Ludopatia, don Zampaglione: "Se ne esce senza giudizi ma con il dialogo"
Il sacerdote direttore dell'Ufficio diocesano sport, turismo e tempo libero ci offre una lettura del fenomeno tra i giovani e come contrastarlo
Il caso dei calciatori-scommettitori ha portato all'attenzione il fenomeno della ludopatia e don Giovanni Zampaglione, parroco di Masella e Montebello Jonico, nonché direttore dell'Ufficio diocesano sport turismo e tempo libero dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, ha voluto offrire a Reggio Today una lettura di incoraggiamento su questo tema, provando a indicare una strada per uscire da questo disturbo psicologico, che negli ultimi tempi si è legato a scandali che hanno visto coinvolti diversi giocatori.
Don Zampaglione fa una premessa: "E' un fenomeno che riguarda milioni di persone. Ricche e povere, giovani e adulte. Cause e rimedi dovrebbero variare da caso a caso, non si può fare di tutte le erbe un fascio. Per il povero pensionato può essere il desiderio di un po' di tranquillità economica, o addirittura disperazione. Per i giovani ricchi ancora peggio forse: la conseguenza di un vuoto esistenziale, senza la presenza di Dio, senza l'idea di fare qualcosa per il prossimo, senza alcun ideale da coltivare". In tutti i casi, commenta il sacerdote "si può guarire, dando un senso alla propria vita, facendo comunità, donandoci agli altri".
"Viviamo in una società - continua don Giovanni Zampaglione - dove bisogna fare i conti con la fragilità dei singoli, in tutti gli ambiti, e non solo quello sportivo. A partire dagli oratori, e a questo proposito - aggiunge - mi rivolgo a tutti gli educatori perché bisogna tornare a investire le energie migliori se si vogliono prevenire le devianze e accompagnare il percorso formativo dei giovani".
Il sacerdote ricorda come già l'anno scorso l'ufficio diocesano sport turismo e tempo libero della diocesi si era fatto promotore di iniziative, e che adesso si continuerà in questo percorso per trasmettere valori positivi e i messaggi che servono soprattutto a chi pratica uno sport o calpesta un campo di gioco".
Lo sport - ci dice don Giovanni Zampaglione - deve tornare a essere strumento educativo e di aggregazione dove ognuno deve rispettare le regole e soprattutto crescere dal punto di vista della vita e dei comportamenti in maniera da non cadere nelle varie devianze". E aggiunge una riflessione: "Essendo un educatore, profondo conoscitore di vari sport e soprattutto del calcio, mi dispiace dire che tantissimi giovani hanno tutto e spiccano il volo in alto e in fretta. Nel calcio tantissimi hanno contratti da nababbi e nessun bisogno di denaro, eppure 'bruciano' lo stipendio in vari giochi".
Ma l'unico modo di aiutare queste persone è il dialogo. Afferma don Zampaglione: "Non serve scagliarsi gli uni contro gli altri, cercare notorietà o puntare il dito rovinando questi ragazzi, ma occorre aiutarli ad aprirsi e comprendere i fattori scatenanti che innescano il desiderio irrefrenabile del gioco".
Il contesto è una situazione giovanile drammatica: "Viviamo in una società dove intere generazioni si fanno risucchiare e intrappolare da smartphone e tablet. Ma la cosa più triste che ho notato è che tanti ragazzi sin da piccoli vengono 'montati' dai propri genitori con i soldi, la carriera e tantissime illusioni".
Ci dice infine il parroco di Masella e Montebello: "L'unico modo per non farsi marchiare per sempre a causa dei giochi illeciti o altro è vivere bene la propria vita e accontentarsi anche del poco che essa ci offre perché vivere è la più grande impresa del mondo. Si possono celebrare i successi - conclude - ma pccorre apprendere lezioni anche dai fallimenti e dalle cadute, e solo con il dialogo e la vicinanza delle persone care si possono superare tutti i problemi e le devianze".