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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista

Scopelliti torna in piazza Duomo e al centrodestra dice: "Trovate un leader e prendetevi la città"

L'ex sindaco e presidente della Regione Calabria presenterà il libro Io sono Libero dopo la condanna e il carcere

Torna in piazza Duomo Giuseppe Scopelliti, in quella piazza che nel 2010 festeggiò la sua vittoria a presidente della Regione Calabria con il 57,76% dei consensi. Allora c'era il Popolo della libertà ad acclamarlo. Adesso, sabato 21 ottobre, ci saranno i reggini che hanno continuato ad amare Peppe, quel ragazzo che ha le sue radici nella destra nazionale e che è diventato il sindaco più amato d'Italia, con un consenso stimato al 75% per poi finire nella cella numero 16 della sezione Apollo del carcere di Arghillà.

Giuseppe Scopelliti è stato condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione per falso in atto pubblico per fatti che si riferiscono a quando era in carica come sindaco di Reggio Calabria nell'ambito delle indagini sul caso Fallara, la dirigente comunale del settore bilancio, suicidatasi a dicembre 2010.

Torna per presentare il suo libro Io sono libero, nato proprio durante i giorni di reclusione in cella. 170 pagine, per la Pellegrini Editore, in cui racconta la sua storia a un compagno di cella, Franco Attanasio.  L'annuncio della presentazione in città ha portato fibrillazione sia negli ambienti di sinistra che di destra ma lui, Peppe, è tranquillo e spera che quel pomeriggio il meteo sia clemente, consulta l'app ed evidenzia che le previsioni danno tempo nuvoloso.

Scopelliti piazza Duomo pagina facebook

Il libro è stato pubblicato a dicembre del 2020 perchè presentarlo adesso a Reggio Calabria?

“Perché ci ha fermato il Covid. Non abbiamo potuto organizzare presentazioni e solo quest'anno abbiamo iniziato a portarlo in giro. L'idea era quella di fare quattro, cinque eventi. Ma poi man mano che lo presentavamo arrivavano inviti e così di fatto ho girato tutta la Calabria e tante città italiane Roma, Rieti, Bari, Avellino e in programma ci sono già Cagliari, Monza, L'Aquila e Torino”.

Sta preparando il terreno per un ritorno in politica?

“Assolutamente no. Prima di tutto non sono un uomo per tutte le stagioni. Non c'è più la politica di una volta. Ma c'è anche che non ho più la forza e la disponibilità di un tempo. L'esperienza che ho vissuto mi ha fatto capire il valore del tempo, del poter cenare alle otto di sera a casa, con la mia famiglia”.

Lei è cresciuto a pane e politica, ha vissuto la storia del suo partito e della destra italiana in prima persona e nel libro dice: "C’è una cosa che ho portato sempre con me, dentro il mio cuore: il sacro principio di dover combattere e lottare per l’affermazione delle idee e dei valori di una parte politica che, sebbene minoritaria e sempre avversata, mai si è arresa dinanzi agli eventi". Per questo le chiedo possibile che adesso voglia chiudere con la politica, non pensa a candidarsi magari alle prossime elezioni europee?

“Assolutamente no! Questa battaglia non mi appartiene, ho sempre fatto cose in cui credevo. Adesso la politica è diversa. Quando io ero giovane il partito era comunità, era luogo di discussione e di analisi. A me piaceva fare politica per cambiare il futuro della mia città, della mia regione. Alle Europee voterò Fabrizio Tatarella, nipote del grande Pinuccio Tatarella, e mio grande amico".

Perché allora la necessità di questa presentazione pubblica, in piazza, del libro, cosa vuole dimostrare?

