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La storia / Piazza Sant'Agostino

La docente reggina D'Arrigo va in pensione ma continua a insegnare per solidarietà

Primo giorno in quiescenza dopo 41 anni di carriera tra cambiamenti e sfide sociali, adesso si occupa del progetto della scuola italiana in piazza Sant'Agostino

Settembre è il mese della scuola. E oggi insieme a migliaia di docenti che iniziano ce ne sono tanti che prendono commiato da aule e allievi concludendo una carriera. “Sono ufficialmente in pensione” è l’annuncio che Marina D’Arrigo fa a colleghi e amici sulla sua pagina Facebook corredando il post di immagini che ripercorrono un percorso professionale fatto di impegno, amore per l’insegnamento e qualche sfida sociale.

D’Arrigo, docente reggina che è tra i fondatori dell’associazione Mondo in piazza (la scuola di italiano per stranieri di piazza Sant’Agostino), affida al social le sue riflessioni nel primo settembre in cui, dopo quarantuno anni, non sarà dietro una cattedra.

A lungo maestra nella primaria, cinque anni fa è passata nella secondaria come insegnante di lingua spagnola, e da neopensionata commenta: “Questo è il lavoro della mia vita, che ho sempre voluto fare e ho svolto con passione e dedizione. Avrei ancora tante energie da spendere ma negli ultimi anni sentivo stanchezza, non dell’insegnamento ma per l’eccessiva burocrazia di un modello di scuola nel quale non mi riconosco, sempre più azienda e meno comunità educante”.

Alle prese come tutti i docenti con autorizzazioni e verbali, Marina dice: “Certamente ne capisco la necessità in un periodo in cui la scuola e i docenti sono spesso sotto accusa e occorre tutelarsi, ma per me era una situazione troppo pesante, a volte mi sono chiesta se fossi un’insegnante o una segretaria. Perché carte e progetti sono tempo sottratto alla didattica, a quell’aspetto educativo che mi ha attratta sin da bambina, quando alla domanda sul mestiere che avrei voluto fare rispondevo, senza esitazioni, la maestra”.

Una carriera iniziata a vent'anni, da Torino alla periferia di Reggio Calabria

Giovanissima vincitrice di concorso, Marina D’Arrigo è docente di ruolo a soli vent’anni: originaria di Reggio e nata a vissuta nella provincia di Torino, avvia qui il suo percorso professionale che successivamente la porterà a Scampia e, tornando a casa in Calabria, prima nel Vibonese e poi nella città dello Stretto.

Parlavamo di sfide, una è stata proprio quella del problematico quartiere napoletano, “esperienza forte e bellissima con colleghe in gamba e coese, perché alla primaria, per il tipo di insegnamento, si lavora in squadra e si creano più facilmente quelle relazioni quotidiane costruite giorno per giorno per la riuscita del progetto comune”.

Dei tanti anni a Reggio restano nel cuore i dieci trascorsi nella scuola di Ravagnese con la dirigente Borgese, “una preside eccezionale – dice Marina – che ci ha permesso di lavorare seguendo la didattica di don Milani, qui ho realizzato un’importante crescita professionale”. Dopo il passaggio alla media, la maestra diventata prof si è ritrovata nel quartiere Modena, un battesimo nel nuovo e diversissimo grado di istruzione ma anche in un territorio complesso. “I primi tempi - ricorda - è stato un po’ uno choc sia per l’approccio a un universo fatto di discipline e figure professionali frammentate, che per il rapporto con i ragazzi”.

La professoressa D'Arrigo

La periferia è un melting pot di nazionalità e situazioni sociali. Continua Marina D’Arrigo: “Qui l’obiettivo dev’essere rispondere in modo personalizzato alle esigenze di un’utenza eterogenea. Nelle scuole dove sono stata abbiamo fatto il possibile e anche l’impossibile per non lasciare indietro nessuno, ma la scuola non deve nemmeno dimenticarsi delle eccellenze, quei ragazzini capaci che potrebbero spiccare il volo e sono frenati in un contesto classe dove l’attenzione è sul recupero per i compagni con difficoltà. Servirebbe - aggiunge - un’organizzazione più duttile, ad esempio in gruppi, che consenta obiettivi per diversi livelli. Ma non è semplice, la quadra in questo senso non si è ancora trovata”.  

