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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista

L'emozione di Fabio Mollo a Venezia con Semidei: "Grande orgoglio e responsabilità per questo film"

Il regista reggino e la collega Cataleta parlano del documentario sui Bronzi di Riace presentato oggi in anteprima alla mostra del cinema nelle Giornate degli Autori

E' il giorno di "Semidei" alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo l'anteprima per la stampa, stasera al Lido il docufilm di Fabio Mollo dedicato al cinquantesimo anniversario dei Bronzi di Riace sarà presentato al pubblico con una proiezione alle ore 21 nella sala Laguna, nel programma delle Giornate degli Autori. 

Il regista reggino non nasconde l'emozione per un lavoro che ha un significato speciale nella sua carriera. "Nel raccontare la storia dei Bronzi - dice - ho sentito subito una grande responsabilità e sono orgoglioso che Palomar e la Calabria Film Commission abbiano pensato di affidarmi questo impegno. C'era una ricorrenza importante e la volontà di celebrarla, ma l'idea del progetto è stata quella di un racconto che andasse oltre l'arte e la storia dei Bronzi".

L'emozione di Fabio Mollo e la genesi del docufilm sul cinquantesimo anniversario

Semidei ripercorre la vicenda storica del ritrovamento dei Bronzi e li presenta come le opere d'arte più complesse mai esistite, ma sulle due antiche e meravigliose statue c'è uno sguardo inedito, che passa dalle emozioni che suscitano in chi le guarda. Come ha perseguito questo obiettivo attraverso un film?

"Siamo partiti da una riflessione, pensando ai Bronzi di duemila anni fa. Dalle ricerche sappiamo che le statue furono realizzate ad Argos ed esposte nell'agorà, al centro dell'antica città, e abbiamo immaginato le sensazioni che quelle imponenti opere suscitarono in chi le vide per la prima volta, pensando allo stesso stupore che in questi anni proviamo tutti nel vederle. I Bronzi non sono soltanto opere d'arte uniche al mondo ma hanno la capacità di raccontare una storia, per questo la forza travolgente che esercitano sull'osservatore di oggi è uguale a quella della prima esposizione nel museo di Reggio e che nel film si legge negli sguardi meravigliati della gente davanti alla loro bellezza". 

Nel film i Bronzi di Riace sono narrati dalle immagini documentaristiche di repertorio e nelle parole degli esperti, ma al centro del racconto c'è anche la gente del territorio e il loro rapporto con i guerrieri venuti dal mare e le tracce della Magna Grecia. 

"E' stata una scelta precisa, per cogliere tutte le diverse emozioni di chi vede i Bronzi. A raccontarli sono esperti come Daniele Castrizio e Nuccio Schepis, ma anche un ragazzo rom come Damiano, o una giovane donna di Riace come Carlotta. Ognuno dei loro sguardi restituisce la fascinazione senza tempo di queste opere".

I Bronzi furono salvati dal mare e potremmo considerarli atavici naufraghi giunti dal passato. Ma nel film ci sono altri stranieri approdati sulle nostre coste, come i migranti della strage di Cutro. Una tragedia, eppure pervarsa di speranza.

"A Cutro abbiamo assistito a un dramma, ma anche in quella terribile situazione si è rivelata l'accoglienza dei calabresi. E' un valore che noi abbiamo nel dna e i popoli della provincia ionica reggina lo hanno sempre espresso. Con i migranti e adesso con i profughi come Angela, ucraina che vive a Roccella e nel film appare anche lei come parte della comunità, mentre visita il museo ed è catturata dalla bellezza dei Bronzi. Anche per questo considero questo lavoro importantissimo nel mio percorso professionale, perché fa emergere la grande umanità di questa terra in un momento di guerre e divisioni, le stesse dei Bronzi Eteocle e Polinice, fratricidi che fanno risuonare il monito della loro storia fino a noi. In questo film attraverso i Bronzi si scrive una lettera d'amore alla Calabria".

