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Lunedì, 29 Aprile 2024
Bufera sulla Dante Alighieri

Unida, lo stato della federazione avviata e lo strano stallo del cda

Tornata nell'occhio del ciclone con l'intrigo per la Reggina, l'Università per stranieri ha ancora ombre e incertezze sul suo futuro

Il destino dell'Università Dante Alighieri è ancora nel caos, ma dai vertici non arriva nessuna dichiarazione in un momento dove appare più opportuno far decantare una polemica marcatamente politica, che in queste ore ha registrato anche l'intervento dei sindaci facenti funzioni Brunetti e Versace.

Le ombre di un collegamento tra le ipotesi messe in campo per la salvezza dell'ateneo e le sorti della Reggina calcio - respinte con decisione da Comune e Metrocity - non possono però evitare che riemerga all'attenzione lo strano stallo in cui si trova da mesi la situazione di Unida. Una storia che avevamo lasciata ferma, da una parte, alla perdita di pezzi del cda e le dimissioni del rettore Zumbo, e dall'altra con l'avvio del progetto di federazione-fusione con l'Università Mediterranea. La strada di una trasformazione statale con questo matrimonio istituzionale da atenei previsto dalla legge Gelmini era iniziata con il sì dei consigli di amministrazione formalizzato nell'approvazione delle rispettive delibere, ma da entrambe le parti non si era mai parlato con ufficialità dei successivi passaggi in atto. Invece, da parte di addetti ai lavori e persone vicine all'ambiente delle due università, era subito emersa l'oggettiva problematica della disparità economica tra Mediterranea e Unida, la quale, prima di ogni altro step, avrebbe dovuto risolvere la gravissima crisi finanziaria.

Il caso della lettera dei sindaci e lo stato dell'opera della federazione con la Mediterranea

A sparigliare le carte arriva però la rivelazione della lettera inviata pochi giorni fa da Brunetti e Versace al presidente del cda dell'Unida, Piero Aloi, al presidente della camera di commercio reggina, Antonino Tramontana, alla vicepresidente della giunta regionale Giusi Princi e per conoscenza alla ministra dell'università, Anna Maria Bernini. Nella quale si ripercorre la crisi della Dante Alighieri anche in termini di calo delle iscrizioni degli studenti stranieri, e si fa riferimento alla fusione osservando che l'Unida "non può sopravvivere e funzionare con gli esigui contributi economici, diretti o indiretti, degli enti pubblici soci e che la federazione con l’Università Mediterranea potrà avvenire solo se sarà garantito un cospicuo supporto dal ministero dell’università e della ricerca". Sul punto dolente degli studenti, i sindaci sottolineano poi che "appare chiaro che l’università per stranieri dovrà, una volta chiarita definitivamente chi sono i soci che hanno diritto a sedere in seno ai due cda e a deciderne le sorti, allacciare o riallacciare i rapporti con i soggetti che siano in grado di garantire l’incoming di studenti stranieri che vogliano imparare e approfondire la lingua e cultura italiana e acquisire le relative legittime certificazioni".

Ed ecco le parole della lettera che hanno scatenato il caso: "Solo a corollario di una consolidata attività di tale natura si potrà immaginare di fare nuovamente funzionare l’Ateneo. Diversamente, l’unica ancora di salvezza è l’ingresso nella compagine sociale di un solido soggetto economico del mondo universitario privato che inietti risorse nuove che garantirebbe, non solo il mantenimento dei corsi già esistenti, ma anche la nascita di altri che ne assicurino lo sviluppo, non mutandone, però, la sede e la natura".

Le università private affiorano anche tra i partecipanti al bando della Reggina

Una riflessione, o meglio una via d'indirizzo, che (anche per la tempistica della missiva, inviata nello stesso momento in cui si predisponeva la manifestazione d'interesse della Reggina) ha fatto risaltare la presenza di soggetti provenienti dalle università private tra quelli che poi sarebbero stati i candidati all'acquisizione della società amaranto. E stupisce anche che tra i destinatari della lettera non ci sia il rettore dell'Università Mediterranea Giuseppe Zimbalatti, che dovrebbe essere uno dei partecipanti a questo dibattito istituzionale.

Come si ricorderà, UniCusano (il cui proprietario Bandecchi è, appunto, tra gli aderenti all'avviso pubblico della Reggina), Pegaso e soprattutto eCampus (nel cui cda c'è un reggino) avevano presentato proposte per entrare nella gestione della Dante Alighieri, rielaborando anche le loro offerte per superare le diffidenze del consorzio sul mantenimento della "mission"  culturale dell'ateneo e di organico e sede a Reggio Calabria. Ma non era servito, e per una manciata di voti il cda si era pronunciato negativamente facendo fallire le trattative. Nonostante questo esito (e il conseguente colpo di scena in favore della fusione con la Mediterranea) non è mai stata data per certa la bocciatura totale dell'ipotesi privata. Ce lo aveva detto lo scorso aprile, nell'acme dell'esplosione della crisi, Umberto Pirilli, riconfermato presidente dell'associazione Dante Alighieri. Spiegando: "Io non sono contrario a nessuna soluzione, purché sia garantita l'identità dell'Unida, ma devono essere soluzioni possibili e tra queste sceglieremo quella migliore". Che - almeno per Pirilli, che aveva votato contro - non era quella di eCampus, senza per questo escludere che possa essere un'altra proposta, sempre privata.

