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Cronaca Centro

"Una vita da precari", i tirocinanti della giustizia scendono in piazza

Da anni in attesa di essere stabilizzati, i precari che lavorano da quasi dieci anni negli uffici giudiziari, si sentono vittime dell'ennesima beffa delle istituzioni. Il prefetto Mariani ha garantito che porterà la vicenda all'attenzione del ministro dell'interno

Sono stanchi delle promesse non mantenute, stanchi dell’incertezza del futuro, stanchi di essere precari. Sono i tirocinanti della giustizia che questa mattina, a pochi giorni dallo scadere del progetto che li vede, da quasi dieci anni, impegnati presso gli uffici giudiziari, sono scesi in piazza a far sentire la loro voce.

La vicenda

Impiegati dal 2012 presso i Tribunale, Procura e Corte d’appello, grazie ai tirocini formativi gestiti prima dalle province e dal 2015 direttamente dal ministero della giustizia, rivolti a disoccupati, cassaintegrati  precettori in deroga, i ‘tirocinanti della giustizia’ attendevano da tempo di uscire dal precariato e ottenere un pò di stabilità lavorativa.

Un traguardo che, sembrava essersi materializzato ad ottobre, quando, il ministro Bonafede, annuncia un bando per la stabilizzazione di 616 da assumere a tempo indeterminato con la qualifica di ‘operatore giudiziario’. Un annuncio che, è stato salutato con entusiasmo da tutti i precari coinvolti, un entusiasmo crollato quando, il bando è stato pubblicato.

Il testo (redatto dalle Regioni) e i criteri selettivi (affidati ai centri per l’impiego), non presentano “alcun titolo preferenziale per i tirocinanti” e non tengono in considerazione gli anni di esperienza maturati all’interno degli uffici giudiziari. Infatti, il bando, spiegano i manifestanti, “così come composto risulta aperto a tutti – e fin qui nella da dire - ma si basano si criteri selettivi e titoli di merito assolutamente generici”.

Per poter accedere alle graduatorie, è necessario avere come titolo di studio la licenza media, attestato di disoccupazione e Isee. Ovviamente, questi criteri, spiegano “faranno si che ad accedere all’interno degli uffici personale che non ha alcun tipo di conoscenza del lavoro da svolgere, lasciando fuori persone che, da anni, fanno questo lavoro”.

Presso gli uffici, infatti, i tirocinanti, si occupano di molte mansioni: dallo sdoppiamento dei fascicoli, alle fatture, sino all’assistenza all’interno delle cancellerie. Tutte mansioni ‘fondamentali’ per far funzionare il complicato sistema giudiziario. In anni di ‘pratica’,

i tirocinanti, sono diventati un importante supporto per gli uffici della Procura, del Tribunale e della Corte d’Appello, tutti uffici sui quali già pesa un notevole gap dovuto alla carenza di personale e aggravato dai molti pensionamenti.

La comunicazione del procuratore Bombardieri

L’aiuto, fornito dai tirocinanti non è passato in osservato al procuratore Giovanni Bombardieri che ha inviato formale comunicazione al procuratore Nicola Gratteri, perché si attenzioni la vicenda per “evitare la profonda emorragia di personale che comprometterà la funzionalità degli uffici”, proponendo una proroga o una nuova convenzione. I tempi però sono risicati, la convenzione scadrà il 31 gennaio, e ancora nulla si muove.

L'incontro in Prefettura

Nel corso della manifestazione, il segretario generale della Cse Filai, Antonino Nasone, ha ottenuto un incontro con il prefetto, al termine del quale Massimo Mariani ha assicurato al  responsabile federale del compartimento giustizia della Flp Cse, Nasone, che porterà la vicenda all'attenzione del ministro dell'interno Luciana Lamorgese. 

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