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Il fatto / Gioia Tauro

Era cieca per l'Inps ma usava il cellulare, i carabinieri denunciano una donna

Dovrà difendersi dall'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per circa 200 mila euro. Indagati anche due medici che avrebbero firmato i certificati di invalidità

Usava il cellulare, faceva le pulizie di casa e firmava documenti senza particolare difficoltà, ma per l'Inps era cieca. Ora una donna 48enne di Gioia Tauro, pensionata, dovrà difendersi dall'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. Questo dopo che i carabinieri della locale compagnia, coordinati dal comandante provinciale dell'Arma Marco Guerrini, l'hanno denunciata ed hanno stabilito in 208 mila euro il totale dell'indennità indebitamente percepita dalla stessa. Mentre risultano indagati due medici che avrebbero certificato l'invalidità della donna.

Per i militari della compagnia di Gioia Tauro, infatti, la donna sarebbe gravemente indiziata per la percezione indebita della pensione d’invalidità riservata ai soggetti affetti da “cecità assoluta”.

Nello specifico, l’indagine, condotta dai militari della stazione carabinieri di Gioia Tauro, ha permesso, soprattutto attraverso svariati servizi di osservazione e pedinamento, di riscontrare comportamenti assunti dalla donna con estrema dimestichezza e facilità come il semplice gesto di “scrolling” sul touchscreen del cellulare così come l’assoluta autonomia dimostrata nel firmare atti o nei movimenti di quotidiana “routine” da non risultare sicuramente di così facile esecuzione anche nello status di “non vedente”.

Dagli accertamenti posti in essere dai militari dell’Arma, in particolare, è emerso che la donna per circa 15 anni, a causa delle false attestazioni sull’invalidità, avesse percepito indebitamente un’indennità stimata dall’Inps di circa 208.000 euro.

A risultare indagati, anche i due medici che, in diverse circostanze, avrebbero certificato l’invalidità della donna: i reati contestati, quello di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, nonché falso materiale commesso da pubblici ufficiali in atto pubblico, in concorso. "Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari - spiegano i carabinieri - rimangono salve le successive determinazioni in fase dibattimentale".

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