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Le motivazioni

Gotha, Cassazione: "De Stefano non ha sostenuto Scopelliti"

Sono state depositate le motivazioni sul maxiprocesso alle cosche reggine

La Suprema Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni del maxi processo Gotha, relative alle condanne inflitte dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria, contro le cosche di ndrangheta reggine, - riporta l'agenzia Dire - in questo caso riferite al rito abbreviato. Nel processo generale, tra le maggiori figure coinvolte e condannate ci sono gli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, secondo gli inquirenti a capo di una organizzazione criminale che avrebbe condizionato gli assetti politici e istituzionali della città di Reggio Calabria, sia per l'elezione a sindaco del 2002, che per le regionali del 2010.

"In motivazione - scrivono i giudici della Cassazione - la Corte d'appello territoriale afferma che dalla conversazione intercettata emerge la capacità di (Paolo) Romeo e di (Giorgio) De Stefano di governare e orientare lo scenario politico locale incidendo sull'esito delle elezioni e stabilendo chi, tra i candidati, dovesse prevalere, anche grazie al ruolo verticistico da essi svolto all'interno del sodalizio criminale. In particolare, si afferma che De Stefano aveva aderito al progetto dell'associazione criminale risalente al 2002, volto a sostenere l'elezione di (Giuseppe) Scopelliti".

Quella elezione a sindaco fu vinta da Giuseppe Scopelliti che superò al primo turno Demetrio Naccari Carlizzi. "In realtà, la difesa aveva obiettato che da tale conversazione e da altri dialoghi intercettati - si legge ancora nelle motivazioni - emergeva l'ostilità politica del De Stefano verso lo Scopelliti, tanto che egli nel 2002 non aveva preso parte alla campagna elettorale in favore di quel politico e nemmeno alle campagne elettorali successive".

Un altro passaggio delle motivazioni dei giudici di Cassazione, viene dedicato alle elezioni regionali del 2010, quando Giuseppe Scopelliti divenne presidente della Regione Calabria superando il governatore uscente Agazio Loiero.

"Dalla conversazione del 20 marzo 2010 - evidenza la Suprema Corte - emerge che De Stefano aveva consultato Romeo per vagliare se fosse possibile sostenere la candidatura di Loiero in contrapposizione a quella di Scopelliti e Romeo aveva risposto che Scopelliti era sostenuto da così tante liste da far ritenere certa la sconfitta del Loiero. Da tale conversazione non poteva quindi ritenersi dimostrata la capacità di De Stefano a spostare migliaia di voti da un candidato all'altro".

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