Un apprendimento da raggiungere senza voti, che questa docente vorrebbe eliminare dalle valutazioni: “Un tempo avevamo giudizi molto descrittivi, lì con la dovuta delicatezza quasi dipingevamo un ritratto dell’allievo. Il voto è un numero, e non può racchiudere tutto il mondo di un individuo. Per i ragazzi è giudicante, nel voto si identificano e finiscono per studiare solo in funzione di questo".

Il lavoro con i ragazzi contro la dispersione scolastica e il cambiamento necessario nelle famiglie

Nella periferia reggina, l’insegnante ha lavorato in contesti minati dalla dispersione scolastica, flagello che non si può debellare senza un cambiamento culturale nelle famiglie: “Siamo sempre intervenuti tempestivamente con il tribunale e i servizi sociali, ma il fenomeno è forte perché per quei genitori mandare i figli a scuola non è una priorità. Il lavoro più grande è sulla mentalità”.

La scuola di oggi adotta schemi innovativi ma per Marina i vecchi moduli della primaria, di cui ha visto l’esordio, “rimangono il tipo di organizzazione didattica che io abbia mai visto in 41 anni di carriera!” Il sistema aziendalistico è per lei respingente: “E’ un modello di scuola asservito ai bisogni del grande sistema economico e finanziario, e anche l’autonomia, nata con motivazioni valide, cioè l’avvicinamento della scuola al territorio e alla realtà, ha favorito purtroppo la competizione tra istituti, in una gara che perde di vista l’obiettivo educativo”.

Un sistema che negli ultimi anni sta guardando in modo predominante alla formazione nel settore tecnologico. “E’ giusto – dice D’Arrigo – ma spingere troppo in questa direzione ha l’effetto di condizionare gli allievi, guidati verso questo settore per accontentare l’utenza più numerosa, senza ascoltare le inclinazioni personali, che non sono uguali per tutti”.

La prof con alcuni studenti

La scuola come la intende Marina è invece agli antipodi: “E’ un bellissimo gioco di squadra e di collaborazione che ha come obiettivo la formazione dei ragazzi, affiancandoli nella loro crescita e cercando di cogliere quella individualità che li rende unici, facendo emergere talenti nascosti, che non sempre rispondono a ciò che il ‘sistema’ richiede”.

Gli studenti sono meravigliosi, ma spostandosi dalle classi di bambini impegnativi da gestire agli adolescenti, la docente non nega la percezione di un allarme generazionale. “Non sarò la prima a dirlo – afferma – ma il degrado a cui assistiamo tra i giovani nella cronaca di questo periodo è colpa di un'ingerenza inappropriata dei genitori. A scuola questo si vive ogni giorno. I genitori, e quindi anche gli allievi, non riconoscono l’autorevolezza dei docenti e per questo nelle classi capitano episodi di ribellione alle regole ed espressioni verbali irrispettose. Il docente – aggiunge – non ha credibilità anche perché è all’ultimo posto anche nel riconoscimento da parte delle istituzioni, in Italia abbiamo ancora gli stipendi più bassi a livello europeo”.

Dopo la pensione l'impegno solidale nella scuola per stranieri Mondo in piazza

Arrivata al traguardo della pensione, la docente custodisce con gratitudine la memoria di incontri e pezzi variegati di umanità. Gli ex allievi di questi lunghi anni non l’hanno dimenticata e c’è anche chi attraverso Facebook la contatta per farle sapere che si è laureato o per condividere un successo personale. “Quello che rende più felice – racconta – è quando qualcuno mi dice che deve a me l’amore per la lettura. Io ho sempre letto molto con gli alunni perché penso che il primo passo verso la scoperta dei libri sia affascinarli verso l’atto stesso della lettura. Me lo hanno detto tanti di loro: per un bambino vedere la maestra che legge è suggestivo e questa immagine viene assorbita e favorisce l’imitazione, da cui poi nascerà il proprio interesse per la lettura".

Anche lontana da registro e lavagna, Marina continuerà a insegnare insieme ai volontari di Mondo in piazza, crocevia educativo dove gli stranieri imparano l’italiano e portano nella scuola all’aperto l’arricchimento delle loro culture. "L'insegnamento mi appartiene - conclude - e lo metterò al servizio di un progetto stupendo, nato solo dal desiderio di offrire gratuitamente la professionalità e il cuore di alcuni docenti a chi non ha nessuno strumento per vivere nella nostra città". 

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