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Lunedì, 29 Aprile 2024
Le proposte / Arghillà

"Il ghetto di Arghillà è stato voluto e mantenuto dal Comune", la replica delle associazioni al sindaco

È quanto affermano in una nota Un mondo di mondi, Centro sociale Cartella, Ancadic, Reggio non tace, Società dei territorialisti onlus

Non ci stanno le associazioni Un mondo di mondi, Centro sociale Cartella, Ancadic, Reggio non tace, Società dei territorialisti onlus riunite nell'Osservatorio sul disagio abitativo ad accettare le dichiarazioni del sindaco Falcomatà sul quartiere nella periferia nord di Reggio Calabria, Arghillà. Per questo hanno voluto replicare con una nota congiunta, dove tra l'altro, mettono anche nero su bianco le azioni concrete da portare avanti per uscire dal ghetto.

"La dichiarazione del sindaco Falcomatà sul ghetto di Arghillà - scrivono - che avrebbe come causa le famiglie rom è del tutto priva di fondamento e fortemente  discriminatoria perché il ghetto è stato voluto e mantenuto dal Comune. Difatti il ghetto di Arghillà è nato non per la presenza delle famiglie rom ma a causa della scelta politica del Comune di Reggio Calabria, negli anni Ottanta e Novanta, di autorizzare la costruzione di 950 alloggi, (il 15,65% degli alloggi dell’intero patrimonio erp attuale)  tutti concentrati in un luogo separato dai centri abitati e quindi di concentrare un altissimo numero di famiglie a reddito basso in un luogo isolato dal contesto sociale della città. 

Questa scelta politica ha determinato, com’era assolutamente  prevedibile avendo autorizzato prima il Cep di Archi, un’altissima concentrazione di famiglie a reddito molto basso e quindi ha sviluppato un ambiente abitativo con un capitale sociale molto deprivato, dove le possibilità di inclusione sociale delle famiglie sono prossime allo zero, la condizione sociale peggiora di giorno in giorno e le conseguenze sono degrado e devianza".

Gli studi sociologici sulle cause del degrado nei ghetti

"Quest’analisi sulle cause del ghetto di Arghillà - continuano le associazioni -  è ricavata dagli studi sociologici degli ultimi 40 anni che hanno individuato la causa dell’emarginazione e del degrado  nei  ghetti urbani  nella  concentrazione di tante famiglie a reddito molto basso . Questo fenomeno è stato denominato dai sociologi “effetto concentrazione” o “effetto vicinato “ (Wilson, W. J. (1987) (1993) ( 1997); Sampson (1995) (2003), (2006), (2012); Pugliese Enrico (1999); Enrica Morlicchio (2004). L’effetto della  concentrazione, secondo la scienza sociologica, non ha alcun determinante etnico,  ma solo aspetti di tipo sociale. E’ evidente che questo non significa giustificare o sottovalutare fatti criminosi che sono sempre di responsabilità personale. Significa mettere in evidenza e ribadire una volta di più che se non si incide sulle cause, o se addirittura si concorre a determinarle, non ci si può meravigliare degli effetti e delle domande che effetti ci pongono.

In altre parole Arghillà sarebbe oggi un ghetto anche se non ci fosse nessuna famiglia rom.

La politica comunale dei ghetti urbani che a Reggio Calabria ha realizzat  il Cep di Archi e dopo  Arghillà nord è, purtroppo, molto diffusa nel mondo e risponde all’idea urbanistica dominante di una città divisa per funzioni e classi sociali . Quindi nell’ordine delle separazioni questo modello urbano prevede anche i ghetti nei quali concentrare le famiglie più povere ed emarginate, anche a costo di mettere in conto  le conseguenti  situazioni di degrado e devianza  da tenere sotto controllo con i periodici interventi massicci  delle forze dell’Ordine. 

Ma la politica comunale dei ghetti urbani non è solo quella che ha deciso la costruzione dei 950 alloggi di Arghillà, ma è pure quella che dopo la costruzione  ha speso  negli ultimi 25 anni diverse decine di milioni di euro di soldi  pubblici in progetti  e ancora oggi ne sta spendendo parecchi per cercare di implementare i servizi e sorvegliare meglio il quartiere. Questo importante impegno di denaro , che molto probabilmente  sarebbe stato sufficiente ad eliminare più  volte il ghetto dislocando tutte le famiglie altrove, è stato utilizzato in maniera tale da mantenere di fatto in vita il ghetto stesso e non è servito nemmeno ad attenuarne gli effetti devastanti dell’esclusione sociale. Data la situazione la politica comunale  per nascondere ancora meglio  le sue responsabilità ha “costruito” la narrazione per la quale la  causa del ghetto sono le famiglie rom che, essendo  i cittadini reggini  più discriminati in assoluto, costituiscono il perfetto capro espiatorio sul quale scaricare l’intera colpa. Difatti quasi tutti credono veramente che il ghetto di Arghillà è dovuto ai rom".  

L'equa dislocazione

"Di fronte a questo quadro sconcertante - spiega l'Osservatorio sul disagio abitativo -  esiste però una via di uscita che è quella dell’equa dislocazione  individuata dalle stesse ricerche sociologiche che hanno scoperto la causa del ghetto. L’equa dislocazione è stata  sperimentata con buoni risultati in molte città, ma anche nella nostra in  controtendenza rispetto alla prevalente  politica dei ghetti e all’idea di città divisa.

