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Sabato, 27 Aprile 2024
Ciak in città

Doretta, trucco e lustrini contro le discriminazioni in una Calabria che cambia

La drag queen interpretata dal reggino Salvatore Piromalli è protagonista del docufilm "I Leoni", finanziato da Calabria Film commission

Un set interamente ambientato in Calabria e con artisti e meastranze del territorio, ma soprattutto un'opera che vuole raccontare Reggio in modo inedito e contemporaneo, fuori dagli stereotipi, i vittimismi e le raffigurazioni cupe. Battuto da pochi giorni il primo ciak, il documentario "I Leoni", diretto da Emiliano Barbucci e sceneggiato dallo stesso regista a quattro mani con il giovane autore Emanuele Milasi, proseguirà le riprese per tutta l'estate, seguendo la vita artistica e le vicende personali del gruppo di drag queen Doretta e le Portinaie.

Reggini sono regista, sceneggiatore e la protagonista Doretta, ovvero il performer Salvatore Piromalli, che spiega il senso del titolo: "Il leone è il simbolo più antico della nostra città ed è anche l'animale recluso nella villa comunale, che nel film simboleggia l'evoluzione che ha avuto Reggio nei confronti della comunità Lgbt: anche noi in passato ci siamo sentiti come quei leoni, chiusi in una gabbia angusta e ignorati da tutti. Eravamo abituati a vederli in quel modo e neanche gli animalisti ci facevano caso. Quello spazio ristretto era come i luoghi dove la comunità gay viveva senza essere mai davvero vista dalla gente". 

L'idea è della ricercatrice dell'università di Exeter Maria Elena Alampi e di Michele Geria, produttore e direttore del Reggio Calabria film festival, il docufilm ha ottenuto il sostegno della fondazione Calabria Film Commission attraverso il bando di finanziamento alle produzioni audiovisive del 2022. Un progetto, dunque, che parte da lontano ed è legato ai cambiamenti vissuti dalla comunità Lgbtqia+ a Reggio, osservati con lo sguardo originale e dissacrante delle drag queen.

Doretta è madrina dei Pride dello Stretto, e Piromalli ricopre ("con grande orgoglio", dice) il ruolo di presidente onorario dell'arcigay "I due mari", che sta collaborando al documentario, che ha anche il supporto di Arcigay nazionale e Let's Queer It(aly). "Una sera - spiega Geria - ci capitò di assistere a uno spettacolo delle Portinaie nello stesso periodo in cui con Maria Elena si parlava di fare qualcosa su questo tema. Abbiamo coinvolto Doretta perché ci ha affascinato la sua missione. Salvo fa la drag queen - continua - ed è anche un ambasciatore dei diritti Lgbt, ci è piaciuto molto vedere come riesce a portare i suoi spettacoli in borghi e paesi piccoli, dove è accolto con calore.

Ed è questo che vogliamo mettere in risalto nel docufilm, il mondo delle  drag queen in rapporto con la parte positiva e inclusiva del nostro territorio". Seguendo Doretta tra piazze e locali, nel documentario ci sarà l'occasione di filmare la bellezza di paesaggi calabresi noti o da scoprire, che si amalgamano con gli spettacoli delle queen: una deformazione professionale per Geria, location manager il cui fiuto ha attratto in Calabria produzioni cinematografiche e televisive di grande riscontro (tra i più recenti, un titolo su tutti è quello della serie Disney+ "The Good Mothers", premiata al festival di Berlino). 

Continuano Geria e Alampi: "Nel territorio l’arte delle drag queen è diventata una forma di espressione creativa che promuove l’autenticità, la libertà e l’empowerment e Doretta con il suo talento si è guadagnata una visibilità che merita il grande schermo perché intrattiene da anni il pubblico diffondendo un messaggio di accettazione di sé e amore per gli altri".

Maria Elena Alampi aggiunge: "Ho conosciuto Salvatore nel 2020 ospitandolo durante una puntata della serie on line Let's Queer It(aly) patrocinata dal dipartimento di studi italiani dell'università di Birmingham, e c'era anche la presidente dell'arcigay reggino Michela Calabrò, ci siamo trovati in sintonia. Sulla scelta di regista e sceneggiatore, Milasi ci è sembrato la persona giusta perché si è fatto notare con 'La timidezza delle chiome', film candidato ai David, un lavoro che parla di diversità e inclusione, e di Barbucci avevamo apprezzato il documentario Gramsci 44".

Un'immagine delle riprese (fot Fb Calabria Film Commission)

Il circuito di distribuzione di "I Leoni" sarà in un primo momento quello dei festival. Sulla trama cast e produttori mantengono un po' di segretezza, alcune scene saranno girate durante il prossimo Reggio Pride. Per Salvatore Piromalli le riprese, iniziate a Villa San Giovanni in una delle variopinte traversate sul traghetto di Doretta e le Portinaie, sono pervase dalle emozioni: "Sono fiero di essere stato contattato per questo progetto perché tengo moltissimo alla mia città e sono felice di poterne fare emergere il lato migliore. Sarà anche una bella responsabilità, Doretta ha un pubblico numeroso che sicuramente guarderà e giudicherà il film con molta attenzione". 

