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Martedì, 30 Aprile 2024
L'incontro

Progetto Liberi di scegliere, lo step finale fa tappa al Boccioni Fermi

La dirigente scolastica Cama: "Il giudice Di Bella, con questo progetto ha creato una seconda vita per questi ragazzi destinati a esistenze perse nella cultura mafiosa"

Cosa succede quando il desiderio di un giudice minorile, che vuole liberare i ragazzi dalla ‘ndrangheta, incontra la sensibilità di una associazione che ha lo scopo di diffondere la cultura della legalità? Accade che nasce il progetto "Giustizia e Umanità - Liberi di scegliere".

Quel giudice è Roberto Di Bella, per 25 anni presidente del Tribunale per minorenni di Reggio Calabria, l’associazione è Biesse – bene sociale, presieduta da Bruna Siviglia e quel progetto, negli anni, è diventato un vero e proprio percorso di educazione alla legalità all’interno delle scuole italiane di ogni ordine e grado fino a essere istituzionalizzato con legge regionale.

L’Istituto Boccioni Fermi di Reggio Calabria, nei giorni scorsi, ha ospitato lo step conclusivo del percorso (che prevede preliminarmente la lettura del libro "Liberi di scegliere" e la visione dell’omonimo film).

"Semplice e, al tempo stesso, forte il messaggio che vogliamo rivolgere alla nostra platea studentesca – afferma la dirigente scolastica, Anna Maria Cama - La cultura della legalità passa attraverso la scuola e nella scuola trova radici. Il giudice Di Bella, con questo progetto ha creato una seconda vita per questi ragazzi destinati a esistenze perse nella cultura mafiosa. I nostri ragazzi, oggi, hanno avuto l’occasione di ascoltare e assorbire delle grandi testimonianze, dando loro stessi il proprio contributo grazie alle riflessioni scaturite dalla lettura del libro e dalla visione del film"

"Da 6 anni entriamo nelle scuole di ogni ordine e grado, non solo calabresi ma di tutta Italia – aggiunge la presidente Biesse, Siviglia - Il libro, scritto dal giudice Di Bella insieme a Monica Zapelli, e il film trasmesso dalla Rai, grazie al nostro progetto sono diventati strumento di educazione alla legalità tanto che recentemente è stata emanata una legge regionale per intraprendere questo percorso come faro di educazione alla legalità in tutte le scuole calabresi di ogni ordine e grado. Mi auguro che la legge si estenda anche a livello nazionale".

L’incontro ha visto la partecipazione da remoto anche di altre scuole sparse sul territorio nazionale: gli istituti, comprensivo Sant’Eufemia – Sinopoli – Melicuccà, G. Parodi di Acqui Terme (Alessandria) e Don Milani di Gragnano (Napoli) che hanno posto interessanti domande al giudice.

A portare la sua testimonianza, nell’aula magna dell’istituto reggino, anche Sergio Gaglianese, imprenditore più volte vittima della ‘ndrangheta e presidente de "La tazzina della legalità", un’associazione che sta al fianco degli imprenditori vittime di attentati mafiosi e ci resta anche quando si spengono i riflettori sull’accaduto: "La nostra missione è quella di stimolare istituzioni e società civile diffondendo la cultura della legalità, dimostrando quanto sia infelice la vita all’interno della ‘ndrangheta: sempre con il timore di essere arrestati o uccisi, vivendo tra il carcere e il bunker".

Ma il giudice Di Bella ha concretamente dimostrato che è possibile anche un’altra vita, che si può veramente essere liberi di scegliere da che parte stare, perché se è vero che molto spesso “la ‘ndrangheta si eredita” è vero anche che si può tornare a vivere, respirando aria pulita, liberi dal pesante fardello mafioso: “Abbiamo aiutato ad andare via tante persone che hanno deciso di dire no al diktat mafioso, soprattutto tante madri – ricorda Di Bella, durante il suo intervento in collegamento da Catania – anche se ciò comporta dei sacrifici da parte loro e delle grandi responsabilità da parte nostra, ma è fondamentale dare a tutti questa seconda occasione di vita. È un percorso lento, non facile, ma possibile". Ma soprattutto è il percorso giusto.

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