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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il blitz

Operazione "Gallicò", il controllo del quartiere e la lotta della 'ndrangheta per il potere

In conferenza stampa illustrati i dettagli della complessa attività di indagine che ha visto collaborare insieme polizia e carabinieri

Un conflitto per il controllo criminale del quartiere di Gallico, frazione a nord della città di Reggio Calabria, dopo il vuoto di potere lasciato dalla cosca Condello. È quanto emerge dall'operazione "Gallicò", (che riprende l'antico nome greco calabro della frazione) condotta della polizia e dai carabinieri di Reggio Calabria, sotto le direttive della procura della Repubblica, diretta da Giovanni Bombardieri. 

"Un’operazione che fa emergere una 'ndrangheta più fluida, dove gli esponenti di cosche fanno affari con altri gruppi dominanti in città e fotografa una realtà ‘ndranghetistica non più archicentrica (dal territorio di Archi ndr) ma molto importante concentrata nella zona di Gallico", hanno spiegato il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e il procuratore aggiunto Walter Ignazzitto durante la conferenza stampa nel salone Calipari della questura reggina con la presenza del tenente colonnello Valerio Palmieri, comandante nucleo investigativo carabinieri; del tenente colonnello Antonio Merola, comandante reparto operativo carabinieri; Alfonso Iadevaia, dirigente squadra mobile reggina e Giuseppe Izzo, direttore Sisco di Reggio Calabria.

Quaranta indagati e diciotto di loro raggiunti da misure restrittive (16 in carcere, 1 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e un lungo lavoro di indagine, con intercettazioni, e con le classiche tecniche investigative, per ricostruire le dinamiche e gli assetti dell'articolazione di 'ndrangheta operante a Gallico. Un gruppo criminale che ha minacciato, - dicono gli inquirenti - ha controllato con un sistema estorsivo il territorio fragile di Gallico, disponendo anche di molte armi  e la gestione occulta di diverse imprese economiche.

Gli omicidi di San Valentino per il comando 

Secondo quanto emerso e ricostruito da polizia e carabinieri, proprio "nelle dinamiche che hanno caratterizzato - tra il 2017 e il 2020 - il conflitto per il controllo criminale del quartiere Gallico di Reggio Calabria, a seguito dell’arresto, nel luglio 2018, di Antonino Crupi", si inserisce l’omicidio di Francesco Catalano, avvenuto il 14 febbraio 2019, esattamente un anno dopo l'omicidio di Pasquale Chindemi, il 14 febbraio 2018. 

"Riteniamo che entrambi siano stati perpetrati nell’ambito dell’assunzione del comando a Gallico" ha detto il procuratore aggiunto Ignazzitto.  In relazione al delitto, fanno sapere gli investigatori, sono state colpite da misura cautelare due persone, Domenico Mariano Corso e Costel Zlatan. 

Secondo la ricostruzione di polizia e carabinieri, quando Catalano "ha cercato di assumere il comando" del territorio, è entrato in contrasto con Domenico Mariano Corso che, già nel 2018, secondo l'accusa era il principale referente mafioso nella zona. Costel Zlatan, poco dopo l’omicidio, ha fatto perdere le sue tracce in Italia, trasferendosi nel Regno Unito, dove, nella mattinata odierna, è stato rintracciato e arrestato dalle autorità britanniche appositamente attivate tramite il canale I-Can del Servizio cooperazione internazionale di polizia. Sempre le indagini connesse all’omicidio Catalano hanno fatto emergere un giro di prestito di denaro a tassi usurai, per il quale risultano colpite da misura cautelare cinque persone.

Lo "stipendio" per chi è in carcere

Una 'ndrangheta attenta anche ai bisogni degli affiliati finiti in carcere e delle loro famiglie. Dalle indagini è emerso infatti, che viene chiesto uno “stipendio” per il mantenimento dei detenuti, anche per le loro spese legali.

Blitz di polizia e carabinieri: i nomi degli arrestati

Le parole del procuratore Bombardieri

Le estorsioni e il controllo delle attività commerciali

Un territorio fragile quello di Reggio Calabria e della periferia di Gallico - hanno detto gli inquirenti - e per questo gli imprenditori in difficoltà anche a causa del lockdown durante la pandemia del Covid 19  hanno chiesto in prestito denaro alla cosca per far fronte alle difficoltà finanziarie. Imprenditori vittime di usura, quindi, e non liberi.

Un condizionamento anche su chi poteva fare cosa. È il caso di un panificio spiega Bombardieri: "C’era un’imposizione da parte della cosca di chi doveva vendere il pane, veniva imposto di rifornirsi di farina da determinati soggetti e per derimere la questione è arrivato Gino Molinetti, figura centrale, che ha imposto la decisione.  Inoltre è stato impedito a un negozio di frutta di commercializzare il pane per evitare di fare concorrenza al panificio".

"Molinetti – ha aggiunto il procuratore Bombardieri – viene individuato come figura di riferimento, soprattutto se si parla di attività di danneggiamenti e intimidazioni". 

Non solo piccoli commercianti nelle mani della 'ndrangheta ma anche un importante supermercato, affiliato ad un noto marchio. Tra le estorsioni contestate agli indagati figurano, infatti, quelle ai danni dei responsabili del supermercato del quartiere Gallico, con l’imposizione di plurime assunzioni prima e successivamente della promozione della moglie di uno degli indagati.

Le società sequestrate

Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il gip ha disposto il sequestro preventivo di quattro società, tutte con sede a Reggio Calabria, fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto ritenute nella piena disponibilità degli indagati.

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