Nonostante le varie sfaccettature del gender siano ampiamente analizzate e divulgate, molti ancora confondono drag queen e persone trans. 

"Oggi esistono tantissime categorie di identità di genere ed è difficile spiegarle con classificazioni nette, ma la drag queen non ha nulla a che fare con la transazione. Si tratta di un uomo che decide di fare spettacolo attraverso il trasformismo indossando abiti femminili enfatizzati al massimo, e che vuole trasmettere emozioni, che siano di riflessione o divertimento puro. Noi ad esempio siamo dichiaratamente omosessuali, ma viviamo bene nel nostro corpo e senza nessun tipo di disagi".

In questo film però non c'è soltanto Doretta come personaggio da show. Il vostro gruppo, nato nel 2009, partecipa ai Pride con un ruolo preciso e militante all'interno della comunità Lgbt locale

"Sin dalla nascita di questo personaggio ho associato l'arte alla volontà di fare da portavoce di una comunità. Ricordiamo che il primo Pride in assoluto è nato negli Usa proprio dopo lo sfogo di una drag queeen, che scagliò una scarpa col tacco contro un agente, esasperata dalle continue visite della polizia nel locale gay dove si esibiva. Fu la prima a dire basta e da quella rivolta si generò poi il movimento. Secondo me la drag queen dovrebbe sempre avere anche uno spessore sociale. Noi ci mettiamo in mostra e siamo figure egocentriche,  possiamo essere la voce di chi ancora non ha il coraggio di esporsi e vivere liberamente la sua natura. Questo pensiero da subito mi ha differenziato, ho scelto di non essere solo il personaggio comico e animatore del pubblico, finito lo spettacolo io voglio comunicare anche la quotidianità che noi viviamo. Il nostro messaggio è di lottare al fianco di ogni minoranza, per arrivare a un mondo dove tutti abbiano gli stessi diritti. Credo che la drag queen riesca a trasmetterlo meglio di quanto faccia un comizio serio in giacca e cravatta. Nelle manifestazioni mi rendo conto che il mio intervento è il più seguito proprio perché mi presento così. Drag vuol dire strascico, inteso come le code degli abiti lunghi e appariscenti che indossiamo in scena e soprattutto nel senso del trascinare la gente". 

Agli albori del fenomeno le drag queen stupivano per trucco, lustrini e costumi spettacolari ma oggi il travestimento attrae moltissimi artisti con grande impatto visivo, da Achille Lauro ai Maneskin. In che modo riuscite a distinguervi e a offrire al pubblico una presenza scenica sempre forte e sorprendente?

"Personalmente non mi sono mai ispirato a personaggi moderni, il mio modello è il trasformismo di Loretta Goggi e Alighiero Noschese, che imitavano in maniera perfetta i vip dell'epoca a Canzonissima come al Cantagiro o il festival di Sanremo. Avevano truccatori pazzeschi: Noschese faceva i politici ma anche la Carrà e non si riusciva a distinguere la copia dall'originale. Io mi sono vestito anche da Donald Trump per me questa è l'arte di trasformarmi in qualcun altro. Credo di non essere mai banale perché il mio perspnaggio è rimasto sempre lo stesso, Doretta è la drag queen classica e in particolare interpreto una signora un po' anziana, sullo stile di Orietta Berti. Ma con me tra le Portinaie ci sono gli altri tipi della categoria showgirl. Il pubblico ci conosce e sa chi troverà sul palco, anche se ovviamente cambiamo i costumi e offriamo qualche novità".

Le attuali Portinaie sono Diamanda, Lady Godiva, Lady Aisy, Cherilyn e Nerisha, e fanno tutto da sole, anche in termini di costi. Si truccano, realizzano i loro abiti e sono autrici dei loro spettacoli. Anche se la loro tenuta del palcoscenico non lo farebbe mai pensare, nessuna di loro ha una formazione attoriale. 

"Con noi c'è anche Andrew Dj, un elemento fondamentale del gruppo che oggi si è stabilizzato in questa formazione ma se in futuro si unisse qualcun altro non abbiamo preclusioni. Nessuno di noi ha mai fatto teatro, in scena siamo spontanei, improvvisiamo. Girando il documentario per me la scaletta è stata un trauma, perché noi non potremmo mai lavorare così. Non sappiamo quale pubblico avremo di fronte e per questo gli spettacoli sono sempre diversi. L'approccio con gli spettatori è delicatissimo, un gioco che va bene a Reggio forse non è adatto al pubblico di Platì. Arriviamo in posti dove non hanno mai visto una drag queen e in quel caso iniziamo in modo distaccato, dobbiamo preparare il pubblico a una possibile interazione per poi coinvolgerli nello spettacolo classico.

Doretta sul set del docufilm (foto Fb Calabria Film Commission)

Vi è mai capitato di trovare spettatori sgradevoli o offensivi?

