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In viaggio con i Bronzi di Riace

I Bronzi di Riace erano cinque? L'origine magnogreca rimanda alla maledizione di Edipo

I due colossi potrebbero essere Polinice ed Eteocle. Dalle convenzioni iconografiche alle testimonianze storiche tutte le ipotesi del prof Daniele Castrizio a cinquant'anni dal ritrovamento

Era il 16 agosto 1972 quando dalle acque di Riace furono riportati alla luce i Bronzi. I due colossi, di origine greca dall’inestimabile valore artistico-culturale, ancora oggi dopo cinquanta anni dal loro ritrovamento non smettono di affascinare tra dubbi e misteri che avvolgono la loro storia.

Daniele Castrizio-3Tra le tante ipotesi che hanno richiamato l’attenzione di studiosi di mezzo mondo, ce n'è una che prende sempre più piede: i Bronzi di Riace erano cinque? A sostenere questa tesi, avvalorata da prove bibliografiche e storiche oltre che artistiche, un “bronzista” d’eccezione: il professore Daniele Castrizio, docente di numismatica presso l’Università di Messina, membro del comitato scientifico del MArRC e profondo conoscitore delle statue venute dal mare.

Ma chi raffigurano quelle due sculture, quasi perfette, che oggi sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria? Dov’era diretta la nave, mai ritrovata, che li trasportava? E soprattutto perché si pensa che i Bronzi potessero far parte di un complesso monumentale fatto di cinque statue?

Andiamo per ordine sui bronzi oggi molte certezze scientifiche ci sono: “Non c’è più alcun dubbio che le statue risalgono alla metà del  V° secolo a.C - dichiara Castrizio - sappiamo con esattezza che il luogo dove hanno fuso le argille sia Argos nel Peloponneso. Tante sono le conferme storico-artistiche che si potrebbe trattare delle due statue che rappresentano il duello fratricida realizzate da Pythagoras di Reggio”.  

Il complesso monumentale del mito de “I sette contro Tebe” della tragedia di Eschilo

I due bronzi secondo Castrizio sarebbero Polinice ed Eteocle, quelli del mito de “I sette contro Tebe” della tragedia di Eschilo: “Il complesso monumentale stando alle testimonianze storiche - continua - era costituito dai due fratelli all’estremità, vicino Polinice c’era la sorella Antigone, al centro la madre che cerca di dividere i figli  e dall’altra parte Eteocle e l’indovino Tiresia, un uomo barbuto con il mento sul pugno chiuso che presagisce l’arrivo della morte. Rappresentazione tipica del V secolo che ritroviamo anche nei sarcofagi e ad Olimpia nel tempio di Zeus”.

Quali sono le prove a sostegno di questa tesi?  “A parlare sono le convenzioni iconografiche. La statua A , presenta una smorfia riconducibile a Policine, è l’unica statua al mondo esistente che mostra i denti e che simboleggia l’ostilità”. Un altro dettaglio farebbe pensare ai due fratelli, uno tiranno e l’atro esiliato: “Nel bronzo B (Eteocle) ci sono inequivocabili prove che indossasse la cuffia di cuoio kyne, l’emo del re, segno dorico del tiranno", aggiunge lo  studioso.

Anche la letteratura antica sembra non lasciare dubbio: queste cinque statue esistevano e si trovavano a Roma presumibilmente fino al IV secolo d. C.: “A  descrivere  i monumenti fu Publio Papinio Stazio, autore del I secolo d.C che ne parla nell'XI libro della Tebaide - specifica - a testimoniarne la presenza anche Taziano nel II d.C., probabilmente erano esposte nel tempio di Pompeo. La massima prova arriva dal  “Papiro di Lille” del poeta Stesicoro in cui c’è il fumetto del gruppo a cinque”.  Difatti una parte della Tebaide addirittura riporta il discorso della scena con i cinque personaggi del mito di Eteocle e Polinice: la madre cerca di dividere i figli che vogliono uccidersi a vicenda. 

Il complesso statuario raffigurante il mito dunque sarebbe stato esposto nella capitale con significato allegorico: un invito a non combattere le guerre civili, successivamente le statue sarebbero dovute  essere trasportate altrove ma durante il viaggio di ritorno qualcosa deve essere andato storto: “I bronzi nel IV secolo d.C dovevano essere portati da Costantino e figli a Costantinopoli ma c'è stato il naufragio. Non sappiamo se in quella nave ci fosse il resto delle statue. Una cosa è certa, sarebbe straordinario che per il cinquantenario potessimo ritrovare il relitto e magari anche solo una delle statue mancanti”.
 

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