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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca e televisione / Palmi

Un giorno in pretura accende le sue telecamere sul caso Musco

Il barone Berdj Domenico Musco, unico imputato per l’omicidio dello zio Livio, è stato assolto in via definitiva

Tra i casi giudiziari raccontati da “Un Giorno in pretura”, la nota trasmissione di Rai 3, l’11 novembre andrà in onda il processo, celebrato davanti la Corte di assise di Palmi, in cui è stato imputato il barone Berdj Domenico Musco per l’omicidio dello zio Livio.

Il processo, che si è concluso con l’assoluzione definitiva di Berdj Domenico Musco, difeso dall’avvocato Antonino Napoli del foro di Palmi, ha visto il giovane erede di un’antica e nobile famiglia baronale calabrese discendente del filosofo Gaetano Filangieri, padre del generale borbonico e napoleonico Carlo Filangieri, imputato dell’omicidio dello zio barone Livio Musco davanti alla Corte d’assise di Palmi, presieduta da Francesco Petrone con a latere Anna Laura Ascioti. 

Il processo ha visto anche contrapposti Elena Musco, una delle figlie della vittima, e la sorella del defunto Maria Ida Musco contro Berdj Domenico Musco. 

Il processo che ha avuto un forte rilievo mediatico in quanto Livio Musco era il figlio secondogenito del generale di dorpo d’armata Ettore Musco che nella storia militare Italiana ha ricoperto un ruolo di primissimo piano.

Il generale Musco, all’esito del secondo conflitto mondiale, dopo esser stato decorato della Croce di cavaliere dell'ordine militare d’Italia e della Legion of merit dagli Stati Uniti d’America, venne incaricato di occuparsi della riorganizzazione dell'apparato informativo della nascente Repubblica ed in tali vesti guidò i servizi segreti militari italiani, Sifar, dal 1952 al dicembre 1955. 

Proprio ad Ettore Musco si deve l’organizzazione della rete clandestina, sotto l’egida della Cia, denominata “Stay Behind” e nota con il nome di Gladio che ha iniziato ad operare ufficialmente nel 1953 con la firma di un accordo ufficiale di collaborazione tra il Sifar e la Cia.

Le indagini sulla morte del barone Musco, coordinate dalla procura della Repubblica di Palmi, presero avvio immediatamente dopo la sua morte, avvenuta la sera del 23 marzo 2013 allorquando il fratello Giuseppe Musco ed il nipote Berdj Domenico lo rinvennero sanguinante seduto nella poltrona dello studio della residenza dei Musco.

Fin da subito, la ricostruzione dell’omicidio del barone Musco si dimostrò tutt’altro che agevole per gli inquirenti che orientarono nell’immediato le attività investigative in almeno tre direzioni.

Una prima ipotesi, subito scartata poiché priva di effettivi riscontri investigativi, collegava l’evento omicidiario ad un movente di natura passionale che avrebbe riguardato una presunta e mai dimostrata relazione tra il Musco e taluna delle operaie lavoratrici presso l’azienda agricola che lo stesso gestiva.

Una seconda tesi investigativa collegava l’omicidio ai forti contrasti, interni alla famiglia Musco, e maturati in relazione alla gestione dell’ingente patrimonio immobiliare ereditario di cui la stessa disponeva. 

Una terza ipotesi, quella che si vedrà poi essere maggiormente accreditata dagli inquirenti, riconduceva l’evento omicidiario alla mancata restituzione di un prestito che il barone Livio Musco aveva ottenuto da Mazzaferro Teodoro qualche anno prima.

Concluse le indagini preliminari, il pubblico ministero ha richiesto il rinvio a giudizio di tre indagati: Teodoro Mazzaferro, Ruggiero Musco e Berdj Domenico Musco questi ultimi rispettivamente fratello e nipote della vittima.

Prima della celebrazione dell’udienza preliminare Teodoro Mazzaferro, sospettato di essere stato autore materiale dell’omicidio Musco, morì per cause naturali, sicché l’unico imputato del delitto di concorso in omicidio rimaneva Musco Berdj Domenico.

Ruggiero Musco, accusato di porto e detenzione di arma, all’udienza preliminare optava per il giudizio abbreviato e veniva assolto.

Berdj Domenico Musco invece scelse il rito ordinario e, pertanto, è stato rinviato a giudizio davanti alla Corte di assise di Palmi.

All’esito della camera di consiglio, la Corte d’assise di Palmi, accogliendo in pieno le argomentazioni rassegnate nell’arringa difensiva dall’avvocato Antonino Napoli, ha assolto con formula ampia, Berdj Musco al quale, grazie alla definitività dell’assoluzione, oggi è stata restituita la dignità che un’accusa così grave ed infamante ha per troppo tempo offuscato.  

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