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Sanità a pezzi / Scilla

Il popolo di Scilla in piazza promette battaglia per salvare l'ospedale

Grande partecipazione al raduno promosso dal Comitato pro Casa della Salute, e in prima fila c'è il sindaco dimissionario Pasqualino Ciccone

Avevano promesso di essere in tanti e hanno mantenuto la parola. Cittadini di Scilla e dei paesi del comprensorio, medici e personale sanitario, sindaci e rappresentanti istituzionali hanno riempito piazza San Rocco per chiedere la riapertura dell’ospedale di Scilla. Attorno al palco i cartelli esposti non concedono diplomazia: Vietato ammalarsi; Dopo una lunga agonia di commissariamenti è venuto a mancare il diritto alla salute; La chiusura del primo intervento è un attentato. 

“Abbiamo chiamato a raccolta la gente di ogni età – spiega Carolina Cardona, rappresentante del Comitato Pro Casa della Salute – e con noi ci sono anche medici e infermieri in pensione che hanno lavorato all'ospedale di Scilla, e anche ex sindaci e amministratori della città, perché l'interesse per Scilla non termina con un mandato, né tanto meno dopo una visita medica. Qualcuno – continua – ha preferito non partecipare nonostante fosse stato invitato, oggi ci sono assenze che si notano”.

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Il sit in di oggi pomeriggio lo hanno voluto e divulgato i cittadini, gli stessi che per l’ospedale si sono costituiti in un comitato spontaneo e avevano già manifestato alla fine di settembre davanti all’ingresso della struttura, che senza il via vai di utenti mostra drammaticamente il suo stato di degrado, qualcuno l'ha paragonato a una scenografia da film horror. Gli scillesi in piazza esprimono rabbia e preoccupazione. “A cosa serve il turismo – dice una donna – se poi qui si muore? Se un turista si sente male dove va?”. Dallo scorso 23 settembre, quando sono stati traslocati nel plesso vecchio i reparti dell’ospedale nuovo giudicati a gravissimo rischio sismico, nessuno ha creduto che questa chiusura sarà temporanea. La memoria dei tanti cantieri incompiuti fa temere che il fulmineo provvedimento sia il preludio a un abbandono annunciato del progetto Casa della Salute. Nel frattempo, il pronto soccorso è chiuso in attesa di una collocazione alternativa. “Tempo che arriviamo a Reggio - commenta un anziano - possiamo morire”. Ed è un tema urgentissimo perché, secondo quanto promesso dal governatore Occhiuto nel suo ruolo di commissario della sanità calabrese, quello che riaprirà sarà non più un presidio ospedaliero ma, appunto, una casa della salute. E nella struttura che in un modello di sanità manageriale va a sostituire gli ospedali caduti sotto la scure dei piani di rientro, non è previsto il pronto soccorso ma solo la gestione dei codici bianchi. Perché il servizio rimanga a Scilla bisognerà trovargli un'altra sede, adeguata come spazio anche per le ambulanze del 118. Di certo nell'ex Scillesi d'America non tornerà più. 

Ciccone: "Continuerò a lottare anche da cittadino, chiedo impegno a sindaci e politici"

Accanto ai suoi concittadini c’è anche il sindaco dimissionario Pasqualino Ciccone, che ha offerto la disponibilità del Comune per ospitare il ppi, conducendo un’animosa trattativa con l’Asp di Reggio per far restare i reparti temporaneamente chiusi all’interno del territorio di Scilla, nei locali di via Tripi.

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Proprio ieri Ciccone (nella foto) ha annunciato l’esito positivo della proposta dopo un incontro con la commissaria Lucia Di Furia. Il suo intervento è appassionato ma non lesina durezza: “Spero di non vedere passerelle su questo palco, non ci servono. Chiedo ai sindaci che parleranno stasera di presentare iniziative concrete, e ai politici, seppure pochi, che sono presenti, un impegno da parte dei loro parlamentari appena eletti". Il sindaco dice senza mezzi termini che occorre vigilare sull'effettiva condizione strutturale dell'ospedale nuovo, per verificare se realmente quel plesso debba essere demolito perché non sicuro. "Se fosse davvero così bisogna pressare la dirigenza dell'Asp per evitare che poi la struttura non riapra più. Questa battaglia - ha proseguito - si può vincere solo se il popolo di Scilla si farà parte attiva per difendere il proprio diritto alla salute. In questi anni ho capito che se c'è qualcuno sta che col fiato sul collo a questi signori, poi se ne guardano bene dal prendere iniziative negative per il territorio e spinte da altri interessi, forse per favorire economicamente terze parti". Inevitabile un accenno alla situazione personale: "Sono stato combattuto, non sapevo se venire o no, oggi dovrei dedicarmi solo a difendermi e chiarire i fatti che mi riguardano. Voglio però tenere ben distinti i due ruoli, stasera sono qui come cittadino e continuerò a combattere per Scilla con ogni mezzo legittimo, anche al di fuori dell'amministrazione. Sarà un caso ma questo evento è capitato nel momento peggiore per la nostra città, ma devono sapere che non finisce qui”.

