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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'ordinanza / Mammola

La locale di 'ndrangheta e il controllo del territorio: "Sai come lo teniamo il paese? Come una bomboniera!"

Dalle intercettazioni dell'operazione Malea emerge lo spaccato criminale presente sul territorio di Mammola

“Vedi che non succede niente qua; nemmeno un furto, niente succede, sai come lo teniamo il paese? Come una bomboniera!...e ci arrestano lo stesso”. A parlare è uno degli arrestati nell’ambito dell’operazione Malea: il blitz anti ndrangheta della Squadra mobile reggina che ha disarticolato la locale di Mammola.

Anzi il capo locale che, aprendo la discussione con i suoi interlocutori, mette nero su bianco il ruolo criminale assunto nel tempo dal gruppo finito sotto la lente d’ingrandimento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonino Foti, Rodolfo Scali e i suoi sodali “sembrano davvero essere convinti di mantenere l’ordine pubblico in paese (le indagini svolte hanno, al contrario, permesso di accertare una lunga serie di reati da essi stessi commessi) e di aver diritto quasi ad un premio per la loro opera ritenuta, da essi stessi, assolutamente meritoria”.

Un gruppo che, per gli investigatori della Squadra mobile diretti da Alfonso Iadevaia, avrebbe esercitato un controllo asfissiante sul territorio, venendo a conoscenza di “tutto quanto - sia lecito (appalti, esecuzione di lavori pubblici, taglio di alberi: al fine evidente di permettere loro di esigere il dovuto) che illecito (danneggiamenti, episodi delittuosi: al fine di permettere loro di regolamentare la vita della cittadina, amministrare la giustizia e fornire autorizzazioni ad azioni violente di vendetta) avvenuto all’interno del territorio ricompreso nella giurisdizione della loro Locale”.

Anche in questo caso è una intercettazione a dare il senso di quanto sostenuto dalle tesi accusatorie: “ti sembra che qua...qua siamo contati, siamo; ti sembra che siamo come voi., ehh, cinquanta famiglie., qua siamo contati., o tu o tu., non è che sbagliano...Qua noi siamo!”.

Una locale coesa, che con i proventi delle attività illecite si sarebbe premurata a sostenere gli affiliati detenuti e le loro famiglie, garantendone il sostentamento ed utilizzando la bacinella dell’associazione.

"Ed ho spese, ho un sacco di persone in galera io che devono vivere, gli ho detto.. . Perché è giusto che gli arrivi la carta di 100 (cento) euro ai cristiani nel carcere, perché io sono così, chi è con me deve campare pure., .ine... Le famiglie fuori devono campare, io a fine mese ho un sacco di spese.Si mangiano più quelli che sono in galera che le famiglie fuori, che io...ine...ma è giusto che devono campare dignitosamente”.

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