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Covid, tanti reggini in attesa di tampone e certificato: il sistema è andato in tilt

Le testimonianze di persone contagiate bloccate a casa anche al termine del periodo obbligatorio di isolamento

“Sono a casa chiuso in isolamento e ancora aspetto le comunicazioni dopo aver fatto il tampone al drive in”. Non è il solo Mimmo a segnalare la lunga attesa per la certificazione della guarigione. Con la quota giornaliera di nuove infezioni da Sars-Cov-2 schizzata alle stelle, è andato in sofferenza anche il sistema delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziali, istituite con l’inizio della pandemia, che dovrebbero bussare a casa dei pazienti affetti da Covid. Il sistema è andato in tilt, troppi contagi e troppi tamponi e malgrado i drive in disposti in città non si riesce a smaltire la richiesta.

“Sono vaccinato, - racconta Mimmo - con due dosi e malgrado questo ho preso il Covid da mio cognato. Così appena saputo che lui era positivo, sono andato alla Stazione centrale dove c'è il servizio della Croce rossa, qui mi hanno detto che era troppo presto per fare il tampone visto che il contatto con il positivo era stato il giorno prima, e di chiamare il mio medico e così ho fatto.

Poi il 17 sono stato convocato al drive in di Pentimele e qui è stata riscontata la mia positività. Nessuno è venuto a casa mia, per fare i tamponi ai miei familiari. Vivo con mia moglie, mio figlio, e due anziane: mia madre e mia zia. Mi ha chiamato la prefettura, i carabinieri, tutti per informarmi dell'iter e del divieto di uscire. Finalmente giorno 31 mi è arrivata la chiamata per andare al drive in a Pentimele e sono andato con moglie e figlio, abbiamo fatto tutti il tampone e da quel giorno stiamo aspettando i risultati. Eppure avevano detto che dopo 72 ore avremmo avuto l'esito. In quell'occasione ho anche detto che a casa c'erano mia madre e mia zia che dovevano fare il tampone e così a Capodanno sono venuti e hanno eseguito il test. Ma ancora nessuna comunicazione è arrivata. Se per caso dovesse arrivare che c'è qualcuno di loro positivo, si starà ancora chiusi in casa...”. 

“Sto chiamando ai numeri dell'Usca, sto scrivendo email ma niente - afferma ancora Mimmo. Capisco che ci sono molti casi ma penso che si poteva gestire meglio”.

Stessa situazione anche per la piccola Ilaria, otto anni, ed il suo papà Paolo: “La bambina è stata contagiata a scuola. Appena saputo che c'era un positivo in classe, il 15 dicembre siamo andati in farmacia per il tampone e Ilaria è risultata positiva. Ha avuto febbre e tosse e nel frattempo ci ha chiamati l'Usca per il tampone al drive in il 23 dicembre e qui è stata confermata la positività”.

Dopo pochi giorni anche il papà, che aveva già fatto due dosi di vaccino,  ha accusato sintomi. Insieme al figlio e alla moglie, che ha già tre dosi di vaccino, hanno fatto il tampone domiciliare con un istituto privato accreditato. “Abbiamo pagato 180 euro” papà Paolo è risultato positivo. “Aspettiamo notizie dall'Usca, che ci convochino in qualche drive in per fare il tampone che certifichi la negatività ma ancora nulla. Nessuna email, nessuna informazione. Alcuni sono stati convocati ad un drive in a Gallico marina davanti al piazzale dell'ex Papirus e gli è stato detto di non convidevere con nessuno il luogo, proprio per evitare che si presentino persone per il tampone che non sono stati contatti dall'Usca".

D’altronde, a prescindere dal periodo obbligatorio di isolamento (per i positivi) o quarantena (per i contatti stretti), anche nella mail che i pazienti ricevono dall’Asp, una volta risultati positivi, non vengono fornite indicazioni sui tempi d’intervento dell’Usca. Bisogna aspettare con pazienza e visto l'aumento di contagi c'è ormai molto da attendere.

Il direttore dell'Asp Giuffrida: "Situazione di sovraccarico"

“Siamo in una situazione di sovraccarico – spiega Sandro Giuffrida direttore dell'Asp – noi come laboratorio ogni giorno processiamo duemila tamponi. Ma in questo periodo ci sono molti tamponi effettuati. L'Usca proprio per venire incontro all'esigenze dei cittadini e anche dei medici ha allestito i drive in ma ovviamente c'è da attendere. Questa è una situazione che riscontriamo non solo a Reggio ma in molte città italiane”.

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