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Domenica, 28 Aprile 2024
Le richieste

Strutture psichiatriche, ecco il manifesto del movimento unitario di solidarietà

Le associazioni e gli occupanti scrivono al presidente della Regione Occhiuto

Attorno l'iniziativa di occupazione dell'Asp organizzata dall'Usb e dal Coolap si è creato un movimento unitario e l'attenzione delle istituzioni e della Chiesa. Il movimento adesso richiede per la riunione di lunedì 13  novembre, presso la Regione, la presenza del presidente Roberto Occhiuto e l'assunzione di responsabilità e provvedimenti definitivi. 

Dunque i lavoratori delle strutture psichiatriche non sono soli, e con loro neanche le famiglie dei malati che vivono quotidianamente i disagi, ma c'è un movimento di solidarietà che li sostiene nella lotta e nelle richieste. Il movimento ritiene unitariamente che "sia la Regione Calabria l’ente su cui ricade la responsabilità di avere portato l’assistenza psichiatrica, - afferma in una nota - in particolare quella residenziale, sul territorio della provincia di Reggio, allo sfascio. Sicuramente non si tratta solo di inefficienze che gravano sull’ultima gestione, ma su questa ricadono responsabilità ben precise e gravi, a cui ora occorre con certezza e determinazione rimediare a strettissimo giro.

Quello che è successo nella provincia di Reggio, gli errori commessi dalla Regione e (prima dell’attuale gestione) dall’Asp costituiscono gravi effetti dell’assoluta incompetenza amministrativa. Riteniamo che l’assistenza psichiatrica costituisca la cartina al tornasole della qualità della pubblica amministrazione: occuparsi delle persone che la società tende ad escludere è un dovere assoluto ed imprescindibile. E qui lo sfascio totale in cui versa l’assistenza psichiatrica è sin troppo evidente: l’ente pubblico appare affetto da quella parte di calabresità negativa, quella peggiore, che fa si che il nostro territorio sia relegato agli ultimi posti di ogni classifica nazionale e della Unione europea del buon vivere e del buon abitare.

Non è un caso, ahinoi, che negli ultimi anni l’unico amministratore che ha dimostrato capacità, abnegazione, nonché di aver ben compreso il problema è l’attuale direttore generale dell’Asp, dottoressa Lucia Di Furia, proveniente da importanti esperienze in altre regioni. Questa con una lettera che suona come un appello ed al contempo un monito, con nota del 7/08/23 scriveva al commissario ad acta Roberto Occhiuto ed alle figure apicali della sanità della Regione Calabria: “si ribadisce la necessità di identificare strategie sollecite e rapide, definendo un percorso di accreditamento destinato alla peculiarità delle strutture già esistenti evitando che le stesse vengano considerate come nuove strutture, superando la necessità che esse procedano alla richiesta di essere autorizzate alla realizzazione, ergo ritenendo già acquisiti i requisiti previsti dall’art. 8 ter l. 502/92”. 

Orbene anche a questa nota, al momento, la Regione, confermando la disastrosa inerzia n cui versa l’ente, non ha dato risposta alcuna. Egregio Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, anche nella sua qualità di commissario alla Sanità tocca a lei, ora, presiedere la riunione del 13 novembre per cancellare lo scempio messo in atto dall’ente da lei ora rappresentato, virando la rotta da inefficienza e sospetti interessi che hanno fatto precipitare l’assistenza psichiatrica in questa situazione.

Sono due gli aspetti di cui si discute da tempo, con burocrati e amministratori che attuano il gioco “dell’annacamento", quello che un’amministrazione attua quando ci sono interessi da preservare, spesso indicibili, comunque consumati sulle fasce più deboli. Il primo è il blocco dei ricoveri in vigore dal 2015, per un provvedimento assunto attraverso una delibera che, oltre a determinare un’assurda e gravissima mancanza di assistenza sanitaria violando così ogni diritto all’assistenza, ha diversi profili di illogicità. Paradossalmente attraverso detta delibera si considerano non accreditate strutture pubbliche, che devono transitare verso il nuovo regime di strutture accreditate in capo alle cooperative, per determinazione della Regione stessa, assunta nel 2015. Il processo non si è completato per incapacità dell’ente pubblico e l’assurda “risposta” è quella di bloccare i ricoveri!

Un paradosso, acuito dalla circostanza che presso le strutture in questione opera ancora personale dell'Asp (quindi a carico della Regione). Così l’Asp 5 paga medici ed infermieri che operano in strutture dove l’ente ha scelto (scelleratamente) di non ricoverare, corrispondendo al contempo rette per pazienti trasferiti in altre Asp ed in altre Regioni (con oneri ben maggiori !). Che senso ha tutto questo, quali interessi muovono queste assurde determinazioni?

L’altro aspetto riguarda la preesistenza di 10 strutture, per complessivi 192 posti, sorte già nel 1990 e quindi certamente esistenti, di certo autorizzate sin da allora dalla Regione Calabria che aveva persino canalizzato risorse specifiche alle aziende sanitarie locali per la attivazione delle strutture. Come asserisce la dottoressa Di Furia è assurdo che queste non siano considerate, tutte, autorizzate! Occorre invece tenere conto che in atto queste strutture ospitano circa 150 pazienti, ma che almeno altri cento pazienti vengono assistiti in altre Asp e regioni, che si stima che almeno altri 100 si trovino sul territorio della provincia privi di cure, con ogni effetto conseguente sulla propria salute ed anche su possibili (e frequenti) incidenti che ricadono sulla popolazione per responsabilità di chi non ha consentito alle persone sofferenti di ricevere adeguate cure".

Per questo il movimento scrive al governatore Occhiuto:  "Egregio presidente, si dice che lei non tolleri le proteste e che queste, nei suoi confronti, ottengano l’effetto rebound. Orbene noi crediamo che, almeno in questa circostanza, lei riconoscerà quanto le proteste siano sacrosante e che quindi vorrà presenziare personalmente all'incontro ed adotterà provvedimenti nella stessa giornata del 13 novembre affinché venga attuato: lo sblocco immediato dei ricoveri nelle strutture avviate nel 1990 a seguito della chiusura dell’ospedale psichiatrico;
il riconoscimento immediato dell’autorizzazione per tutte le 10 strutture in questione; la definizione, nello stesso giorno del 13/11/2023 , di un percorso che porti all’accreditamento di tutti i 192 posti presso le strutture in questione, come Srp1 e Srp2, in tempi brevissimi, affinché venga data una prima risposta rispetto a quelli che sono gli effettivi fabbisogni del territorio".

"Egregio presidente, - continua la missiva -  confidiamo nella circostanza che lei farà tutto questo ponendo così rimedio nella stessa giornata alle innumerevoli mancanze attribuibili all’ente da lei presieduto. In mancanza la Regione dovrà assumersi ogni responsabilità per il prosieguo delle cure ai pazienti, perché lavoratori e cooperative sono giunti allo stremo. I parenti, in particolare, ritengono di non poter più sopportare le continue ingiustizie subite".

Aderiscono al Manifesto: 

Usb;  Coolap; Lega delle cooperative; cooperativa Città del Sole; associazione Piccola Opera Papa Giovanni XXIII; cooperativa Futura; cooperativa Skinner; cooperativa Risciò; cooperativa Rinascita; gli Occupanti familiari dei pazienti e le associazioni a cui appartengono

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