Un'immagine da Semidei

In Semidei una forte componente emozionale è nella musica, quali scelte sono state fatte per sottolineare il messaggio del film?

"Con Giorgio Giampà, che ha come me origini calabresi, c'è una collaborazione storica e in questo caso ci siamo concentrati sulla fisicità dei Bronzi pensando a quale suono potessero avere quei corpi imponenti e perfetti, soprattutto a un suono che evocasse altre dimensioni temporali, l'antichità ma anche il futuro. Come l'arte i Bronzi sono eterni: sono arrivati da un tempo remoto e sopravviveranno a noi e alla nostra epoca. Credo che la musica di Giampà e Marta Lucchesini sia riuscita a creare il tipo di suggestione che volevo". 

Dopo Venezia il film prodotto da Palomar e sostenuto da Regione e Film Commission sarà presentato a Reggio Calabria, come già annunciato dall'ente. C'è già una data?

"Nei prossimi giorni potremo darne notizia, vorremmo fare qualcosa di molto bello che sia un regalo per la Calabria, sicuramente a breve. E' giusto e io personalmente ci tengo, essendo nato a Reggio e per l'importanza che attribuisco a questo film".

Cataleta: "Abbiamo raccontato la fascinazione di due opere meravigliose"

Semidei è stato diretto a quattro mani da Mollo e Alessandra Cataleta. La regista pugliese è tornata nella provincia reggina dopo il documentario realizzato dopo la rivolta dei migranti braccianti agricoli a Rosarno e parla con entusiasmo di questa nuova esperienza. 

"Conoscevo già questa regione - dice - ma stavolta per me è stato un vero viaggio alla scoperta del territorio, sia dal punto di vista paesaggistico che umano". 

Cosa ha scoperto nei luoghi della Magna Grecia e cosa le ha lasciato la lavorazione del film?

"Ho visto una Calabria fatta di luoghi affascinanti e sconosciuti, con sfaccettature estetiche nelle quali è racchiuso tutto il mistero della natura, come nei calanchi di Palizzi e la vallata dell'Amendolea. E' stato molto bello anche entrare in contatto con la comunità calabrese, comprese le maestranze che hanno lavorato con noi. Tanti di loro sono tornati dopo anni lontano da qui, c'è una ricchezza umana di persone che davvero vogliono contribuire a creare un futiro nuovo per questo territorio". 

Prima di questo set aveva già visto i Bronzi? Quali emozioni ha provato nel filmarli?

"Li avevo visti da bambina ma ero molto piccola e non ho ricordi di quel momento. Quando li ho rivisti durante i sopralluoghi al museo è stato come incontrare due grandi attori, le star con cui un regista avrebbe sempre voluto lavorare... ed è proprio così che li ho considerati in questo progetto, i protagonisti di questo film. Con Fabio abbiamo subito concordato su quello che volevamo raccontare, la fascinazione che i Bronzi esercitano su chi li vede. Sono grandi opere d'arte e richiamano il culto della bellezza che gli antichi greci avevano, queste magnifiche statue la rappresentano in modo ancestrale e senza tempo".

Al Lido per partecipare alla proiezione di stasera c'è anche il giornalista e scrittore Giuseppe Smorto, coautore di Semidei insieme a Mollo, Massimo Razzi e Armando Trotta. "Sono stato molto felice - dichiara - di collaborare con un regista di talento come Fabio Mollo, che ha messo il suo sguardo artistico al servizio di un film nel quale emerge una Calabria fuori dagli stereotipi".

Smorto ha dato un contributo alla parte documentaristica e legata all'attualità. "Mi sembra significativo - commenta - che tra gli intervistati ci sia anche Stefano Mariottini, che in questi anni ha è intervenuto poco e ha dato una testimonianza importante. Mi piace molto che in questo lavoro ci sia una visione nuova rispetto alle opere che concentrano l'attenzione sui mali calabresi. Senza mai negare nessuna verità, qui la Calabria è ritratta come una terra di accoglienza posta al centro esatto del Mediterraneo".

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