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Sabato, 27 Aprile 2024
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Quei borghi fantasma dal fascino intramontabile, scopriamo i magnifici tre del Reggino

Conosciamo i misteri della "mano di pietra", le donne con i piedi di asino e il paese più triste della Calabria

Inquietanti, affascinanti e allo stesso tempo carichi di mistero. Sono lì inermi, da anni o forse secoli, inghiottiti dallo scorrere del tempo che inesorabile ne mostra tutti i segni. Il nostro viaggio da brividi attraverso i borghi "fantasma" parte dai magnifici tre del Reggino, quei paesi abbandonati  oggi meta solo di turisti e curiosi che continuano  a destare interesse e la cui storia non smette di stupire.

Si parte dai misteri della "mano di pietra" del sito dal fascino leggendario: Pentidattilo o Pentadàttilo in greco. Lo troviamo silenzioso e arroccato alla rupe del Monte Calvario, nella frazione di Melito di Porto Salvo, la cui forma ricorda una mano. Il borgo è stato abbandonato a partire dal disastroso terremoto del 1783, per poi svuotarsi progressivamente negli anni ’60 del novecento, oggi ha un solo abitante una contadina venuta da fuori. 

A questo luogo è legata una storia di sangue collegata agli  Alberti e alla vendetta del barone Bernardino Abenavoli culminata con una strage. Si racconta che quando Alberti fu ucciso poggiò la mano alla parete con le sue dita insanguinate e che ancora oggi  nella rupe di Pentidattilo, nel chiarore dell’aurora, le pareti si colorino di rosso, per questo chiamata Mano del Diavolo. Il paese è diventato da tempo location del Pentadattilo Film Festival.

Da menzionare Roghudi vecchio, che si trova sulle pendici dell'Aspromonte, fu abitato fino al 1050  ma poi a seguito di numerosi alluvioni che si svilupparono nei anni '70 del Novecento causando distruzione e morte fu definitivamente abbandonato.

Ci sono delle leggende che riguardano questo antico borgo: si dice che nelle mura delle case ci fossero dei chiodi in cui si legavano delle corde direttamente applicate sulle caviglie dei bambini per evitare che cadessero nei dirupi, ancora oggi le urla dei bambini caduti nei burroni si sentirebbe tra le vie del paese dal silenzio assordante. Qui c'è anche la Rocca del drago dove si troverebbe un tesoro dal valore inestimabile. Di fronte a Roghudi inoltre si narra, sempre secondo una leggenda, che ci fossero le andrade donne con i piedi a forma di zoccoli che rubavano i mariti alle donne del borgo.

E' costruito in pietra ciò che rimane di Africo Vecchio, sfortunato paese in preda all'abbandono nel 1951 sempre a causa sui un burrascoso alluvione. Viene etichettato il paese più povero e triste della Calabria, perché gli abitanti per via di malattie e della povertà dilagante si potevano nutrire  solamente di pane preparato con le lenticchie e le cicerchie. Una cittadina dalle origini molto antiche abitata anche dai monaci basiliani di cui se ne conserva traccia. Quel che rimane di Africo Vecchio sono oggi le tracce di costruzioni dilaniate dal passare del tempo. Oggi meta privilegiata di trekking alla scoperta della natura.

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