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La scomparsa della professoressa

Rosetta, perno della famiglia Falcomatà: il fortissimo legame con i figli e la Fondazione

Dopo la morte di Italo, la professoressa ha presieduto l'istituto dedicato alla memoria del marito, cementando il rapporto con Valeria e Giuseppe

"Questa mattina la nostra presidente, la professoressa Rosa Neto Falcomatà, ha raggiunto in cielo il suo caro Italo". Non avrebbero potuto essere diverse le parole con cui la Fondazione Italo Falcomatà ha dato la triste notizia, ribadendo il legame già indissolubile ed eterno tra Rosetta, come tutti la conoscevano, e l'uomo che aveva amato edificando insieme a lui una famiglia a cui attribuì sempre un ruolo centrale nella sua vita.

Figura di indiscusso profilo culturale per la professione e gli studi, Rosetta Neto non ha mai considerato secondaria la sua dimensione di moglie e madre, diventata un'autentica missione dopo la morte di Italo. Non diremo di lei che fu la proverbiale grande donna dietro un grande uomo perché con Italo camminò fianco a fianco e questa sarebbe un'etichetta riduttiva oltre che banale. Ma alla professoressa non servono blasoni femministi né si sentì sminuita dalla ribalta pubblica del marito e poi del figlio che ne ha raccolto l'eredità. 

L'amore per Italo e l'impegno con la Fondazione intitolata al marito

Tutto inizia da un grande amore, come lo racconta il poeta Michele Caccamo nell'emozionante biografia "Un visionario inaspettato", sin dai primi incontri come colleghi nelll'istituto tecnico Panella. Lui, giovane e carismatico, attirava le attenzioni femminili, ma fu attratto dall'unica che sembrava non subìre il suo fascino. Rosetta che non aveva bisogno di cavalieri: indipendente e colta, mente vivace e anima abitata dalla cultura classica, i miti, le lettere greche e latine.

L'offerta di accompagnarla a scuola fu la delicata genesi di un'amicizia nutrita da comuni interessi artistici e sguardi intensi diventati poi segnali inequivocabili di un sentimento fortissimo. Compagna sensibile e forte come una roccia negli anni delle traversie politiche e poi della malattia del marito, Rosetta ha voluto condividere tutto con Italo, comprese le ricognizioni in città per controllare la situazione delle strade. Due ombrelli, uno per riparare Italo mentre lui usava l'altro come artigianale grimaldello per scoprire qualche deprecabile otturazioni dei tombini. 

Rosetta sa di aver sposato un uomo che Reggio Calabria non dovrà dimenticare e per questo, ventidue anni fa, con i figli Giuseppe e Valeria decide di istituire una fondazione che porti il nome dell'amatissimo sindaco. Un'idea che nasce come esigenza affettiva della famiglia, argine al dolore personale, ma subito acquista valenza sociale, di memoria e trasmissione di un messaggio civico importante. La Fondazione è un dono: fotografie e scritti di Italo, il premio giornalistico La matita rossa e blu, ricordi e testimonianze offerte ai cittadini ma anche a chi, nella generazione successiva, non conobbe il sindaco della primavera reggina. Nel solco di quest'attività, la presidente è promotrice di tante iniziative di solidarietà e beneficenza, rivolte alle categorie più fragili della comunità. Già componente della consulta nazionale Gianni Rodari per l’infanzia e l’adolescenza, Rosetta Neto sensibilizza sui diritti dei bambini, degli anziani, delle donne vittime di violenza. Non fa mai mancare una riflessione nelle giornate storiche e culturali significative, è riferimento per le associazioni, gli scrittori reggini, gli operatori culturali.   

Il legame con i figli e il sostegno a Giuseppe nella sua carriera di sindaco

Il dolore dell'assenza non si cura mai, ma Rosetta diventa custode e fulcro stabile della famiglia, di cui faranno parte anche i nipoti. Uno si chiama Italo, ma quel nome ci è capitato di sentirlo pronunciare dalla professoressa anche rivolgendosi al figlio Giuseppe, che negli occhi e il sorriso conserva l'impronta del padre. Una somiglianza non soltanto fisica: quando Reggio spera in una seconda primavera con un altro sindaco Falcomatà, educato con quegli ideali e quell'esempio, Rosetta Neto è lì per sostenere il sogno che rinasce nella passione politica del figlio.

E' la figura amorevole e incoraggiante nei comitati elettorali, la guida affettiva irrinunciabile che lo aveva accompagnato all'altare nel giorno delle nozze, volendo con sé anche l'altra figlia. Sempre insieme, Rosetta, Giuseppe e Valeria, nella gioia e nelle difficoltà: la presenza reciproca come scudo e bastione in ogni situazione della vita. 

Rosa Neto è stata un fiore d'acciaio, come ha dimostrato quando nel 2020 la sede della fondazione fu distrutta da un incendio doloso. Il cerchio che la unisce ai figli allora si stringe più che mai: "Subire la violenza dell’inciviltà e dell’ignoranza - scrive la professoressa nel suo ruolo di presidente - è qualcosa che rischia di mettere in crisi la nostra stessa identità, il nostro lavoro, il nostro impegno per la convivenza pacifica e democratica, è qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere poiché significa che qualcosa si è inceppato nella vita civile di una comunità".

L'atto vandalico ruba alla città materiale perduto per sempre, ma la famiglia Falcomatà non si arrende e riesce a riaprire i battenti della fondazione. "Se dovesse vincere l’illegalità - dice Rosetta Neto - avremmo perso noi, ma soprattutto i nostri figli". Nei mesi della malattia dell'adorata madre, il sindaco ha mantenuto riserbo sulla vicenda familiare, ma con qualche pensiero indiretto ha dedicato quella sofferenza alla quotidianità dei degenti dell'ospedale dove la professoressa lottava contro il suo male.

La sua famiglia Rosetta l'ha costruita in questo modo: non smettendo mai di esserne perno e insegnando ai figli a non temere il distacco terreno, con cui lei ha dovuto fare i conti precocemente. Chi si è amato ci sarà per sempre, e se oggi è il giorno inevitabile dell'immenso dolore, per i loro cari Rosetta e Italo sono ora finalmente ricongiunti. Lo apprendiamo dai nostri genitori, se rimasti soli: la vedovanza è una lunghissima separazione, che in età anziana diventa costante attesa del definitvo incontro ultraterreno.

Rosetta aveva espresso la volontà di raccontare Italo in un film: non una mera intenzione, un progetto a cui la professoressa stava concretamente lavorando con la Fondazione, partendo dalla biografia di Caccamo edita da Castelvecchi. Forse a realizzare questo desiderio sarà Giuseppe, celebrando i suoi genitori. E sullo schermo, quando vedremo questa storia, i protagonisti potranno essere a pieno titolo due. 

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