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Cronaca

Le nuove leve "arcote" senza memoria storica e le preoccupazioni dei fratelli Molinetti

Luigi e Alfonso Molinetti erano preoccupati dai giovani rampolli dei casati di 'ndrangheta che non avevano vissuto la guerra di mafia, in discussione il loro potere: "Di questa storia del paese non sanno niente"

Centinaia di morti ammazzati, famiglie di mafia segnate dai lutti, una città piegata alla violenza della ‘ndrangheta che si contendeva, in una guerra senza quartieri, il predominio sugli affari in riva allo Stretto. Un pezzo di storia, purtroppo negativa, di Reggio Calabria. Un pezzo di storia che le vecchie leve delle cosche reggine, come Gino e Alfonso Molinetti, conoscono bene per averne vissuto sulla propria pelle i momenti più feroci ed eclatanti. 

Ricordi sfumati nelle nuove leve della ‘ndrangheta di Archi. E questo vuoto di memoria preoccupava e non poco i fratelli Molinetti, l’uno - Gino - focalizzato in un progetto di scissione dalla casa madre dei De Stefano e l’altro - Alfonso - nel ruolo del diplomatico impegnato a tenere fuori la propria famiglia dai rischi di una nuova guerra di mafia.

Tutti e due, però, preoccupati per la carenza di memoria storica dei giovani rampolli “arcoti”, un vuoto che rischiava di “pregiudicare, in seno ai nuovi organigrammi associativi, l'autorevolezza di chi, come loro, era stato protagonista della guerra di `ndrangheta”. 

Secondo la ricostruzione degli investigatori, che all’alba di mercoledì hanno dato corso all’operazione “Malefix”, “era quindi necessario instillare nelle nuove generazioni la consapevolezza di quanto accaduto e far riemergere il ricordo dei tanti morti lasciati sul campo da ogni famiglia. Certe ferite, nonostante dal 1991 (anno di conclusione del sanguinoso conflitto) fossero trascorsi più di 37 anni, non dovevano essere ritenute rimarginate. Solo così i Molinetti avrebbero potuto capitalizzare al meglio i loro meriti". 

L’amarezza dei Molinetti, registrata dai trojan installati dentro gli smartphone in loro possesso, era grande, amplificata dal fatto che anche gli esponenti di rango più alto del casato destefaniano sembravano aver rimosso il ricordo di quegli anni ormai lontani. 

Emblematico, per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia che hanno coordinato le indagini, l'esempio di Giorgio De Stefano che, pur non potendo ignorare la genesi della morte del padre (ucciso, nel 1985, in contrada Mercatello), avallava la linea del fratello Carmine e non riconosceva i meriti di Luigi (Gino) Molinetti.

“Luigi Molinetti: Io di questa storia... del paese non è rimasto nulla... i ragazzi non sanno nulla... Alfonso Molinetti: È passato pure tanto tempo Gino, se ne fottono questi qua... Luigi Molinetti: Sono passati trentasette anni... cose... Alfonso Molinetti: Le cose le hanno i diretti interessati quelli che hanno... Luigi Molinetti: E un'altra volta... Alfonso Molinetti: A chi gli hanno ammazzato il padre a chi gli hanno ammazzato un fratello ed ogni tanto se lo ricordano... chi cerca una perdita... ma se no le cose... Luigi Molinetti: Però vedi ci sono dei passaggL.. dei meriti pure... che potremmo avere anche noi ragazzi voglio dire... che mai nessuno ha evidenziato... voglio dire... Alfonso Molinetti: Si ma non lo sa.. la colpa di chi è Gino?... non so se l'hai gestita tu questa situazione bene... io non so come la gestisci... io non c'era.. io è da una vita che sono in carcere…”.

La situazione, quindi, sembrava di difficile risoluzione e i due fratelli, nel confrontarsi, riaprivano una delle pagine storiche della guerra di mafia: "Luigi Molinetti: E come la devo gestire con questi? ... Alfonso Molinetti: Io non lo so!... visto che sei il più grande... visto che sei...  Luigi Molinetti: Ma... non... voglio dire... come la devo gestire questa situazione?... come si deve gestire questa situazione... Alfonso Molinetti: Non lo so... che vuoi che ti dica? ... ora non c'è più nessuno... Luigi Molinetti: Pochi sanno... Alfonso Molinetti: Non c'è più nessuno... Luigi Molinetti: Pochi sanno per dirti.. che... perché per il primo fatto che è successo... al Mercatello lo sa però Giorgio!... questo non lo dice lo sanno chi è stato?... Alfonso Molinetti: E che gli interessa di tutti questi... di questa... che gli interessa?!... Luigi Molinetti: Già... già... Alfonso Molinetti: A questi... Luigi Molinetti: Ma se avevano a cuore... se avevano a cuore... se avevano a cuore... voglio dire... se ancora gli bruciava la ferita... per dirti... del padre... dovevano tutto sommato... tutto sommato…”.

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