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Venerdì, 26 Aprile 2024
La sentenza

Sentenza d'appello del processo "Miramare", condannato Falcomatà

Per il sindaco, sospeso per l'applicazione della legge Severino, condanna ad un anno di reclusione, sei mesi per gli altri imputati

La Corte d'appello ha condannato il sindaco Giuseppe Falcomatà e gli altri imputati nell'ambito del processo di secondo grado sulla vicenda Miramare. I giudici reggini si erano ritirati in camera di consiglio nel primo pomeriggio di ieri e, dopo oltre otto ore, la presidente Lucia Monica Monaco, con a latere i giudici  Antonino Laganà e Concettina Garreffa ha letto il dispositivo di sentenza del processo “Miramare” che vede imputato il sindaco sospeso di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, del Partito democratico.

Per il primo cittadino sospeso in applicazione della legge Severino, la Procura ha chiesto un anno e 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. Per Giuseppe Falcomatà è giunta una condanna ad un anno di reclusione, mentre per gli altri imputati a sei mesi di reclusione

Nelle scorse settimane i pubblici ministeri Walter Ignazitto e Nicola De Caria, applicati alla Procura generale per questo processo, avevano chiesto la conferma della sentenza di primo grado che era stata comminata al giovane amministratore reggino nel novembre del 2021.

Anche per gli altri imputati era stata chiesta la conferma della condanna ad un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Si tratta degli assessori che componevano la sua giunta (2014-2020) e che, come Falcomatà sono stati sospesi per 18 mesi. Sono Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti.

Processo Miramare, la sentenza della Corte d'Appello: le foto

L’accusa contestata a Falcomatà, che ha atteso per tutta la serata la lettura del dispositivo di sentenza affiancato da alcuni componenti della sua giunta comunale e dei suoi legali difensori, riguarda i presunti illeciti, risalenti al 2015, nella procedura di affidamento dell’immobile di proprietà del Comune che un tempo ospitava l’albergo “Miramare” all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella, condannato in primo grado a un anno di reclusione così come il segretario comunale dell’epoca Giovanna Antonia Acquaviva, e l’ex dirigente del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” del Comune Maria Luisa Spanò.

L’affidamento dell’immobile, secondo l’accusa, avrebbe rappresentato una contropartita per la concessione da parte di Zagarella a titolo gratuito a Falcomatà di alcuni locali per ospitare la sua segreteria elettorale nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2014.

Nelle settimane scorse ci sono state le arringhe della difesa. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, l’ultimo intervento è stato quello dell’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore del sindaco Giuseppe Falcomatà e presidente dell’Unione camere penali italiane, che ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito con la formula “perché il fatto non sussiste”.

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