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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Nello Stretto è scattata "Adorno 2019", operazione antibracconaggio dei carabinieri

Dopo tre settimane i militari hanno effettuato: un arresto, otto denunce a piede libero. Sequestrati 4 fucili da caccia, reti, richiami ed oltre 120 esemplari di varie specie di uccelli

E' scattata nell'area dello Stretto l' "Operazione Adorno 2019". Appuntamento annuale, promosso dal Comando unità forestali ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri per la repressione del dilagante fenomeno del bracconaggio. Fulcro dell'operazione è uno dei territori con la maggiore ricchezza di avifauna migratoria e nella quale, anche a causa della vastità, il bracconaggio è più diffuso e causa i danni maggiori.

Il contigente militare, composto da personale specializzato della Sezione operativa antibracconaggio centrale, coadiuvati da personale del Comando regione carabinieri forestale “Calabria”, del Gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria e del Reparto carabinieri “Parco Nazionale dell’Aspromonte”, dopo tre settimane ha effettuato: un arresto e otto denunce a piede libero ponendo sotto sequestro 4 fucili da caccia, modificati con relativo munizionamento, numerose reti, richiami elettroacustici ed attrezzature per la cattura dell’avifauna selvatica ed oltre 120 esemplari di varie specie di uccelli tutte particolarmente protette dalla legge tra cui ben 3 esemplari vivi di falco pellegrino (falco peregrinus) destinati al mercato illegale della fauna selvatica.

I carabinieri forestali hanno perlustrato il territorio delle province di Reggio Calabria e della provincia di Messina, ampliando il raggio di azione anche nelle provincie di Catania, Enna e Trapani. In particolare, sulla sponda calabrese dello Stretto, sono stati denunciati due soggetti, E. V. di anni 27 e F.S. di anni 42, entrambi di Reggio Calabria, che detenevano, a scopo commerciale, diverse decine di esemplari tra cui: lucherini, fringuelli, peppole, frosoni e cardellini, tutte specie particolarmente protette dalla legge, privi di anelli al tarso o con contrassegni contraffatti.  Sempre a Reggio Calabria, un terzo soggetto, F. D., classe 1938, è stato denunciato per ricettazione perchè deteneva illegalmente oltre 30 cardellini privi di anelli identificativi, a dimostrazione delle dimensioni imponenti ed antiche del fenomeno dell’uccellagione.

A Bagnara Calabria, un anziano pensionato è stato deferito all’autorità giudiziaria poiché deteneva, per scopi amatoriali, 8 esemplari di uccelli tra cui cardellini, tortore dal collare, allodole, tordi bottaccio e colombacci, tutti privi dei contrassegni identificativi previsti per legge, a riprova della severità delle regole poste a difesa della fauna selvatica.  Tutti gli animali sequestrati in grado di volare sono stati liberati in natura, mentre quelli risultati non più idonei al volo sono stati consegnati per le cure necessarie al Centro recupero fauna selvatica di Messina.

I carabinieri forestali inoltre collaborano sul campo con i ricercatori del Progetto Life Con.Ra.Si (Conservazione Rapaci Siciliani), dei volontari del Cabs (Committee Against Birds Slaughter), Wwf, Lipu ed altre associazioni ambientaliste che quotidianamente, con la loro attenta azione di osservazione dei flussi migratori e di monitoraggio dei comprensori potenzialmente interessati al fenomeno del bracconaggio, apportano un contributo qualificato all’attività di repressione. Le attività di controllo dei carabinieri forestali continueranno anche nelle prossime settimane, almeno fino al termine della migrazione pre-nuziale degli uccelli rapaci in transito nell’area dello Stretto.

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