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Lunedì, 29 Aprile 2024
Le storie

Università e caro vita, i sacrifici delle famiglie reggine per far studiare i figli

Dopo l'appello del forum, abbiamo raccolto le storie di chi nonostante le difficoltà ha scelto di sostenere un percorso costoso e senza aiuti

Negli ultimi anni le spese elevate di affitti e trasporti per gli universitari fuori sede sono diventate per le famiglie calabresi un'emergenza sociale, che lede la reale fruizione del diritto allo studio. Solo pochi giorni fa l'ennesimo appello alle istituzioni è arrivato dal forum famiglie regionale, presieduto da Claudio Venditti, che ha chiesto l'interessamento dei parlamentari calabresi per raddoppiare l'insufficiente detrazione fiscale a vantaggio di chi ha figli che studiano a distanza di oltre 100 chilometri dal comune di residenza. 

E' un tema che di solito evoca la situazione vissuta da studenti iscritti in università del nord, diventata virale con l'eclatante protesta delle tende, ma un forte disagio economico grava anche su chi investe sulla propria terra e fa studiare la prole in Calabria. E' il caso della famiglia Alì, composta dai genitori Silvia e Giuseppe e 5 figli tutti formati nelle università calabresi, sobbarcandosi ugualmente ingenti costi di trasferte e alloggio da Gioiosa Jonica, dove vivono, verso Reggio, Catanzaro o Cosenza. La maggiore si è laureata in giurisprudenza a Reggio alcuni anni fa, e dopo la specialistica oggi lavora; ci sono poi una dottoressa in scienze politiche che ha fatto la triennale all'Unical di Rende (Cosenza) e la magistrale alla Sapienza di Roma; e una biologa molecolare, anche lei prima studentessa a Cosenza e poi specializzata a Urbino. I figli più giovani stanno ancora studiando, uno ingegneria a Cosenza e l'altro psicologia a Catanzaro. "Tengo a precisare - dice mamma Silvia - che i figli hanno fatto le magistrali fuori solo per mancanza in Calabria degli indirizzi specialistici che avevano scelto o per opportunità di lavoro legate ai tirocini. Le triennali delle nostre università sono ottime e non hanno nulla di meno rispetto ad altre regioni. Studiare qui - aggiunge - non solo porta economia nella nostra terra ma permette un'eccellente preparazione grazie a professori di alto livello: per fare un esempio, mia figlia a Reggio ha avuto tra i docenti il procuratore Nicola Gratteri".

Nelle famiglie numerose far studiare tutti i figli costa anche restando in Caalabria

Silvia e Giuseppe Alì, responsabili regionali dell'ufficio pastorale per la famiglia Cei, conoscono bene i sacrifici che le famiglie affrontano per consentire ai figli di studiare all'università. Dovrebbe essere un diritto, per tanti è un lusso, e persino quando si usufruisce di borse di studio. Con trappole burocratiche e conti da far quadrare che restano in un cono d'ombra e chi non li sperimenta direttamente ne sa poco. "Le borse di studio - spiega Silvia - sono concesse sulla base del merito ma il requisito dell'Isee fa la differenza, perché se si supera la soglia prevista si rientra tra gli idonei non beneficiari, dovendosi assegnare le risorse con priorità a chi ha l'Isee più basso". E c'è qualche surreale paradosso. "Ci è capitato - continua Silvia - che la borsa di studio accreditata poi sia confluita nell'Isee, così con una mano abbiamo ricevuto il sostegno e con l'altra se lo sono indirettamente ripreso facendo salire la soglia Isee". Anche in casi come questo basta sforare di pochi euro per perdere il beneficio. "Inoltre l'assegnazione delle borse di studio - dice ancora Silvia - è gestito diversamente nelle varie università. A Reggio abbiamo avuto problemi per la nostra casa di proprietà a Gioiosa: un errore nell'accatastamento aveva fatto aumentare la patrimoniale e abbiamo rischiato che nostra figlia non avesse la borsa". 

