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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'intervento

Ponte, Coltorti: "Rischi e costi elevati, ma è opera faraonica ideale per fare affari"

Il geologo ed ex senatore interviene sul dibattito sull'infrastruttura, ricordando le problematiche legate alla zona sismica, il vento e le frane

Rischio sismico e costi troppo elevati per contenerlo e costruire un'opera a prova a frane, vento e terremoti. Un intervento critico sulla grande infrastruttura che il Governo si dice pronto a cantierizzare in tempi brevissimi è giunto dal professor Mauro Coltorti, senatore M5s e presidente della commissione Infrastrutture e Trasporti del Senato nella scorsa legislatura.

Su Ecquologia Coltorti osserva: "Chi può negare che un ponte sullo Stretto sarebbe una ottima soluzione per assicurare una rapida comunicazione tra le due sponde? Ma è evidente, anche al più sprovveduto che non abbia altri interessi da coprire, che prima di lanciarsi nel realizzare un’opera bisogna valutare accuratamente se è fattibile e quali rischi si corrono. Ed in definitiva se i costi sono inferiori ai benefici".

L'ex senatore va subito al punto: "Io sono un geologo che ha letto gli articoli sulla situazione dello Stretto e sa che lo Stretto è attraversato da una grande faglia che separa le due sponde. Questa faglia è stata responsabile del devastante terremoto del 1908. Guardando poi la geomorfologia del fondale mi è stato semplice stabilire la presenza di frane di grandi dimensioni che impediscono di mettere un pilastro al centro dello Stretto".

Passando a una disamina tecnica, Coltorti ricorda che tra le due sponde dello Stretto ci sono circa 3,3 km, e il ponte a campata unica più lungo del mondo realizzato in area sismica è di circa 2,2 km attraverso i Dardanelli in Turchia. "Questo ponte - osserva - diventerebbe dunque il ponte a campata unica più lungo del mondo. Un ponte di questa lunghezza sarebbe inoltre sottoposto a sforzi immani durante i giorni di vento forte che nello Stretto possono occupare oltre un terzo dell’anno. In quei giorni il ponte dovrebbe essere chiuso".

Continua il geologo ed ex parlamentare: "In genere molti ingegneri pensano che tutto possa essere realizzato con la tecnica adeguata. Ma c’è da chiedersi sempre se questa cieca fiducia nella tecnica sia ben riposta. E soprattutto quanto costi ed in definitiva se il gioco valga la candela. Però nel momento in cui si deciderà di fare il ponte, cosa che sembra già decisa sia dallo 'sministro' Salvini che dallo 'spresidente' Schifani, potrà essere lanciata la gara per tutte le opere a supporto del tracciato. In particolare sono previste circa 25-30 km di nuovo tracciato ferroviario ed autostradale che si raccorderanno al ponte. Insomma - continua - gallerie, ponti, viadotti che aumenteranno a dismisura il costo dell’opera di cui non si conosce ancora il costo. Non si conosce neppure l’impatto ambientale dell’opera ma cosa volete che sia. Un tecnico o un gruppo di tecnici che dichiarino che l’impatto è 'relativamente' basso si trova sempre".

La riflessione di Mauro Coltorti è inequivocabile: "Le opere faraoniche sono quelle migliori per fare affari!! Gli imprevisti sono dietro l’angolo e possono bloccare l’opera in qualsiasi momento per un adeguamento dei costi. In genere i furbi partecipano ad una gara d’appalto con ribassi stratosferici per aggiudicarsi il lavoro. Poi al primo imprevisto fanno il pianto greco e chiedono l’adeguamento dei costi. Ed è facile immaginare quanti imprevisti/adeguamenti possano rendersi 'necessari' per un’opera di questa importanza. Poi se l’opera, come è già avvenuto, per qualsiasi motivo non si conclude, si possono sempre chiedere indennizzi per l’impegno profuso". 

Conclude il professore: "La saggezza inviterebbe a non rischiare ed a investire il denaro per le tante infrastrutture di Sicilia e Calabria ancora veramente problematiche e per mettere in sicurezza gli edifici che in caso di terremoto cadrebbero come birilli. Ma come sappiamo bene la saggezza non è di questo mondo e soprattutto di questo periodo storico. E poi piatto ricco mi ci ficco!"

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