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Reggio nei racconti del passato

Un'ondata nostalgica di ricordi per i tipi bizzarri del passato di Reggio

Il nostro racconto dei personaggi eccentrici ha suscitato nei lettori la voglia di rievocare nuovi nomi, episodi e vicende meno noti, che accogliamo volentieri

Appartengono alla memoria collettiva della città e ai reggini sono cari perché fanno parte di un nostalgico “come eravamo”, per molti anche personale e legato alla giovinezza. Il nostro racconto dei personaggi eccentrici vissuti a Reggio Calabria ha suscitato un’ondata di emozioni e affetto nei lettori, tra cui molti che vivono fuori e con questo amarcord hanno ritrovato un po' del loro passato e delle radici lontane.

Siamo stati sommersi di messaggi da parte di chi voleva continuare quella narrazione aggiungendo dettagli o segnalando dimenticanze e sollecitandoci a rievocare altri nomi e volti, che vanno molto più indietro nel tempo e nelle generazioni. Lo facciamo volentieri, accogliendo questa corale richiesta che per una volta unisce la nostra comunità, con la speciale benedizione di questi irriverenti spiritelli passati in un pezzo di vita di Reggio, e che ora ci guardano da un’esistenza migliore di quella che ebbero sulla terra.

La vera vita di Maria Ciaciola e il suo passato di eventi drammatici

Maria detta ‘a Ciaciola la ricordano quasi tutti e qualcuno ha voluto ricostruire la storia di questa donna vissuta ai margini e capace di suscitare sentimenti contrastanti in chi la incontrava. Il cognome Pizzi comune a quello di un altro tipo strano di quegli anni, ‘Mbertu, fa dire a molti che i due fossero fratelli (tre, insieme a un’altra donna, di età maggiore), ma c’è anche chi ricorda il passato di Maria e dice che fosse stata segnata dal devastante amore per un professore che l’aveva sedotta e lasciata, e anche madre di figli partoriti in segretezza, mai riconosciuti dai padri.

Una di loro, una bambina, era persino rimasta con lei finché la piccola non fu vista con la lingua ustionata. Negli ultimi anni, quando Maria vagava sul corso Garibaldi ormai in stato di assoluto abbandono, quella bambina non c’era più. Diverse coppie senza figli avevano provato ad ottenerla in adozione e le auguriamo che qualcuno sia riuscito ad accoglierla in una famiglia.

Le stranezze di Sciopero Avanti, Mister Cento, 'Nzalatera e gli altri

“Ragazzi e pazzi il ciel l’aiuta” recita un vecchio proverbio. Le loro stranezze erano comiche e oggi al ricordo fanno affiorare sorrisi bonari, ma nella piccola folla di personaggi decisamente surreali che emerge dal passato di Reggio ci furono ossessioni, ideologie e persino battaglie donchisciottesche contro i mali del mondo. All’inizio degli anni Settanta in piazza Italia era possibile ascoltare l’appassionata invettiva di un uomo originario di Arangea, che tutti chiamavano Sciopero Avanti perché questo motto lui ripeteva sempre, pare in riferimento alla rivolta di Reggio, sebbene se la sua fede fosse piuttosto comunista, testimoniata dalla rituale invocazione a una potente luna rossa. 

Altro tipo sui generis era Mister Cento, indicato anche come Cavaliere, che girava in carrozza su corso e lungomare. Elegantissimo ma a modo suo, sfoggiava completi bicolore e scarpe di buona fattura ma pure queste di due colori diversi. Era sarto e al mercato gestiva una bancarella di abiti insieme a moglie e sorella. Mentre ‘Nzalatera, uno dei tanti nomi di Vincenzo Crisalli, che fu pure Lambretta perché sfrecciava a bordo di un motorino, indirizzando complimenti audaci alle donne, tra cui “zigrinata”, che è un altro nomignolo con cui tanti lo ricordano.

Negli anni Ottanta era una sagoma simpaticissima Totò Polimeni, ovvero il Kaimano dagli occhi azzurrissimi convinto di essere un vigile urbano, tanto da girare con berretto e fischietto d’ordinanza. All’epoca piuttosto giovane, da tempo non si vede più in giro e - come spesso accade con questi personaggi pittoreschi, ma della cui realtà sappiamo poco - nessuno si è accorto della sua assenza, e chissà dov’è adesso. Tante persone ci hanno parlato anche di Filippini, che stazionava nella villa comunale ed è descritto come un uomo mite: pare però che, ai tempi della scuola, in una rissa avesse rotto il braccio a un compagno di classe.

L’incongruenza è plausibile, perché ognuno di questi folletti reggini era di indole umorale e imprevedibile. Una parola sbagliata o uno sguardo male interpretato avrebbe scatenato reazioni aggressive. Qualcuno però li stuzzicava apposta, per vederli sbottare in tic ed espressioni colorite che entravano poi nel gergo della città.

C’era un barbone seduto all’ingresso della vecchia Standa che andava su tutte le furie quando i ragazzi, scherzando su una sua molto improbabile ricchezza nascosta, gli dicevano: “Ti facisti i palazzi”, e quello divenne il suo nome, Palazzi.

E Peppe U Iattu, che lanciava invece oggetti all’incauto avventore che aveva osato gridargli quel soprannome. Dalla memoria dei nonni emerge anche una signora molto anziana, che odiava essere chiamata donna Veneranda e a cui i giovani di allora facevano versacci irrispettosi.

Ieri come oggi, l'adorabile menestrello Tony Marino va su tutte le furie per un appellativo sgradevole che qui non citeremo perché per noi lui, cantore del "Bobbe Malle" con i capelle longhe e lo spinello di morte bella (tormentone ante litteram che per i reggini in ogni età stravince su tutti i trend di TikTok), resterà l'eroe della resilienza alla pandemia, un uomo solo sul corso Garibaldi vuoto e silenzioso durante il lockdown.

Il cuore amaranto di Nonna Maria e Michele Zippa e la dolcezza di Babbo Natale Mazzeo

La maggior parte di loro indiscutibilmente non ci stava con la testa, ma adesso qui ricorderemo tre personaggi che non erano pazzi ma, dall’aldilà dove sono volati, non se la prenderanno se si trovano nelle stesse righe di un’umanità variegata e lieve di cuore.

Furono tifosi sfegatati della Reggina Michele Cammarota, detto Zippa, e Nonna Maria. Allo stadio Granillo come al campo Sant’Agata, Zippa era una presenza fissa e la sua passione amaranto gli dava titolo per dissertazioni calcistiche condite di humour, che spesso finivano in battibecchi con l’arzilla Maria. La nonna, originaria di Gioia Tauro, aveva seguito la Reggina sin da ragazza, e allo stadio era diventato iconico il suo gesto superstizioso di spargere sale prima delle partite in serie A, che l’aveva resa una star anche televisiva.  

Nessuno, infine, ci impedirà di vantare a Reggio una cittadinanza onoraria di Babbo Natale. I suoi panni li vestiva abitualmente con convinzione Paolo Mazzeo, signore dalla candida barba buono come il pane, a cui non dispiaceva essere salutato da tutti come se fosse davvero un Santa Claus nostrano, planato in città per darci una scusa e non smettere di credere al mito più bello dell'infanzia. 

Di tutte queste storie, perdute nel passato e riportate alla luce anche grazie a genitori e nonni, è difficile scrutare contorni esatti e tirare le fila tra fantasia popolare e realtà. Ma forse non è così importante sapere cosa sia successo davvero. In un messaggio qualcuno ricorda vagamente un uomo che portava un grande masso, e si chiede se è esistito o l’abbia soltanto sognato.

  

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