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Scontro sul rdc

Tutti contro il reddito di cittadinanza, ma chi ha solo questo ora vive nell'angoscia

Le storie dei reggini che riescono ad andare avanti grazie a quella somma, e la testimonianza di Maria Antonietta Rositani

“L’hanno caricato?”, “Caricano oggi, notizia sicura”, “A qualcuno è arrivato importo minore come a me?”, "A Reggio hanno pagato?". Dopo la vittoria elettorale del centrodestra nei gruppi social sul reddito di cittadinanza si susseguono questi messaggi allarmati, in un flusso di irrazionali paure che per il mese corrente sono state scongiurate. Tra ieri e oggi quasi tutti i percettori hanno ricevuto regolarmente il pagamento, ma la chiara volontà di andare verso un’abolizione di questa misura  mantiene alta la tensione tra chi per vivere non ha nient’altro che quell’assegno.

A Reggio, secondo i dati dell’osservatorio Inps, nel mese di agosto hanno beneficiato del rdc 46.722 persone per 20.186 nuclei familiari (il totale calabrese è di 166.336 soggetti e 74.553 nuclei, uno dei più alti d’Italia ma il meno consistente tra le regioni meridionali, dove c’è maggiore richiesta). Una comunità di fannulloni foraggiati dalle casse pubbliche? Le varie indagini sui furbetti che hanno imbrogliato sui requisiti per assicurarsi il mensile statale hanno alimentato questa fama negativa: l'ultimo caso, nella provincia reggina, è stata l'indagine Dike (nome della dea greca della giustizia) dei carabinieri di Taurianova, che ha portato all'arresto di 18 persone e svelato un sottobosco di falsi poveri che lavoravano in nero o erano titolari di attività imprenditoriali formalmente chiuse ma attive, che dichiaravano falsità sulla residenza e i componenti del nucleo familiari e persino la moglie di un boss 'ndranghetista in carcere. Truffe vergognose che hanno creato un clima di odio sociale verso i percettori veri, molti dei quali ora guardano al futuro con angoscia.

La storie di chi senza reddito ha paura di tornare nella povertà

Dal giorno delle elezioni, Carmine Polito la notte non dorme più. Invalido civile con una pensione di 280 euro, è arrivato una somma minima per la sopravvivenza solo grazie all'integrazione del reddito di cittadinanza. La sua è una storia di ordinaria resistenza. Ha un diploma di scuola superiore e dopo la morte dei genitori vive da solo. Pur avendo casa di proprietà, con il sussidio di invalidità non riusciva a pagare tasse e bollette ed è stato anche costretto a demolire la sua vecchia auto, perché non poteva permettersi di riparare un guasto. "Non so cosa succederà e ho paura - confida - adesso riesco a vivere con dignità e sono angosciato all'idea di tornare nella situazione del passato, in cui ogni giorno non sapevo come arrivare alla sera". 

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Nelle intenzioni del nuovo governo c’è il mantenimento del rdc proprio per persone come Carmine (invalidi o con disabilità), mentre non sarà più attribuito ai giovani che non hanno lavoro né alcun reddito. Loro sono i famigerati mantenuti di Stato, quelli accusati di non voler fare nulla alle spalle di chi lavora e li paga anche con i suoi soldi. A confutare quest’immaginario denigratorio c’è l’esempio del 42enne Massimo Iaconis (nella foto), reggino che attualmente vive e lavora a Bologna e nel 2019 è stato tra i primi percettori del reddito, subito dopo l’entrata in vigore della legge. Ma non appena ha trovato un impiego con la giusta retribuzione per vivere, ha accettato preferendo un'occupazione al reddito elargito dalla legge. “Preciso che lavoravo anche quando mi è stato dato il rdc – spiega – ero assunto in un asilo a Reggio dove però avevo soltanto sei ore settimanali, pagate 100 euro al mese. Il reddito mi ha permesso di arrivare a 500 euro e poter campare. Oggi ho un contratto con orario completo in una scuola e il mio stipendio è di 1200 euro, certo a Bologna la vita costa cara, ma me li faccio bastare. Non è vero - continua - che chi prende il reddito è un parassita che rifiuta il lavoro, io ho avuto questa proposta e non avrei mai continuato a prendere una somma destinata a chi è in difficoltà”. Il paradosso è che Iaconis (e come lui tanti), è persino d’accordo con gli aggiustamenti che il governo Meloni prevede per il sistema del reddito di cittadinanza. “Credo – dice – che chi truffa e non ha diritto debba essere escluso, è giusto perché per colpa di questa gente che rdc ha questa nomea, e poi andarci di mezzo sono le persone oneste e che davvero ne hanno bisogno”.

