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Lunedì, 29 Aprile 2024
Lotta agli stupefacenti

Il nuovo sballo nelle droghe sintetiche, cresce la preoccupazione delle forze dell'ordine

Cocaina rosa e Fentanyl le nuove frontiere dei narcos e l'idea utopica di Gratteri di vedere l'Onu in campo contro i narcotrafficanti

La nuova frontiera dello sballo sono le droghe sintetiche. Il Fentanyl, ribattezzata la droga degli zombie, sta invadendo gli States, mietendo vittime sui giovanissimi a stelle e strisce, arriva dalla Cina ed è una presenza ingombrante e pericolosa che, secondo gli investigatori delle forze dell’ordine, potrebbe invadere l’Europa da un momento all’altro. 

Scrive il New York Times - come riporta l’Agi - che in totale, secondo le autorità sanitarie, “nel 2021 sono stati registrati 107.622 decessi per uso di droghe, di cui il 66% legati al Fentanyl”. 

In media, si legge in un lancio dell’Agi, ogni sette minuti una persona muore per gli effetti di un prodotto sintetico poco costoso, cinquanta volte più letale dell'eroina, originariamente creato per alleviare dai dolori malati di cancro. Il suo nome è Fentanyl, un farmaco distribuito in tutte le forme, liquido, in polvere e in compresse, che sta devastando gli Stati Uniti.

Il Fentanyl provoca stordimento ed euforia, è censito dalla Direzione centrale per i servizi antidroga italiana e, insieme a una trentina dei suoi analoghi, è annotato nella Tabella I delle sostanze stupefacenti, di cui al Decreto del Presidente della repubblica numero 309/90

L’altra sostanza è ancora un progetto ampiamente avviato, come anticipato dal procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, che sta maturando sulla terra rossa dell’Amazzonia. Si tratta della cocaina rosa sulla quale stanno lavorando i cocaleros della Bolivia. Questa sostanza sarebbe inodore e, quindi, difficilmente rintracciabile dai cani antidroga. 

Una droga che genera visioni e distorsioni della realtà, molto costosa e per questo ritenuta la “droga dell’alta società”. Di questa cocaina rosa si è già registrato un sequestro, compiuto dalla Guardia di finanza di Varese che ha stimato il valore in purezza attorno ai 150 mila euro al chilogrammo.

Se il progetto della cocaina rosa, prodotta sinteticamente nei laboratori del Sud America, dovesse trovare riscontro fra i narcosi subequatoriali per il mercato delle sostanze stupefacenti internazionale sarebbe una vera e propria, pericolosa, rivoluzione.

Le distanze fra i due laboratori chimici delle droghe sintetiche non è poi molto ampia. Se si prende la cartina geografica e si fanno combaciare i due lembi fra la Cina e il Sud America non ci sta poi tanto oceano a dividere le due Nazioni.

Ai microfoni di “Giù la maschera”, il programma condotto su Rai Radio 1 da Marcello Foa, l’ex capo dell’ufficio di procura di Catanzaro ha fatto risuonare una sua utopica idea: quella di vedere l’Onu come parte attiva nella lotta al traffico internazionale delle sostanze stupefacenti.

Come? Avviando una trattativa con i cocaleros di Colombia, Bolivia e Perù (i tre Paesi del Sud America dopo si produce oltre il 90% della cocaina che viene esportata verso il continente europeo. Trasformando le piantagioni di cocaina in coltivazioni di caffè, investendo il denaro occorrente per coprire i “mancati ricavi” legati al prezzo più basso dei chicchi di caffè rispetto alle dosi di polvere bianca e controllando direttamente,  con i baschi blu, che i cocaleros rispettino i patti e, se così non fosse, procedendo al loro immediato arresto e alla distruzione delle piantagioni.

Ma questa appare, appunto, un’utopia. Anche perché, come sostenuto dal procuratore Nicola Gratteri, in questa fase - contrassegnata dalla guerra in Ucraina e dalle fibrillazioni sanguinarie in Medio Oriente - per trovare l’Onu bisognerebbe “contattare Chi l’ha visto”.

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