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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'inchiesta / Mammola

'Ndrangheta, ecco i nomi di chi era al vertice della locale di Mammola

Agli arresti domiciliari anche un sovrintendente della polizia. La cosca imponeva il pizzo anche sul cantiere della Jonio-Tirreno

Associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e violenza privata. Di questo dovranno rispondere le dodici persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Fra le persone finite in manette e finito agli arresti domiciliari anche un sovrintendente della polizia in forza al commissariato di Siderno. Oltre ai destinatari dei provvedimenti restrittivi, nel procedimento penale risultano indagati, in stato di libertà, ulteriori 7 soggetti. 

Le indagini

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile sotto le direttive della Procura della Repubblica, hanno permesso, in particolare, attraverso numerosi servizi tecnici di intercettazione, di documentare l’esistenza dei presunti vertici e partecipi della locale di ‘ndrangheta di Mammola, capace di controllare quel territorio, di condizionarne l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni, nonché di finanziarsi anche mediante la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti. Anche se in passato alcuni degli arrestati erano stati già coinvolti in inchieste antimafia, per la prima volta viene censita e riconosciuta, sebbene in fase cautelare, l’operatività di una vera propria cellula mafiosa nel piccolo centro dell’area ionica. 

L’organizzazione del gruppo criminale

Al vertice della stessa, e quindi con il ruolo di capo locale, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, vi è Rodolfo Scali, già coinvolto in passato nelle indagini “Prima luce”, “Crimine” e “Minotauro”. Ad affiancare Scali nella conduzione del sodalizio e nell’attuazione del programma criminoso, per gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, vi erano il cognato Damiano Abbate, con il ruolo di capo società, e Isodoro Cosimo Callà, con il ruolo di crimine. Dello stesso sodalizio sono ritenuti partecipi Nicodemo Deciso, Nicodemo Fiorenzi, Raffaele Romeo, Domenico Spanò e Ferdinando Cimino. 

Le proiezioni in Lussemburgo

Le indagini, condotte dagli uomini di Alfonso Iadevaia, hanno anche riscontrato, come dichiarato da alcuni collaboratori di giustizia e riscontrato dalle attività tecniche di intercettazione, una proiezione della locale di Mammola in Lussemburgo, dove risiedono stabilmente e sono stati arrestati alcuni degli indagati. In particolare, il referente del gruppo in Lussemburgo, è ritenuto dagli investigatori e dagli inquirentiNicodemo Fiorenzi, che doveva comunque riferire e concordare con i vertici della locale di Mammola ogni decisione. 

Le estorsioni sul cantiere della Jonio-Tirreno

Tra i reati contestati agli arrestati vi sono diverse condotte (tentate e consumate) di natura estorsiva, che vedono come vittima: una ditta esecutrice di lavori pubblici sul tratto stradale ricadente tra Mammola e Cinquefrondi della Strada grande comunicazione Jonio/Tirreno; una ditta che si era aggiudicata l’appalto per i lavori di messa in sicurezza della scuola media di Mammola.

Analogamente, è stato contestato il reato di estorsione per aver imposto, con minaccia, ai titolari delle giostre installate a Mammola in occasione della festa patronale di San Nicodemo, di corrispondere un numero elevato di titoli (gettoni e/o biglietti) per poter usufruire gratuitamente delle attrazioni ludiche. In altre circostanze è stato censito come agli indagati si siano rivolte persone interessate ad ottenere, mediante violenza o minaccia, somme non corrisposte per prestazioni lavorative.

Ulteriori reati oggetto di contestazione agli indagati, sono l’acquisto e la detenzione abusiva di armi ed il traffico di stupefacenti. 

Il tentato omicidio

All’indagato Francesco Antonio Staltari, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, viene contestato dai magistrati della Dda reggina, invece, il reato di tentato omicidio, in quanto la sera del 26 agosto 2016, sul lungomare di Siderno, all’uscita del lido “Kalahari” esplodeva tre colpi d’arma da fuoco, da distanza ravvicinata, nei confronti del titolare Antonio Pasqualino, colpendolo di rimbalzo. L’attentato alla vita di Antonio Pasqualino, che prima degli spari veniva colpito alla testa con una bottiglia da parte di un complice dello Staltari, era finalizzata, secondo quanto emerso dalle indagini, a vendicare l’aggressione subita da Mirko Staltari (figlio dell’arrestato).

Il poliziotto in manette

Tra gli indagati e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari figura, infine, Domenico Sità, sovrintendente della polizia, attualmente in servizio presso il commissariato di Siderno, a cui carico viene ipotizzato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver fornito, in passato a Rodolfo Scali, e più di recente ad un soggetto indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Torino notizie riservate, anche in cambio di alcune regalie.

La fase operativa degli arresti, sul territorio nazionale, è stata supportata da personale della Sisco di Reggio Calabria, da equipaggi del Reparto prevenzione crimine, della Divisione anticrimine e dal Gabinetto regionale di polizia Scientifica. Sul territorio estero, in Lussemburgo, l’operazione è stata fattivamente coordinata e supportata dall’Unità I-Can e dalla Divisione Sirene del Servizio cooperazione internazionale di polizia.  

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