrari. Ad affermarlo con una nota e vari post su Facebook a nome del suo presidente Vincenzo Vitale era stata la Fondazione Mediterranea. In particolare sottolineando che Reggio Bene Comune sarebbe favorevole al progetto "non per ragioni (già ampiamente e pubblicamente articolate) di carattere urbanistico, socio-culturali ecc… ma in quanto movimento politicizzato”.

Dal movimento politico si risponde ora così, in una nota: "Con un livello di evidente astio ed intolleranza ai pareri discordi a quello preservativo-conservativo dobbiamo purtroppo registrare un ulteriore e gratuito attacco alla nostra intelligenza; non certo alla nostra posizione politica legittima nel gioco democratico delle parti. Affermare - prosegue la nota - che siamo favorevoli a tale progetto, in quanto 'politicizzati', è cosa grave ed altamente mistificante; come lo è, d’altronde, la campagna denigratoria che ormai da oltre un anno è stata posta in essere contro chiunque si sia espresso o si azzardi ad esprimersi a favore dell’intervento previsto (seppur con delle riserve): spesso con attacchi personali sferrati, con artìfìci linguistici di forma, finanche al soprintendente Sudano o al funzionario Salvatore Patamia con argomentazioni ai limiti della denuncia alla Procura della Repubblica per diffamazione o calunnia".

Continuano ancora da Reggio Bene Comune: "Un movimento politico, pensate un po’, sapete di cosa si occupa? Di politica! Interviene sulle questioni di rilevanza pubblica per come ritiene opportuno rappresentandone la propria visione e concezione rispetto alla comunità in cui viviamo ed a cui apparteniamo. Ma esiste una grande differenza linguistica tra essere politici o politicizzati”.

Nel merito della questione, il rifacimento di piazza De Nava, dal movimento politico si dichiara: "I nostri pareri, meramente pertinenti alle scelte architettonico-urbanistiche, sono radicalmente diversi da quelli di chi (non solo la Fondazione Mediterranea) ritiene che quella in atto sia la demolizione di una identità storico-urbanistica della città; affermazione che contiene un inganno linguistico-comunicativo grave perché di 'storico' non verrà demolito proprio nulla ed è stato ampiamente confermato a più riprese da Soprintendenza ed amministratori comunali". 

In concreto, "le ragioni oggettive per cui siamo favorevoli al progetto di riqualificazione di tutta l’area attorno al museo nazionale è che la città, se non ve ne foste accorti, ha stratificato e sovrapposto livelli urbanistici (soprattutto negli ultimi 50 anni) che hanno stravolto e cambiato completamente il senso e le funzioni del suo impianto post-terremoto. Parlate - prosegue l'intervento - di identità storico-urbanistica di una città ricostruita sulle macerie di un sisma. Come si fa a parlare di identità di una sottospecie di piazza, di poco più di 100 anni, rispetto ad una città che viene annoverata, per la sua fondazione, tra le prime al mondo post-diluvio universale (ricordiamo che Aschenez è pronipote di Noè)?

L'argomentazione di Reggio Bene Comune prosegue chiedendo "cosa avrebbe di identitario la città post-terremoto visto che è stata concepita, di fatto, come un copia-incolla di stili senza esprimerne uno proprio? Esiste forse, in questo impianto urbanistico, uno stile reggino quindi qualificabile come identitario? Ne esiste uno che, nei secoli o nei millenni, si sia distinto e caratterizzato come tale? Siamo Osci? Saturni? Ausoni? Pre-italici? Siamo magno-greci? Romani? Visigoti? Bizantini? Arabi? Francesi? Spagnoli? Ebrei? Normanni? Fateci capire come concepite, culturalmente e dunque urbanisticamente, il concetto di “identità” e come ne abusiate per fini meramente propagandistici!"

E nella nota si aggiunge: "Potremmo parlare, verosimilmente, di una certa identità del costruito forse solo in ambito rurale o in città, paradossalmente, solo per il non-finito. La lingua è qualcosa di esatto e non lascia adito a mistificazioni di tale livello: piazza de Nava non è e non può, per ragioni storico-culturali, essere in alcun modo definita identitaria urbanisticamente. Piazza de Nava di fatto è solo e soltanto, come piazza, un pezzettino di una città riconcepita a suo tempo (con grosse forzature) sulla necessità impellente di ricostruire e ridare spazi, case e servizi primari ad una popolazione devastata e non certo con la serenità, la lucidità e l’orizzonte progettuale che merita un territorio, la sua morfologia e le sue peculiarità".

Come già osservato da qualche studioso favorevole al progetto, anche da Reggio Bene Comune si osserva che "l’unico valore serio ed oggettivo di quella piazza è il monumento, con annessa fontana, a firma del prestigioso Francesco Jerace; per il resto parliamo di pilastrini e tubi razionalisti (di valore storico-architettonico complessivamente trascurabile) e del nulla -trash di mattonelle in cemento prefabbricato. Queste uniche due cose (monumento e presenze razionaliste) saranno preservate e non demolite". 

Inoltre, "a distanza di 300 metri circa, a Piazza del popolo, le stesse architetture razionaliste sono in uno stato di degrado pauroso ma non abbiamo registrato alcun tipo di dibattito pubblico a loro difesa e preservazione". Senza giri di parole, nella nota si dice anche che piazza De Nava è "esempio esclusivo di razionalismo fascista; non di stili locali ma di uno nazionale declinato a Reggio come in tutta Italia, del resto, in quel periodo fu fatto con decine di altre città".

Il nuovo progetto cantierizzato da qualche giorno, secondo Reggio Bene Comune "ricucirà il museo nazionale ad una città completamente trasformata; la statua di De Nava, con annessa fontana, avrà maggiore visibilità e valorizzazione; l’area pedonale consentirà alle migliaia di turisti che arrivano di sostare, dialogare e trascorrere del tempo in modo armonioso prima o dopo l’ingresso al museo".

Sono soltanto alcune delle ragioni sufficienti a "giustificare un intervento che strappa al degrado quella non-piazza vissuta sempre ai suoi angoli perché impraticabile ed assolutamente disfunzionale rispetto alla sua teorica natura". Il motivo è che "una piazza solitamente svolge una funzione centripeta di aggregazione; piazza De Nava, invece, ha funzionato sempre in modo centrifugo spingendo verso l’esterno gli avventori". Il movimento politico sostene dunque fortemente l'occasione di legarla al Museo e non all’edificio alle sue spalle per come era stata concepita.

Concludono da Reggio Bene Comune: "Sorprende come molti degli stessi soggetti che oggi urlano al crimine urbanistico hanno legittimato e sostenuto politicamente e culturalmente, in passato, scempi (quelli sì) come il rifacimento della storica piazza Carmine piazza Castello, piazza Orange o gli orribili gazebi sul lungomare basso. Viviamo in una città estremamente provinciale in cui poche persone con un minimo di scuole si autoreferenziano intellighenzia alto borghese e gli altri passano per venduti o per ignoranti. Il conservatorismo cittadino sa di parrucconi decaduti e naftalina da abiti nell’armadio del nonno. Ad avviso di tanti, tra costoro, l’architettura dovrebbe scomparire e le città rimanere sotto cloroformio cristallizzate in un tempo che è solo quello che hanno vissuto loro".

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