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Lunedì, 29 Aprile 2024
La testimonianza

RaiUno Porta a Porta, Rositani: "Voleva bruciarmi sono ancora viva"

Donne vittime di violenza, politici, giornalisti ed esperti si sono confrontati nel corso della trasmissione di Bruno Vespa su come fermare i femminicidi

C'è tutta la speranza di aiutare le altre donne vittime di violenza, nella forza di Maria Antonietta Rositani nel raccontare la sua triste vicenda a Porta a porta su Rai Uno . Il giornalista Bruno Vespa, infatti, dopo l'escalation di casi di femminicidio che si sono verificati quest'estate ha voluto affrontare il tema chiamando proprio le donne che hanno subito violenze. 

Così ecco che insieme alla reggina Maria Antonietta Rositani, al tavolo della trasmissione, siedono anche Laura Roveri, Giovanna Mottola e Beatrice Fraschini. Quattro storie diverse ma uguali allo stesso tempo, tutte infatti accomunate dalla violenza subita dai propri compagni, mariti o fidanzati, poco importa. 

Davanti alle telecamere Maria Antonietta parla e il dolore riaffiora. Scorrono anche le immagini di quel terribile giorno di marzo 2019, quando la sua macchina è in fiamme e lei stessa è una torcia umana per la benzina che le ha versato addosso Ciro Ruso, il suo ex marito.

Maria Antonietta Rositani ha la forza e la lucidità di gettarsi in una pozzanghera d'acqua. Da quel giorno la sua vita è cambiata, viva per miracolo, è un simbolo della lotta alla violenza contro le donne. Il suo ex marito sta scontando una condanna definitiva a 17 anni e otto mesi ed è da cinque anni in carcere. Racconta Rositani: "Voleva bruciarmi sono ancora viva".

Maria Antonietta e le altre donne hanno avuto la forza di denunciare e di guardare al futuro, lottando per la vita anche se i segni delle violenze sono sul corpo e nell'anima. 

maria antonietta rositani 13 settembre 2023 porta a porta

Cerca di analizzare i fatti e di capire cosa sta accadendo in Italia Bruno Vespa e per farlo ha chiamato anche a confrontarsi Isabella Rauti, sottosegretario alla difesa, e parlamentare di Fratelli d'Italia e Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera dei deputati del Pd. 

L'elenco delle donne ammazzate a colpi di pistola, a coltellate, di botte, strangolate, è lungo. Non c’è nessuna differenza tra Nord e Sud, tra italiani e stranieri, tra ricchi oppure poveri.  Ci sono i numeri e le statistiche dell’ultimo report del Viminale: da inizio anno a oggi sono 79, una donna uccisa ogni tre giorni.

"L'impianto normativo - evidenzia Rauti - c'è. L'Italia si è date delle buone norme, ma non basta! Le leggi sono necessarie ma non sufficienti. Occorre andare oltre, occorre un cambiamento culturale". Concorda anche l'onorevole Serrachiani: "Ci vuole una rivoluzione culturale e ci vuole anche il sostegno per le donne. È ancora alta la percentuale di donne che non denuncia: basti pensare che, secondo le statistiche, il 60 per cento delle donne vittime di violenza non si confida neanche con l'amica più cara. La violenza di genere non è una questione che riguarda le donne della mia generazione, purtroppo, ci sono anche ragazzine a subire. Ecco bisogna partire da qui".

In studio arrivano anche la scrittrice Barbara Alberti, l'opinionista Alba Parietti e la giornalista Concita Gregorelli, mentre collegato da Milano c'è anche lo psichiatra Raffaele Morelli. Si discute per capire come fermare la mano dell'uomo violento e perché l'uomo è violento e c'è chi sostiene che l'uomo vive male l'autonomia della donna ed il salto culturale e sociale che ha realizzato negli anni. Servono allora nuove strade da percorrere, oltre la legge da applicare: creare complicità tra le donne e fare rete e pensare anche ad aiutare questi uomini violenti, che molte volte nascondono stati depressivi, per fermare i femminicidi.

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