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Lunedì, 29 Aprile 2024
La sentenza / Taurianova

Il fatto non sussiste, la Corte d'appello assolve Giovanni Russo

L'imprenditore di Taurianova era accusa di intestazione fittizia di beni. Accolta la tesi difensiva degli avvocati Antonino Napoli e Girolamo Albanese

La Corte di appello di Appello di Reggio Calabria (presidente Olga Tarzia e consiglieri Davide Lauro e Laura Palermo, quest’ultima relatrice) ha assolto il noto imprenditore taurianovese Giovanni Russo dal reato di intestazione fittizia di beni.

A Giovanni Russo, nello specifico, veniva contestata la condotta finalizzata a consentire a Pasquale Zagari, di 61 anni, di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali intestando, dapprima a Rita Russo, e successivamente allo stesso Giovanni Russo l’impresa individuale (nei fatti riconducibile ad una società di fatto tra Giovanni Russo e Pasquale Zagari) esercente, tra l’altro, l’attività di Bar con l’insegna “Crema e Cioccolato” con sede a Taurianova in via Ricci.

Secondo gli inquirenti, inoltre, il cugino di Giovanni Russo, Gianfranco Russo, avrebbe ceduto al primo ed a Pasquale Zagari la licenza n. 18 per il commercio di tabacchi ed il gioco del lotto.

Il Gup presso il tribunale di Palmi, Manuela Morrone, ritenendo responsabile il Russo, del reato contestato in primo grado lo aveva condannato, con la diminuente del rito abbreviato, alla pena anni uno e mesi quattro di reclusione.

La condanna di primo grado, come spesso accade per gli imprenditori, ha innescato un meccanismo perverso che ha visto Giovanni Russo subire anche una proposta di misura di prevenzione personale ed il sequestro dei beni, una interdittiva antimafia e doversi dimettere da tutte le cariche societarie oltre ed a doversi liberare, su invito degli altri soci, di tutte le quote societarie.

La Corte di appello di Reggio Calabria, accogliendo le argomentazioni difensive degli avvocati Antonino Napoli e Girolamo Albanese, in riforma della sentenza del 22 luglio 2020 emessa dal Gup presso il tribunale di Palmi, ha assolto Giovanni Russo perché il fatto non sussiste.

Ancora un caso in cui si è verificato “il paradosso della giustizia che si è trasformata in una macchina del dolore ingiustificabile” che ha, non solo, istruito un processo che è esso stesso pena ma ha anche bloccato la vita del Russo, il suo patrimonio e le sue attività imprenditoriali, arrecandogli danni enormi rivelatisi, all’esito dell’odierno processo, ingiusti. 

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