"No, io ho avuto soltanto esperienze positive, questo lavoro mi ha fatto conoscere una Calabria bellissima, che non voglio abbandonare mai. Molti amici della nostra comunità hanno deciso di andare fuori perché considerano opprimente l'ambiente di Reggio, gli sta stretto. Io non la penso così, credo che Reggio abbia bisogno di essere preparata ai cambiamenti, e noi dobbiamo restare per questo, soprattutto per chi verrà dopo di noi e potrà avere quello che a noi è mancato". 

Torniamo ai leoni della villa comunale, frequentata da omosessuali in cerca di libertà dal peso di una finta apparenza pubblica. Come è cambiata Reggio da quegli anni?

"La sera la villa comunale per noi si trasformava in un luogo di ritrovo ed erano le stesse ore in cui i leoni in gabbia, che di giorno dormivano, erano più attivi. Ci incontravamo lì ma tengo a dire che non era un ambiente torbido e finalizzato al sesso. E' chiaro che c'era gente che si appartava, ma si andava soprattutto per trovare gente con cui si poteva stare tranquilli e non avere problemi. Potevi guradare un ragazzo che ti piaceva senza correre il rischio di essere pestato. Da allora abbiamo visto tantissimi cambiamenti, certo non posso dire che l'omofobia non esista più. C'è, e per questo i pride sono ancora necessari". 

Nella tua attività con l'arcigay reggino stai notando ancora difficoltà nel coming out e nel vivere apertamente relazioni sentimentali omosessuali? Mi vengono in mente le scuole della città, dove i ragazzi si dichiarano tutti etero tranne eccezioni che si contano sulle dita di una mano. Ed è improbabile che sia la verità. 

"Il coming out è sempre un momento molto complesso da affrontare, e per questo in arcigay ci sono sportelli di tipo legale e psicologico che supportano le persone. E' una scelta difficile perché non tutte le famiglie sono pronte ad accogliere questa comunicazione, ma è già importante parlarne con qualcuno, è l'inizio della liberazione. A queste persone non bisogna mettere fretta, e non devono sentirsi giudicate. Noi che siamo usciti allo scoperto non siamo migliori di loro. Al contrario, bisogna far capire che trent'anni vissuti nella bugia pesano come diecimila ma non è mai troppo tardi, quando si decide di dichiarare se stessi si vive finalmente tutto e con gli interessi, anche quello che si era perso. Credo che queste sensibilizzazione debba iniziare nelle scuole, sede delle prime discriminazioni, che possono colpire ogni tipo di diversità dall'immagine socialmente accettata, i gay ma anche i ragazzi e le ragazze in sovrappeso. Noi ci battiamo per tutti, spesso le famiglie sono distratte ed ecco perchè sono fondamentali l'attivismo delle associazioni e la sensibilità delle scuole".

Doretta è amatissima, ma Salvatore ha mai subìto discriminazioni?

"Sulla scena siamo personaggi di spettacolo e nessuno pensa a noi come qualcuno che si possa prendere di mira per i suoi comportamenti. A me non è mai successo neanche nella vita, forse perché sono una persona riservata, però so bene che può accadere a chi invece sente di esprimere se stesso in modo eccentrico. È assurdo che si debba essere oggetto di insulti, essere derisi perché si indossano pantaloni attillati. Una risata può ferire come un pugno, ognuno deve avere il diritto di mostrarsi come è nella massima libertà, se questo non lede quella altrui".

Reggio sta scoprendo l'inclusione e il rispetto delle diversità, ma verso la comunità arcobaleno non è tutto pace e amore. Due anni fa una coppia gay è stata filmata mentre si baciava sul lungomare e offesa pesantemente nella divulgazione del video. 

"Conosco persone che non sono mai riuscite ad ammettere la loro natura persino con se stessi, sposati e fidanzati che vivono nell'infelicità. Di vita ne abbiamo una sola. Anche io nell'adolescenza avevo fidanzate donne, ma a un certo punto con il passare degli altri ho capito che dovevo decidere, perché in quel modo si spreca la vita rinunciando a stare bene. Io la maschera la metto soltanto sulla scena. Non so chi abbia girato e diffuso il video ma credo sia qualcuno che sta male e si sente in trappola. Qualcuno che dopo anni di bugie pensa di non poter dire chi è davvero per non distruggere la finta immagine che si è costruito. Chi ci giudica è un uccello che canta di rabbia nella sua gabbia, e in realtà vorrebbe essere come noi. Se non fai coming out con la famiglia o gli amici hai sempre la speranza di riuscirci e uscire dalla gabbia, ma se non lo ammetti neanche con te stesso la tua non è vita, è come se fossi morto". 

Nel docufilm ci saranno sia Doretta che Salvatore, in una parte più di fiction si racconteranno anche le storie private dei vari artisti. ll legame che si crea tra l'uomo e il personaggio in questo caso è molto particolare. "Ne parlerò nel film - conclude Piromalli - sicuramente quello tra Salvatore e Doretta non è un rapporto semplice, ma è qualcosa che ho scelto e mi piace, questo fa superare tutto. Citando un celebre film, certe volte io e lei siamo un po' come il dottor Jekill e ...Miss Hyde"   

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