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Basta menu non identitari in Calabria, campagna ferragostana contro l'oicofobia

L'associazione Otto Torri sullo Jonio lancia un osservatorio regionale e invita a segnalare le proposte gastronomiche del 15 agosto dove ai prodotti tipici si preferiscono specialità straniere

Si chiama oicofobia ed è una sorta di disprezzo strisciante e autolesionista per tutto ciò che rappresenta il meglio dell’autenticità, della biodiversità e della qualità delle produzioni e della tradizioni enogastronomiche territoriali. Secondo l'associazione Otto Torri dello Jonio di questa patologia da diversi anni è affetto il settore della ristorazione calabrese. Dove una duffusa esteroflia nella creatività gastronomica sta portando a trovare sempre meno il pesce dei nostri mari, la carne di vacca podolica, le verdure, l'olio e i vini del nostro territorio. 

In vista del prossimo Ferragosto, una delle giornate in cui di più esplode l’oicofobia nella ristorazione calabrese, Otto Torri sullo Jonio lancia un osservatorio regionale sul fenomeno, con un nome ed un’immagine divenuta ormai il simbolo artistico di questa nuova provocazione: il Gambero Viola, tratto dal dipinto dall’artista andaluso Santiago Ydáñez, protagonista dell’omonima esposizione artistica alla fabbrica e museo della Liquirizia Amarelli di Corigliano-Rossano, organizzata insieme all’Università di Malaga, con il patrocinio tra i tanti anche del ministero del turismo e della Regione Calabria e conclusa in questo weekend con le visite della presidente della prima commissione regionale affari istituzionali e generali Luciana De Francesco e dell’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo. Con l'hashtag #bastaoicofobia, nel quadro delle iniziative promosse per il suo venticinquesimo anniversario, Otto Torri chiede a tutti di segnalare, inviando locandine e foto al numero 345.9401195, eventi e menù proposti per il 15 agosto contenenti piatti e prodotti che non hanno nulla a che vedere con l’identità, con l’autenticità e con la biodiversità della Calabria; piatti e prodotti che – si legge nel post di lancio della campagna social – distruggono la storia, il presente ed il futuro di questa terra straordinaria.

"È assurdo dover constatare – dichiara il direttore di Otto Torri, Lenin Montesanto – come nella maggior parte dei menù estivi proposti al turista ed al viaggiatore, soprattutto lungo la costa, manchi ogni minimo aggancio all’identità enogastronomica dei territori, alla storia ed all’economia agroalimentare di questa terra. Dal peggiore salmone servito ormai agli ospiti come biglietto da visita della Calabria agli immancabili gamberoni argentini in pasta kataifi, dai salti in bocca alla romana alle lasagne alla bolognese, dai würstel alla tedesca al radicchio e speck, dalle sacre patatine scongelate e fritte al ribeye di bisonte americano o alla fiorentina di scottona polacca. In una delle regioni con la maggiore biodiversità d’Europa, seconda in Italia per produzione olivicola, soprattutto nei menù estivi – continua il direttore di Otto Torri – non vi è traccia di prodotti e piatti locali e di stagione né ovviamente di extravergine di qualità". 

L’esatto contrario, ad esempio, di quanto accade in Puglia che, conclude Montesanto, "anche grazie alla sua evidente, determinata e distintiva opzione politica e commerciale sulla propria identità è diventata in questi anni indiscusso modello riferimento (inosservato dai calabresi) per appeal e sviluppo turistico".

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