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Cronaca

Emergenza Coronavirus, disposti i domiciliari per Carmine Alvaro e Giuseppe Nucera

Gli esponenti di spicco delle cosche di Sinopoli e Gallicianò per le loro condizioni di salute sarebbero a rischio contagio dentro le case circondariali di Voghera e Reggio Calabria. Accolte le tesi difensive dell'avvocato Tonino Curatola

curatola avvocato-2Prime scarcerazioni eccellenti per l’emergenza Coronavirus anche in provincia di Reggio Calabria. Lasciano il carcere per motivi di salute non compatibili con la detenzione carceraria a rischio per la pandemia da Covid-19: Carmine Alvaro, 62 anni di Sinopoli e Giuseppe Nucera, 74 anni di Condofuri.

Patologie a rischio Covid

Il primo, elemento di spicco dell’omonima cosca operante su Sinopoli, detto “u bruzzise”, finito in manette nell’ambito dell’operazione “Iris”, era recluso presso la casa circondariale di Reggio Calabria e per i giudici del tribunale di Palmi, che hanno accolto l’istanza presentata dall’avvocato Tonino Curatola (nella foto) e dall'avvocato Davide Vigna, sarebbe affetto da patologie ad elevato rischio di complicanze in caso di infezione da Covid-19. Per questi motivi, quindi, il tribunale ha sostituto la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari.

Disposti i domiciliari

Ai domiciliari, su istanza presentata sempre dall’avvocato Tonino Curatola, andrà anche Giuseppe Nucera, 74 anni di Condofuri. Nucera, considerato il capo della locale di Gallicianò, era stato arrestato nell’ambito del blitz “Eldorado” e si trovava recluso presso la casa circondariale di Voghera. Anche qui ad influire sulla scelta del magistrato di sorveglianza sono state le condizioni di salute dell’anziano boss, che presso il carcere lombardo stava scontando una condanna a 12 anni e sei mesi di reclusione.

Presto nuove scarcerazioni

Presto a queste scarcerazioni, che mettono in evidenza le insufficienze strutturali delle case circondariali italiane, incapaci di gestire in isolamento i soggetti positivi di fronte ai rischi connessi con la pandemia da Coronavirus, potrebbero aggiungersene altre di boss appartenenti ad altri “importanti” casati di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, dalla Locride alla piana, passando per l’Area grecanica.

L’operazione “Iris”

carmine alvaro-2L’indagine che, fra gli altri, ha portato in carcere Carmine Alvaro è stata condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dal sostituto procuratore Giulia Pantano, è stata avviata nell’estate del 2013 e avrebbe consentito di delineare gli assetti attuali e gli interessi criminali della cosca Alvaro, una delle più agguerrite cosche del mandamento tirrenico della ‘ndrangheta; di documentarne le cointeressenze con altre cosche dei mandamenti della provincia reggina e suffragare, infine il ruolo egemone dei “signori della montagna” nell’area ricompresa tra i comuni di Oppido Mamertina, Sinopoli, Delianuova e Cosoleto.

L’operazione “El Dorado”

giuseppe nucera-3L’indagine, coordinata all’epoca dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri  e dal sostituto Antonio De Bernardo, nasce nel settembre 2009 nei territori di Condofuri, ponendo la propria attenzione sulla famiglia Nucera e sulle loro attività economico-commerciali. Uno degli elementi essenziali è la scoperta del locale di ‘ndrangheta di “Gallicianò”, cuore dell’area Grecanica e frazione aspromontana del Comune di Condofuri, caratterizzato tra l’altro  dalla presenza di già due locali: Condofuri Marina e Condofuri San Carlo.

Le attività, ancora una volta, dimostrando la presenza ed il controllo del territorio da parte della ‘ndrangheta, hanno consentito individuare, addirittura, le precise delimitazioni territoriali e le competenze dei rispettivi locali. Infatti, la località Acquapendente dividerebbe il confine del locale di Gallicianò con quello di San Carlo.

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