Dal 23 settembre scorso le richieste del Comitato sull'ospedale non sono cambiate e anzi acquisiscono ogni giorno maggiore forza. Sapere che fine abbiano fatto i soldi del finanziamento 8.270.000, cifra assegnata nel lontano 2012 per la casa della salute di Scilla, e perché non siano stati usati per la ristrutturazione dell’immobile, che come un fulmine a ciel sereno un mese fa si è scoperto a rischio di crollare sotto un terremoto. Opporsi alla progressiva spoliazione dei servizi sanitari sul territorio, che si consuma da anni ed ha avuto il suo acme prima a novembre 2021 con la chiusura notturna del ppi per dirottare medici al pronto soccorso di Gioia Tauro, poi nel luglio dello stesso anno con la serrata totale per sopperire alle carenze di Polistena (in quel caso durata poco perché per la protesta popolare e la contingenza della stazione turistica si ottenne una rapida riapertura, solo diurna). 

Il comitato chiede una data di apertura e si prepara a ulteriori azioni 

Presenti in piazza San Rocco i sindaci Adone Pistolesi di Bagnara, Giusy Caminiti di Villa e Sandro Repaci di Campo calabro, è arrivato ad esprimere vicinanza agli scillesi anche il consigliere metropolitano Giuseppe Giordano, che ha sottolineato come "un'operazione di trasparenza anche giuridica sulla vicenda dell'ospedale è doverosa, per una volta si cambi passo".

E c'era anche Carlo Tansi, il geologo fondatore del movimento politico Tesoro Italia che in tempi non sospetti aveva già notato crepe e cedimenti dell’edificio, denunciando il rischio di caduta di calcinacci. "Questo territorio - ha ricordato - è franoso e corre su una faglia rotta che nel 1908 ha causato uno dei terremoti più terribili dell'umanità. Con questa premessa 15 milioni per mettere in sicurezza un ospedale vanno messi subito". La chiusura del presidio ospedaliero di Scilla "risponde alla stessa logica di distanze che si fa in Emilia Romagna, ma lì c'è la pianura padana, qui Reggio e Scilla sono vicine ma collegate da strade che alla prima frana crollano. Un'interruzione della viabilità può bloccare la gente, l'ospedale di Scilla ha una funzione strategica per il territorio. E basta perdere tempo - ha concluso - io sono stato qui nel 2017 dopo l'alluvione e abbiamo ripulito tutto in un giorno, segno che quando si vuole ci si organizza e le cose si fanno".

Santo Gioffré, ex commissario dell'Asp reggina, sferza sul disastro della sanità calabrese: "Stanno togliendo tutto quello che possono, tagliano e bloccano le assunzioni, chiudono perché non sanno fare altro. Dodici anni di piano di rientro hanno fatto macelleria sociale. Il risultato è che non abbiamo più una sanità territoriale, hanno messo in atto una desertificazione giocando sulla pelle delle persone, ed è un crimine alla natura che grida vendetta". Il caso di Scilla per Gioffré ha dato un colpo mortale a quella che è una delle nostre mete turistiche più importanti". E sull'infornata di assunzioni di Occhiuto, è critico: "Un vero ricambio ormai è impossibile, il piano di rientro ha creato un salto di due generazioni di medici che sarà lunghissimo da colmare. La soluzione di emergenza è assumere medici stranieri, sui cubani io sono stato subito d'accordo, è stata una necessità. Certo deve far riflettere il fatto che si scelgano medici, prendendosene il rischio, sulla base della convenienza di mercato. Questo dà la misura della degradazione raggiunta dalla nostra sanità". Forte la provocazione di Gioffré sui meccanismi occulti della sanità: "Gli ospedali chiudono perché non hanno medici, è questo il vero motivo, anche se a noi dicono che gli edifici sono pericolanti!"

Tra applausi e incitazioni, qualcuno ai bordi della piazza ipotizza soluzioni estreme di rivolta: “Le parole non servono più, dobbiamo farci notare. Facciamo subito una chiusura importante, agli imbarchi a Villa, o agli svincoli autostradali, come fanno nelle altre città. Le chiacchiere se le porta via il vento, è ora di agire!”

Nel Comitato ci si organizzerà per un percorso netto ma graduale. "Al momento - dice Carolina Cardona - vogliamo risposte chiare sui tempi e avere una data di riapertura, poi se non saremo soddisfatti chiederemo un accesso agli atti". L'obiettivo comune di tutti è impedire che al territorio e un'utenza che copre l'intera Costa Viola e molti paesi aspromontani privi anche della guardia media sia sottratto un servizio essenziale e negato il diritto alla salute. Poco importa come si chiamerà la struttura e se non porterà più il nome degli emigrati che con duro lavoro lo edificarono. "Se diventerà una vera casa della salute, con i requisiti previsti dalla legge, ne saremo felici. Ma quella che era attiva fino a pochi giorni fa non lo era affatto. L'ospedale di Scilla era un grande contenitore ma privo di contenuti" 

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