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Sabato, 27 Aprile 2024
Settimana Santa

Triduo Pasquale a Reggio, dopo la pandemia tornano le Varette nel Venerdì Santo

Questa sera l'appuntamento è in piazza Duomo per la tradizionale celebrazione della Via Crucis presieduta dall'arcivescovo Fortunato Morrone

L'ultima uscita fu per la Pasqua 2019, poi complice anche il Covid, tutto si fermò. Adesso, dopo anni, ecco che oggi tornano tra i fedeli le Varette, le figure che ripercorrono il calvario di Cristo e accompagnano la Via Crucis cittadina di Venerdì santo.

C'è un legame antico con le "Barette", storpiato dialettalmente in Varette, e Reggio Calabria. Un legame che risale alla dominazione spagnola e che si è mantenuto saldo nei secoli, seppur con intensità diverse. 

Oggi pomeriggio, dunque, dalla chiesa di Gesù e Maria, nel cuore del centro cittadino, tra via del Torrione e via Crisafi, dove sono custodite dalle suore della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, usciranno accompagnate dai portatori della Vara della Madonna della Consolazione per raggiungere piazza Duomo, dove sosteranno. 

Da quanto si apprende, infatti, le figure di cartapesta di scuola napoletana, non sfileranno tra le strade della città con la Via Crucis, ma resteranno ferme davanti alla Cattedrale. Quest'anno, infatti, la celebrazione si svolgerà in piazza Duomo, con inizio alle ore 19 e sarà guidata dall'arcivescovo metropolita della diocesi di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone.

In questo Venerdì Santo, testimonianza dell’amore "fino alla fine" che ha portato il Figlio di Dio a morire in croce, ecco che si rinnova il legame di Reggio Calabria con la fede, la sua storia e le tradizioni. 

Varette statue duomo

La storia delle congreghe

"È l'identità di un popolo, - spiega lo storico Francesco Arillotta - è la storia che si intreccia alle tradizioni, alla fede, al sentire. Per questo è importante mantenerle vive, per non disperdere l'identità di Reggio Calabria e trasmetterla ai più giovani. Un tempo nella Reggio spagnola, ma ancora nel ‘700 inoltrato esistevano le congreghe, istituzioni para-sociali, create all’interno delle differenti maestranze di artigiani, alle quali si affiancavano, sempre, per motivi di assistenza, le Congreghe espresse dalle famiglie nobili cittadine e toccava a loro portare in spalla le Varette.

Adesso è tutto scomparso, non ci sono più queste congreghe, e le statue sono state posizionate anche su dei carrellini per facilitare il loro passaggio.

Varette Arillotta

"I nomi di alcune Confraternite - ricorda il prof reggino - erano San Carlo Borromeo dei muratori, dei Pignatari a Crisafi, dei marinai al Bastione di San Matteo, Sant’Andrea per i pescatori, SS. Girolamo e Homobono retta ‘a sartoribus’. Ogni confraternita aveva il proprio stendardo, di colore diverso secondo la sacra appartenenza: le Congreghe del Sacramento adottavano il colore rosso, le Congreghe intestate alla Madonna panno bianco, quelle intestate ai Santi assumevano il verde, quelle intestate alle Sante, il turchino".

"Ricordo che quando sfilavano lungo il corso, nei balconi delle case erano esposti i bellissimi damaschi, dei corredi delle donne, in segno di saluto e di rispetto. Si spargevano anche i fiori al loro passaggio. Adesso non c'è più questa tradizione ed è un segnale molto triste. Bisogna riscoprire la partecipazione".

Il rito antico delle Varette

Il rito della processione delle Varette è antico e suggestivo, introdotto dagli spagnoli nel XV secolo e coinvolse le confraternite, gli ordini religiosi, l’aristocrazia e gran parte della cittadinanza.  Le figure delle Varette rappresentano Gesù nell’orto degli ulivi intento a pregare mentre gli apostoli dormono;  il Cristo, denudato alla colonna; l’Ecce Homo, Cristo con la corona di spine; Gesù che porta la croce con la catena ai piedi; il Crocefisso; Cristo morto e da ultimo la Madonna Addolorata.

"Sappiamo con precisione quanto accadde in passato - racconta l'architetto Renato Laganà attento conoscitore della storia di Reggio Calabria - nelle pagine del settimanale cattolico Albo Reggino del 16 aprile 1865. In quelle pagine c'è la descrizione della processione e si precisa che "la nostra città deve essere grata alla Confraternita di Gesù e Maria per lo spettacolo religioso che ogni anno, e da tempo immemorabile, le offre nel pomeriggio del giovedì santo, con la processione del Cristo morto e delle altre statue".

Renato Laganà

Quindi sappiamo che ai tempi le Varette sfilavano per le vie della città non il Venerdì Santo ma il Giovedì e questo fu mantenuto fino al terremoto del 1908 che distrusse la città e gran parte della chiesa di Gesù e Maria a seguito del crollo della cupola che la sormontava e del campanile. Negli anni successivi al terremoto la tradizionale processione venne sospesa, ma la devozione alle “barette” permaneva come testimoniato nelle pagine del settimanale cattolico Reggio Nuova. Poi l'architetto della ricostruzione Gino Zani progettò la nuova chiesa di Gesù e Maria che fu realizzata. 

Nella nostra Diocesi, la tradizionale processione delle Varette del Giovedì Santo è stata differita da alcuni decenni al Venerdì Santo e unificata con la Via Crucis che si tiene partendo dalla Basilica Cattedrale e facendovi ritorno attraverso un percorso che ricalca parte dell’antico".

L'antico percorso della processione 

"L’itinerario della processione delle Varette, - racconta l'archietto Laganà - dopo la ricostruzione, era stata adattata ai nuovi percorsi viari della trama urbana a scacchiera. Nel 1939, come si rileva da un documento conservato presso l’Archivio Diocesano, l’itinerario partiva proprio dalla chiesa di Gesù e Maria e si sviluppava tra le vie Aschenez, Palamolla, Tripepi, piazza De Nava, corso Garibaldi, piazza Vittorio Emanuele, vie Miraglia, Plutino, piazza Genoese, via Gullì, di nuovo sul corso Garibaldi, e ancora via San Filippo, piazza Duomo, via Logoteta e via Crisafi". 

Vent'anni di assenza e il ritorno per volere dell'arcivescovo Mondello

"Negli anni più recenti, invece, accadde, che il tradizionale rito si interruppe - ricorda Laganà - e per vent'anni la processione delle Varette non ci fu. Fu poi il volere dell'arcivescovo Vittorio Mondello, a riportare le Varette in città.  Prima ci fu un restauro delle statue eseguito a Matera dalla prof. Sofia Valati, grazie anche al contributo economico dell'amministrazione comunale. Da allora, fino al fermo dovuto al Covid, ogni Venerdì Santo hanno sfilato in città e i Portatori della Vara della Madonna della Consolazione in maniera stabile, già dal 2005, hanno assunto il compito di portare a spalla le Varette".

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