“Voglio solo ristabilire la verità. Io sono stato ucciso politicamente. A volte le condanne si costruiscono anche fuori dalle aule di giustizia. Dal 2011 in poi, ho dovuto far fronte a un vero e proprio accerchiamento. Adesso io vivo del mio lavoro, sono un dirigente d'azienda e la sera torno a casa dalla mia famiglia. Per me, adesso, è soddisfacente sentire l'affetto della gente. Sono certo, però, che prima o poi il regime che c'è in questa città sarà sovvertito e allora verranno fuori tante verità sulla mia vicenda?

Chi è il regime?

“Basta seguire i fenomeni affaristici...”

Lei ha governato questa città, aveva un'idea di città turistica, adesso come vede il futuro di Reggio Calabria?

“Io ho sempre pensato che la vocazione di Reggio fosse quella di città turistica. Ricordo che quando ero giovane consigliere comunale, a ogni seduta di Consiglio comunale, chiedevo al sindaco Italo Falcomatà quale fosse la sua idea di città, quale indirizzo volesse dargli, ma non ho mai ricevuto risposta. Per questo nel mio programma di governo cittadino ho sempre detto che Reggio doveva essere città turistica. Ho lavorato per questo, ma sono stato massacrato.

Abbiamo cercato di creare un'altra città e di raccontarla. L'immagine di Reggio era sempre, in Italia, di città di mafia. Le notti bianche del 2006 e del 2007, Valeria Marini, Rtl, Radio Montecarlo erano solo un pezzo del Modello Reggio. Il nostro sogno era una città che guardava al Nord Africa e provava a dialogare con i giovani dell'area del Mediterraneo per farli venire a formarsi qui, grazie alle nostre università e al nostro polo culturale. Volevamo fare di Reggio una città turistica anche attraverso eventi di grande caratura internazionale.  Adesso se guardo questa città vedo che non c'è più nulla. Siamo tornati indietro di trent'anni. Non c'è un'idea di sviluppo per questa città”.

Scopelliti fascia sindaco

Prima citava Italo Falcomatà, il sindaco della primavera di Reggio. Lei sconfisse Demetrio Naccari nell'elezioni amministrative dopo la morte del professore. Che ricordo ha del sindaco?

“Fu un grande sindaco. Ebbe la capacità di restituire il sentimento di appartenenza ai reggini. Fece amare nuovamente la città. Seppe amministrare, ma anche lui fu ucciso politicamente. Ebbe tantissimi avvisi di garanzia, oggi sarebbe finito in galera. Ho sempre avuto grande stima di Italo Falcomatà. Ricordo un episodio. Nel 1992 insieme ad altri giovani consiglieri comunali cercavamo di capire chi si dovesse candidare a sindaco. Si scelse di candidare il più giovane e il più giovane ero proprio io. Furono ore di fibrillazione ma io con lucidità chiamai il professore ed esposi il mio dubbio: Che devo fare? Italo Falcomatà mi disse: lascia perdere, e così feci”.

Adesso pare che il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà ritornerà a governare, cosa ne pensa?

“Quello che mi sconvolge è che tutti danno per scontata la prescrizione e quindi il suo ritorno a Palazzo San Giorgio. La prescrizione vuol dire che il reato c'è stato, non è un'assoluzione. Ecco se fosse successa una cosa simile a un esponente della destra, e non dico di centrodestra, se fosse successo a me o ad Arena, si sarebbe gridato allo scandalo. Ecco quello che registro è che non c'è il coraggio di prendere decisioni in questa città. Non c'è più una classe politica. Allora dico, soprattutto, alla destra, di avere la forza di aprire una riflessione seria. Il centrodestra deve trovare una figura autorevole, un nuovo leader, per pensare al futuro di questa città.

Reggio sembra una città arresa, non si ribella più a niente. Le ultime manifestazioni sono quelle dei cittadini di Mosorrofa e prima ancora la rivolta degli immigrati ad Archi. Ecco per riprendere le parole del procuratore Gratteri "Chi non si ribella è connivente". Per questo dico: svegliatevi. Reggio si deve risvegliare”.

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