Da questo punto di vista la promessa del sindaco di delocalizzare le famiglie rom che lui individua come causa del ghetto potrebbe, comunque, essere interessante se messa alla prova dei fatti venisse attuata per superare la politica di ghettizzazione e quindi la concentrazione dei 950 alloggi e famiglie. Questo significa che la promessa  di equa dislocazione  in altri quartieri della città  dovrebbe riguardare non solo le famiglie rom ma anche  le famiglie non rom  di Arghillà che sono la maggioranza. Inoltre gli alloggi liberati con la dislocazione dovrebbero essere destinati , in accordo con l’Aterp Calabria ,  a sedi  della Scuola, dell’Università o di altri enti pubblici in modo da diminuire effettivamente la concentrazione di alloggi e di famiglie ad Arghillà. Se gli alloggi liberati non venissero destinati ad altri utilizzi verrebbe vanificata l’equa dislocazione, perché altre famiglie  molto povere prenderebbero subito  il posto di quelle dislocate .

Ma per fare questo non basta una promessa fatta in un incontro di Comitato ordine e sicurezza,  servono fatti concreti. Oggi ci sono le condizioni perché il sindaco possa effettuare  veramente  la dislocazione promessa. Ma per farlo il primo cittadino dovrebbe da domani definire  un programma che preveda delle precise azioni". 

La proposta verrà presentata al tavolo prefettizio 

Al prossimo tavolo prefettizio, che si terrà il 17 gennaio 2024, le associazioni arrivano con azioni precise e chiare, scritte nero su bianco.

"Le azioni che proponiamo delineano un piano di azione  prevedendo  un preciso equilibrio tra l’equa dislocazione e le azioni di assegnazioni degli alloggi alle famiglie vincitrici delle graduatorie in modo che  l’equa dislocazione non solo non  sia di impedimento alle nuove assegnazioni ma costituisca  un’occasione di sviluppo concreto della politica degli alloggi popolari.   

La prima azione da realizzare dovrebbe essere quella di rendere veramente operativo il settore degli alloggi Erp  sia per garantire le nuove assegnazioni dei vincitori delle graduatorie, che per  poter effettuare la dislocazione promessa  trasferendo al settore Erp almeno 20 funzionari dei 130 neoassunti dal Comune. Nell’ambito di questa azione di potenziamento del personale sarà necessario assegnare al settore Erp un gruppo di vigili urbani che è indispensabile per il funzionamento di questo ambito. 

Per il reperimento degli alloggi necessari per l’equa dislocazione e per le nuove assegnazioni sarà necessario prevedere  lo sviluppo strutturale delle verifiche e del turn-over,che nell’ultimo mese è stato avviato con le prime assegnazioni, ma è pure necessario prevedere l’attivazione di risorse finanziarie per l’acquisto di nuovi alloggi. Per quest’ultima azione il sindaco dovrebbe da subito richiedere  la modifica del progetto Pinqua destinato ad Arghillà chiedendo che almeno 10 dei 20 milioni di euro del  finanziamento vengano destinati all’acquisto di alloggi (il bando del progetto lo prevede) da utilizzare per l’equa dislocazione abitativa. (Ricordiamo che l’associazione Un Mondo di Mondi aveva chiesto al Comune di presentare il progetto Pinqua come acquisto di alloggi da utilizzare per il diritto alla casa, ma il Comune ha preferito presentare il progetto per mantenere lo status quo  di Arghillà).

Insieme alle risorse del Pinqua il sindaco dovrebbe attivare per  le nuove assegnazioni ed in parte anche per l’equa dislocazione gli 11 milioni del Decreto Reggio destinati all’acquisto di alloggi. Oltre alle suddette risorse il Comune potrebbe richiedere dei fondi del Pon Metro finalizzati all’acquisto di altri alloggi, come ha fatto il comune di Messina. Potrebbe, inoltre, insieme all’Aterp Calabria richiedere alla Regione per l’acquisto di alloggi la quota parte dei fondi Gescal che la Calabria  non ancora utilizzato.

Per  inquadrare il progetto di equa dislocazione nell’ambito della normativa regionale vigente (LR 32/1996) come mobilità di emergenza sociale, dopo le necessarie regolarizzazioni sarebbe necessario effettuare alcune azioni. La prima azione dovrebbe essere quella di approvare di concerto con l’Aterp il piano di mobilità per i cambi alloggio. In questo modo l’equa dislocazione sarebbe anche una risposta, nel rispetto della normativa vigente , alle centinaia di istanze  di mobilità che provengono da anni  proprio dalle famiglie  rom e non-rom di Arghillà.

La seconda azione dovrebbe essere l’attivazione di un  protocollo di intesa con  l’Aterp Calabria per favorire, in tempi brevi, il disbrigo delle  pratiche di regolarizzazione delle situazioni locative di Arghillà, che consentirebbe di  effettuare poi i cambi alloggio in altri quartieri della città secondo il piano di mobilità  e per programmare infine  l’utilizzo degli alloggi liberati per altre finalità .

Viste le oggettive difficoltà in cui versa l’Aterp Calabria, in alternativa al suddetto accordo il Comune, per semplificare l’operazione di dislocazione e di effettivo superamento del ghetto potrebbe chiedere all’Aterp Calabria l’affidamento degli alloggi di Arghillà assumendone la proprietà e la gestione come hanno fatto tanti altri comuni delle provincia di Reggio Calabria.

Auspicando che il sindaco voglia veramente attuare l’equa dislocazione promessa, l’associazione Un mondo di mondi, che ha una lunga esperienza in questo ambito dell’equa e gli altri enti dell’Osservatorio sul disagio abitativo garantiranno la loro collaborazione anche attraverso il Tavolo prefettizio".  

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