Gli assegni poi non sono una cifra intera, perché una parte è trattenuta dagli atenei per i servizi mensa o il campus, sottraendo fino a 2000 euro. Altri costi vanno preventivati nel periodo di attesa dell'assegnazione degli alloggi nelle case degli studenti. A Gioiosa Catanzaro o Cosenza sono lontane ore di viaggio da casa, e per frequentare i corsi è necessario fermarsi, e se il campus non è ancora disponibile bisogna pagare affitti mensili fino a 280 euro per le residenze studentesche private. A Catanzaro poi c'è l'ulteriore difficoltà della collocazione delle case universitarie a Germaneto, sito isolato dai principali servizi. 

"E' un peccato - commenta Silvia Alì - che le università calabresi, che hanno tutti i requisiti di qualità per essere scelte dai nostri giovani, comportino spese che per molte famiglie sono ugualmente poco sostenibili".

"Le università calabresi sono valide, con i nostri figli manteniamo il Nord"

Dello stesso parere è Maria Amodeo, insegnante reggina e madre di tre figli, due laureati e uno attualmente studente all'accademia di belle arti. Lei e il marito, anche lui dipendente statale oggi in pensione, hanno fatto entrambe le esperienze: la figlia maggiore ha conseguito la laurea in lingue a Torino e dopo la specialistica a Messina è tornata nel capoluogo piemontese dove lavora come docente; il secondogenito ha invece studiato agraria all'università Mediterranea e a Reggio è rimasto anche il minore. "E' molto difficile mandare all'università tre figli - dice - anche senza spostarsi. Ma se tutti avessero voluto andare fuori sinceramente non avremmo potuto affrontare quella spesa, forse saremmo ricorsi a un mutuo. Non sono soltanto gli affitti, anche i trasporti registrano forti rincari". Proprio per contenere i costi, la figlia maggiore di Maria è rientrata da Torino per completare gli studi a Messina, ma negli anni al nord ha potuto beneficiare di borse di studio che a parità di merito in Calabria sono molto più difficili da ottenere. "Dopo il primo anno a nostro carico - continua l'insegnante - è quasi riuscita a mantenersi da sola ed ha fatto anche l'Erasmus all'estero. Per il mio secondo figlio invece è stata una grande delusione non rientrare tra i borsisti per un Isee di poco sopra la soglia, e nonostante avesse un'ottima media".

L'università dei figli è un investimento sul futuro ma senza aiuti la routine di casa si regge su un equilibrio di sacrifici nel bilancio familiare. Dice ancora Maria Amodeo: "Sono molto costosi anche libri e materiali, nel caso dell'accademia di belle arti gli studenti hanno bisogno di colori particolari e altre spese si aggiungono per i progetti". Quello che fa più male però è la lontananza dei figli perché i ritorni sono un salasso di soldi e pure di tempo, accorciato da lunghe percorrenze o ritardi dei mezzi di trasporto. "Certe volte - aggiunge - vedere mia figlia per pochi giorni è una vera epopea. Nel suo caso si tratta di lavoro, ma se penso ai giovani calabresi che studiano fuori mi dico che è uno spreco, perché così con i nostri ragazzi stiamo mantenendo il nord, quando restando qui si metterebbe in moto un circolo di economia in questa regione". E conclude: "Arrivati a una certa età i figli non si lasciano convincere e noi siamo stati fortunati perché solo una ci ha chiesto di andare fuori. Spesso il motivo è la voglia di fare esperienze, per il resto le università calabresi hanno docenti e corsi di studi ottimi".

L'appello del forum regionale famiglie per aumentare la detrazione fiscale

Per aiutare soprattutto le famiglie con figli universitari fuori sede il forum regionale famiglie ha chiesto un intervento dei parlamentari calabresi per portare la detrazione fiscale per le spese di affitti a 5.266 euro. La cifra attuale, pari al 19% di riduzione nella dichiarazione dei redditi, è di massimo 2.633 euro l'anno, e secondo il forum è anacronistica rispetto all'aumento del costo della vita e quindi degli affitti e in particolare quelli temporanei (che nella legge di bilancio sono colpiti anche dall'aumento della cedolare secca).

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