No comment dai vertici degli atenei, in stallo il cda di Unida che non si riunisce da giugno

Da Aloi così come dal rettore Zimbalatti, si sceglie per ora il silenzio, nella convinzione che gli animi accesi dalla vicenda Reggina potrebbero esporre ogni parola al rischio di strumentalizzazione. A parlare al momento sono gli atti, che incalanano l'obiettivo della federazione tra le due università nel conseguente percorso rigorosamente istituzionale. 

Diverso è però il clima all'interno del cda. Un componente fa sapere che l'organismo non si riunisce da giugno (l'ultima volta è stato per l'approvazione del bilancio dopo una discussione con non poche criticità) e non ha nessun aggiornamento sul percorso con la Mediterranea. L'esistenza della stessa lettera dei sindaci sarebbe stata appresa dai media. 

Eventuali nuove offerte di privati al vaglio del consorzio non sono a conoscenza dei membri del cda (ancora monco di alcuni elementi, condizione imprescindibile, per il suo funzionamento, l'elezione del nuovo rettore e la conclusione della fusione), o, se esistono, non sono state condivise. Riguardo la fusione, come noto sin dall'inizio, ci sono tanti dubbi, in particolare sulla nuova identità che in quel caso Unida avrebbe. La federazione infatti mantiene separate le gestioni finanziarie dei soggetti interessati e questa circostanza e c'è chi profetizza che la più debole Dante Alighieri possa essere fagocitata dalla Mediterranea. La linea di pensiero di alcuni componenti del cda è che questa soluzione sia stata deliberata con leggerezza, senza prima avere certezze a tutela delle caratteristiche culturali e dell'indipendenza di questo ateneo. E che un necessario "piano B" rappresentato da una valida offerta privata avrebbe dovuto restare in piedi. Come aveva detto Pirilli a ReggioToday: "Non dobbiamo inseguire chimere. Vanno esaminate solo le soluzioni realmente praticabili e tra queste la scelta sarà per quella migliore per l'università". 

Sì, perchè, almeno nelle intenzioni, sembra che all'interno dell'ateneo tutti abbiano il comune obiettivo di salvare la Dante Alighieri da un tracollo che rischia di farla scomparire. O mutarla in qualcosa di molto diverso da quell'istituzione pioneristica e con pochi simili in Italia che ne rappresenta l'anima. 

Fondazione Mediterranea: "Fusione unica strada, così è come svendere un bene di famiglia"

Nell'infuocato dibattito cittadino è intervenuto anche Vincenzo Vitale, presidente di Fondazione Mediterranea, ricordando come la Dante Alighieri con il rettore Berlingò avesse aderito in modo non oneroso all'associazone e l'impegno di questa con la sua attività pubblicistica ed editoriale a sostegno dell'università per stranieri. Afferma Vitale: "Dato per accertato che la crisi che attanaglia la Dante Alighieri è senza uscita, anche per il mancato rispetto da parte della nostra città degli impegni doverosamente presi a suo sostegno, posto che la soluzione di una federazione con l’Università Mediterranea è l’unica strada percorribile per mantenere l’autonomia didattica e gestionale, il gioco appare chiaro: i vertici cittadini spingono per una sua cessione agli intessi di cordate universitarie private italiane, interessate solo ed esclusivamente all’acquisizione del prestigioso brand di Università per Stranieri e poco o nulla alla promozione dell’ateneo e di quel turismo culturale che la struttura è in grado, se funzionante, di assicurare alla città".

Ma percorrendo la strada delle università private, "la struttura formativa reggina resterebbe un guscio vuoto mentre il suo brand servirebbe a promuovere tutte quelle attività formative on line che non hanno bisogno né di altre sedi operative né di altro personale oltre quello che già anno. Si tratterebbe, in buona sostanza, della svendita di un 'bene di famiglia' che non si è saputo far fruttare. Un grande affare per chi acquisisce; una perdita netta e irrecuperabile per chi vende".

Sull'intrigo legato alla squadra amaranto conclude Vitale: "Alla Reggina tutti i reggini tengono ma, per il suo salvataggio, si devono trovare strade diverse da quelle che comportano la cessione a privati, quantomeno lontani se non indifferenti alle sorti della città, del secondo ateneo cittadino".

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