L'appello di Carlo Rositani, padre di Maria Antonietta: "Anche far morire di fame è violenza"

A sostenere la causa del reddito di cittadinanza dall’esterno è anche Carlo Rositani, pensionato ed ex impiegato delle poste centrali di Reggio: lui non è mai stato percettore, ma la figlia Maria Antonietta sì. Il suo nome è noto per la terribile violenza subita dall’ex marito, che tentò di ucciderla dandole fuoco. La donna ha percepito il rdc (prima 800 euro e poi 600 con l'uscita della figlia maggiore dallo stato di famiglia) da settembre 2020 a gennaio 2022, quando per le modifiche alla legge riguardanti i soggetti con disabilità le fu tolto, lasciandola con la sola pensione di invalidità (lievemente aumentata per la rivalutazione degli importi).

Per un errore burocratico legato alla situazione giuridica creata con la perdita della patria potestà dell'ex marito, il reddito era stato azzerato, non considerando la presenza del figlio minorenne che vive con Maria Antonietta. Adesso le è stata nuovamente riconosciuta una somma, ridotta a 211 euro di reddito, che le permette di comprare le costose pomate vitali per la sua pelle ustionata.

"La cifra di cui disponevo prima - racconta - è stata importantissima, la spendevo in gran parte per acquistare creme che sono definite da banco ma per me non sono cosmetici: se non le uso la mia pelle si distrugge dall'interno e rischio di tornare sulla sedia a rotelle. Con i soldi che ho oggi posso fare poco, perché avendo ustioni nel 75% del corpo un tubetto finisce in fretta, certo sto meglio dei mesi in cui avevano tolto tutto, ma non basta.

La situazione degli ustionati - sottolinea Maria Antonietta - è di abbandono da parte delle istituzioni. Le creme e anche gli interventi chirurgici sono considerati cure estetiche e per noi non c'è alcun aiuto economico. Lo stato deve metterci in condizione di curarci, perché non tutti possono farlo". Sul rapporto tra invalidità e rdc commenta: "I disabili non possono lavorare, non si può mettere in discussione un diritto acquisito togliendone un altro, laddove le pensioni di invalidità si possono invece sommare ai redditi da lavoro".

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“Tutti conoscono la storia di mia figlia - aggiunge Carlo Rositani - e devo dire che quando è stata in ospedale se non avesse avuto il reddito, con il quale io le facevo la spesa, quella famiglia non sarebbe riuscita ad andare avanti”. Papà Carlo, come è ormai noto in Italia per l'amore e la vicinanza alla figlia (nella foto insieme a lui) e la battaglia condotta per i diritti delle vittime di violenza, non è un politico e non gli interessano i partiti, ma sa parlare il linguaggio di quel mondo sempre più lontano dalla realtà della gente.

Fondatore dell’associazione cattolica Accir nel 1984 in occasione dell'arrivo di papa Wojtyla a Reggio, nella recente visita di Giuseppe Conte in città ha consegnato al leader dei Cinque Stelle una lettera in cui lo ringrazia per l'operato della parlamentare Stefania Ascari per rendere più immediata l'elargizione del fondo statale di garanzia per le vittime di violenza. Oggi Rositani è amareggiato dal clima divisivo del paese attorno a una misura nata per contrastare lo stato di indigenza e invece strumentalizzata per propaganda elettorale.

“Io ho letto la legge – dice – ed è errato dire che il reddito di cittadinanza sia una misura specifica per il lavoro, esso nasce per ridurre la povertà. Molta gente in condizioni di miseria ha iniziato a respirare grazie a questa piccola somma, e definirli fannulloni è un’offesa che mi indigna. Ne parlano anche all’estero, me lo dicono amici che vivono fuori e negli ultimi tempi mi hanno domandato cosa sia successo e perché si parli così del nostro paese. Per interesse e potere, stanno sporcando l’immagine di un’Italia fatta di gente perbene”.

Che esistano quelli che se ne approfittano lo sa anche Rositani: “I controlli devono essere rigidi in modo da dare il reddito solo a chi ne ha bisogno, ma iniziando a cambiare la terminologia. Non si può dire eliminare, questa prospettiva atterrisce la gente e dà l’idea di essere lasciati senza niente da un giorno all’altro. Io direi proporre, cambiare, le parole sono importanti e possono ferire”. E conclude: "Mi batto contro ogni tipo di violenza e lo è anche far morire di fame la gente, è violenza alla vita". 

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