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Domenica, 28 Aprile 2024
La crisi dell'università per stranieri

Dante Alighieri, il caso Mnemosine e il nuovo cda per approvare il bilancio senza gli enti

Tra poco inizierà l'ennesimo consiglio di amministrazione nel quale si tenterà di raggiungere la maggioranza di voti nonostante il ritiro di Comune e MetroCity

Comune e Città Metropolitana hanno espresso chiaramente l'intenzione di non votare l'approvazione del bilancio dell'università Dante Alighieri se non con un nuovo cda pienamente legittimato e presieduto da un rettore, che faccia chiarezza sul reale stato dei conti dell'ateneo.

Uno stop che potenzialmente impedisce a Unida di procedere con il progetto di aggregazione alla Mediterranea, caldeggiato da Piero Aloi insieme al rettore Zimbalatti, ma i due voti degli enti territoriali non sono un ostacolo tout court, e così oggi pomeriggio il consiglio di amministrazione si riunirà ancora per tentare di raggiungere il risultato. Condizione preliminare è però il raggiungimento del numero legale dell'assemblea, che potrebbe abbassarsi dopo che nell'ordine del giorno - riproposto tale e quale dalla precedente seduta abbandonata da Comune e Metrocity - è apparso un altro punto, la proposta di decadenza di due componenti (Scarfone e De Medici), per assenza non giustificata a tre riunioni consecutive.

Il nuovo cda che punta a una maggioranza senza Comune e MetroCity

Un atto che, se venisse approvato, toglierebbe altre due unità al totale dei membri, già ridotti da 11 a 8 dopo le dimissioni di Antonino Zumbo e dei pro-rettori. Questo consentirebbe una maggioranza abbordabile per l'approvazione del bilancio 2022 anche senza i voti favorevoli degli enti ma soprattutto eviterebbe di discutere su una questione sollevata dai rappresentanti dell'associazione Dante Alighieri, con i quali c'è tensione sin dal cda dello scorso 1 giugno. Quella era stata l'ultima riunione dei consiglieri di cui oggi si vorrebbe deliberare la decadenza, dopo che Scarfone e De Medici avevano presentato un intervento condiviso e non trattato poiché fuori dall'odg. Il presidente aveva inserito il tema nella documentazione rinviata al successivo cda, nel quale se ne sarebbe dovuto discutere. Ma questo non è avvenuto in nessuna delle tre riunioni del 26 ottobre, 13 novembre e 16 novembre, alle quali i consiglieri non avevano partecipando proprio per questo motivo, giustificando espressamente la loro assenza. 

Il caso del socio Mnemosine e le richieste senza risposta dei consiglieri 

Oggetto dell'intervento era il chiarimento sulla posizione del rappresentante di Mnemosine (ente di formazione che da mesi non è più tra i finanziatori dell'UniDa), che sembrerebbe uscito da una porta e rientrato dalla finestra, sempre come socio sostenitore, dopo le dimissioni del rettore Zumbo. Un argomento su cui più volte hanno incalzato Scarfone e De Medici senza mai ottenere risposta, come se fosse un vero e proprio tabù. In sostanza i consiglieri chiedono di sapere perché quel socio figuri nel cda (e abbia ancora diritto di voto), qualora abbia mai davvero abbandonato l'organismo dopo il mancato rinnovo della convenzione tra l'ateneo e Mnemosine. La spiegazione di questra 'stranezza' avrebbe dissipato ogni ombra all'interno del cda, blindando pure il voto del bilancio. Invece il silenzio sulla questione ha indotto i consiglieri a disertare le riunioni a discapito del numero legale (che con la loro decadenza il cda avrebbe ugualmente). Perché, dunque, questa indisponibilità a parlare del caso Mnemosine? 

Se nella riunione odierna, che inizierà alle 15, si voterà per far decadere i due consiglieri, il cda potrebbe approvare il bilancio contando su una maggioranza sicura. Ma c'è da attendersi una reazione degli interessati, sicuri di essere in regola con lo statuto avendo giustificato quelle assenze che vengono contestate come causa di decadenza. 

L'impegno della Regione e i due scenari con la Mediterranea

Intanto a sostegno della Dante Alighieri è arrivato oggi l'impegno della Regione con le dichiarazioni della vicepresidente Giusi Princi, che parla di interlocuzioni con Aloi e Zimbalatti oltre che con il ministero, riferendosi al percorso che unirà i due atenei secondo quanto previsto dalla legge Gelmini. La strada oggi tracciata e condivisa dalle università coinvolte è quella della fusione, che inevitabilmente comporterà una perdita di autonomia dell'università per stranieri, come invece non accadrebbe con la federazione - votata, infatti, all'unanimità dal cda Unida. Come si sia arrivati da un accordo sulla federazione al diverso scenario della fusione è un altro dei tanti aspetti poco chiari della vicenda della crisi e salvataggio della Dante Alighieri. Ad esempio, non è noto quale di queste due formule aggregative sia stata votata dalla Mediterranea, perché la delibera non è consultabile nel portale trasparenza dell'ateneo di Zimbalatti. 

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