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Sabato, 27 Aprile 2024
Lavoro e territorio / Campo Calabro

Nel nuovo cash&carry di Campo Calabro tornano a lavorare gli ex Gdm

Grazie a un accordo portato a buon fine Filcams Cgil tra i 40 dipendenti dell'azienda ci sono anche 12 lavoratori della struttura industriale al centro di una lunghissima vertenza

Hanno voluto condividere la loro felicità con il sindacato che ha consentito di scrivere un lieto fine alla storia lunga dodici anni dell'ex Gdm di Campo calabro: giovedì i dodici lavoratori e lavoratrici che hanno lottato durante tutta la lunga odissea dello stabilimento industriale e saluteranno l'apertura al pubblico del nuovo cash&carry, ma già stamattina il clima era di festa nella struttura, sede della conferenza stampa indetta da Filcams Cgil per raccontare l'esito felice di una vertenza complessa e sofferta. 

L'ultima tappa si era consumata un anno e mezzo fa con un sit in di protesta, richiamando l'attenzione sul grande spreco del capannone abbandonato nel cuore di una delle principali zone industriali di Reggio Calabria. Alle spalle di quell'ennesimo appello c'era il destino tortuoso di quei lavoratori, un'odissea costellata di episodi drammatici, dal fallimento della società proprietaria dell'immobile alle successive assegnazioni tentate per tenere in vita lo stabilimento chiuso, tra guai giudiziari e l'ultimo stop del Mise all'aggiudicazione definitiva alla ditta che avrebbe dovuto rilevare riavviare l'attività e invece si trasformò in un'altra speranza distrutta.

In conferenza stampa hanno ripercorso la vicenda Giuseppe Valentino, segretario generale Filcams Cgil Calabria, Samantha Caridi, segretaria dell’area metropolitana Cgil Reggio Calabria, e Valerio Romano, segretario generale Filcams Cgil metropolitana, insieme a una rappresentanza dei 12 dipendenti tornati al lavoro due mesi fa grazie a un accordo tra Filcams territoriale e regionale e la ditta del gruppo Maiora. In realtà nel punto Alta Sfera che aprirà i battenti alla vendita giovedì i lavoratori già in servizio sono in numero triplo, perché l'azienda ha assunto complessivamente circa 40 persone, ampliando il nucleo di quella dozzina che aveva vissuto il difficile percorso dell'attuale cash&carry. 

Il cash&carry di Campo calabro

"Oggi inizia una storia nuova per Campo Calabro - commenta Giuseppe Valentino - proprio in quel capannone che adesso torna in armonia con lo Stretto ed il suo meraviglioso panorama, una struttura che noi non abbiamo mai smesso di considerare spendibile per creare opportunità di lavoro e sviluppo sul territorio. Negli ultimi due anni - prosegue - abbiamo rafforzato la nostra azione per questi lavoratori, rimasti senza ammortizzatori sociali e fuori anche dal periodo coperto dalla Naspi. L'azienda è stata molto disponibile ed ha riconosciuto il valore della battaglia sindacale, e grazie al nostro accordo già da qualche mese queste persone riescono nuovamente a portare il pane a casa".

Nella struttura sono stati investiti 5 milioni di euro, oltre alle risorse in forniture e il movimento generato nell'indotto. "Tante aziende del territorio reggino - continua il sindacalista - hanno deciso di essere presenti nel cash&carry con i loro prodotti. E' un'operazione di cui siamo molto soddisfatti perché sta generando economia e occupazione pulita, oltre a valorizzare l'area industriale e promuovere la filiera"

Un grande merito va ai lavoratori storici dell'ex stabilmento Gdm, che non si sono arresi. "Qui sfatiamo la retorica che circola in Italia, e anche a livelli governativi, dei calabresi che stanno in poltrona aspettando il reddito di cittadinanza - continua il segretario generale Filcams Calabria - perché queste persone ci hanno dato fiducia e hanno creduto nell'obiettivo di riprendersi il loro posto di lavoro... eppure parliamo di stipendi tutt'altro che alti, ma loro non volevano vivere alle spalle dello Stato ma tornare a lavorare, nonostante anni di lotte e delusioni".

Essere ancora qui, parte dell'avventura di un'attività che rinasce, non era scontato perché quei dodici non avevano alcun diritto alla riassunzione da parte della nuova azienda, e il risultato è stato possibile soltanto grazie alla determinazione di Filcams. Qualcuno degli ex colleghi aveva anche provato a scoraggiarli davanti a una meta che si allontavana sempre più: la vertenza infatti è andata avanti con pochissimo sostegno da parte degli enti, fermi al ruolo di semplici intermediari di atti tra il sindacato e i ministeri. "Su questa strada - dice ancora Valentino - abbiamo incontrato istituzioni sorde e quasi infastidite dalla nostra insistenza, al massimo ricevevano e giravano i nostri carteggi. Siamo consapevoli che questa realtà è una mosca bianca, e senza un cambiamento di mentalità su quel fronte non riusciremo a salvare le tante altre situazioni simili".

E c'è una richiesta molto specifica. "La prefettura - conclude il dirigente sindacale - deve istituire il tavolo per i beni e le aziende confiscati, previsto dal codice antimafia. E' uno strumento fondamentale e ci permetterà di trovare e recuperare molte altre storie positive del nostro territorio".   

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