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L'intesa

Riutilizzo beni confiscati, accordo fra Regione e Agenzia nazionale

Si punta alla valorizzazione del patrimonio sottratto alla criminalità organizzata per finalità istituzionali demaniali, nelle case dei boss caserme dei vigili del fuoco o delle forze dell'ordine

Riutilizzo sociale e risanamento dei beni confiscati, è questo l’obiettivo che la Regione Calabria si pone attraverso la sottoscrizione dell’accordo istituzionale con l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

L’accordo, che porta la firma del presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto (nella foto sotto) e quella del direttore dell’agenzia, il prefetto Bruno Corda e prevede l’interessamento diretto del ministero dell’Interno, apre un canale di collaborazione fra enti che è volto al rafforzamento della capacità istituzionale e assistenza tecnica anche a supporto degli enti locali; alla valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata per finalità istituzionali demaniali e alla valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata per finalità sociali e istituzionali.

Lo stesso avrà durata di tre anni. E nelle case dei boss potranno trovare ospitalità, fra le altre cose, caserme e alloggi delle forze di polizia e dei vigili del fuoco.

Occhiuto Roberto-5L’accordo potrebbe rappresentare una chiave di volta importante nella gestione del patrimonio sottratto alla criminalità organizzata in un territorio, qual è quello calabrese, che su base nazionale risulta essere il terzo per numero di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata rilevati in n. di 5.061, di cui 3.400 già destinati e 1.661 tuttora in gestione.

Tra le finalità che la giunta regionale intende perseguire attraverso la sottoscrizione dell’accordo con l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata vi è quello della “restituzione alle comunità territoriali dei beni confiscati alle mafie costituisce uno strumento di grande valore rieducativo, non solo perché detti beni possono trasformarsi in opportunità occupazionali, generando lavoro che produce beni e servizi di pubblica utilità, ma anche perché gli stessi possono rappresentare luoghi di stimolo alla partecipazione civile, di inclusione sociale e di accoglienza e di costruzione di comunità solidali”.

Ma non solo. Fra le diverse finalità assume particolare rilievo, come si legge fra le righe dell’accordo, “lo sviluppo delle misure correlate alla sicurezza, anche in termini di prevenzione, con il potenziamento dei presidi delle Forze di Polizia nei territori e degli interventi per l’alloggiamento del relativo personale, in una logica di sicurezza partecipata e di prossimità”.

Un altro importante obiettivo, infine, è quello riferibile al risanamento territoriale. Con la firma dell’accordo, infatti, si ottiene anche una spinta alle politiche di risanamento urbano e miglioramento dei beni confiscati attraverso l’eliminazione di cespiti, con conseguente contrazione dei relativi oneri di mantenimento, “che presentino caratteristiche di abusività insanabile, realizzazione in totale assenza o difformità dagli strumenti urbanistici ovvero che, a ragione dell’originaria riconducibilità alla criminalità organizzata, siano stati trasformati o adibiti a discarica non autorizzata”.

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