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Lunedì, 29 Aprile 2024
Università per stranieri

Dante Alighieri, il Tar reintegra i consiglieri decaduti ma l'università prepara l'appello

La sentenza del giudice amministrativo dà ragione a De Medici e Scarfone, che avevano presentato ricorso contro il provvedimento

Tornano nel cda dell'Università Dante Alighieri con effetto immediato Ruggero De Medici e Beniamino Scarfone, i due consiglieri usciti dall'organo di governo dell'ateneo per decadenza dalla carica. A deciderlo è stato il Tar di Reggio Calabria accogliendo il ricorso dei consiglieri, difesi dall’avvocato Letterio Donato, contro il provvedimento votato il 21 novembre 2023. Il verbale di quella riunione è stato annullato dal tribunale amministrativo presieduto dalla dottoressa Agata Gabriella Caudullo: con la sentenza 237 del 25 marzo 2024 l'università è stata condannata al reintegro dei due membri del cda, entrambi rappresentanti dell'associazione Dante Alighieri. 

I ricorrenti avevano contestato l'atto rilevando vari profili di illegittimità: violazione e falsa interpretazione di vari articoli dello statuto dell’UniDa e di un articolo del regolamento generale; eccesso di potere per manifesta irragionevolezza, difetto di motivazione e disparità di trattamento; violazione e falsa applicazione del principio di buona fede e correttezza; incompetenza.

La replica dell'universita' non si è fatta attendere, nominando l'avvocato Giorgio Vizzari (già difensore dell'ateneo nel primo ricorso) per impugnare l'ordinanza in appello davanti al Consiglio di Stato.

L'ordinanza del Tar ricostruisce la vicenda legata a caso Mnemosine e federazione

Nel dare ragione a De Medici e Scarfone il giudice amministrativo ha ripercorso la vicenda, legata al caso dell'associazione Mnemosine e la partecipazione del proprio rappresentante al cda dell'UniDa. Una storia che parte da lontano. Come si ricorda nella sentenza, il 23 febbraio 2023 il consorzio promotore dell'università per stranieri, preso atto delle dimissioni del presidente del collegio dei revisori Pietro Aloi (divenuto poi presidente del cda pro tempore) dichiarava decaduta Mnemosine dalla qualità di socio sostenitore, in quanto non era stata versata la quota annuale relativa all’anno solare 2022. Ma "Aloi continuava a convocare alle riunioni del cda del 28 marzo 2023 e del 27 aprile 2023 il rappresentante dell’associazione, omettendo di includere all’ordine del giorno il punto della decadenza di quest’ultima dal cda", richiesta presentata più volte da De Medici e Scarfone senza esito. 
Nel frattempo il cda aveva approvato delibere cruciali per l'ateneo, il progetto di federazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e la presa d’atto delle dimissioni del rettore Zumbo e di ulteriori due soci dell’associazione Dante Alighieri.

La posizione di Aloi, l'associazione e il conflitto d'interesse con i consiglieri decaduti

Nella sentenza si sottolinea inoltre che Aoi era stato espulso dall'associazione per "condotte contrarie ai doveri sanciti dallo statuto nel corso dell’assemblea ordinaria del 18 maggio 2023". Andando avanti nella ricostruzione dei fatti, durante la riunione del cda in data 1 giugno 2023 i consiglieri ricorrenti avevano segnalato l’irregolarità della convocazione del rappresentante di Mnemosine e la posizione Aloi, ritenendolo non legittimato a convocare il cda come presidente, essendo stato espulso dall’associazione Dante Alighieri che lo aveva designato. De Medici e Scarfone contestualmente avevano dichiarato che non avrebbero partecipato alle riunioni successive fino a quando non sarebbe stata ripristinata la regolare composizione del cda. Una volontà espressa e ribadita con tre note inviate a Piero Aloi in prossimità delle corrispondenti riunioni, ma nonostante questo le assenze dei consiglieri apparivano nei verbali come non giustificate. Alla terza assenza consecutiva era così scattata la decadenza dei due consiglieri dall'organo, con presa d'atto nella riunione del 21 novembre 2023 e successiva comunicazione agli interessati. Tra le argomentazioni dei ricorrenti, la valutazione sule assenze sarebbe stata "illegittimamente e unilateralmente adottata dal presidente, peraltro in conflitto di interesse rispetto ai consiglieri dichiarati decaduti".

Nel resoconto della vicenda sono già chiari i motivi dell'accoglimento del ricorso ma anche l'intreccio della vertenza con la tormentata situazione della Dante Alighieri. C'è infatti un riferimento all'impasse dell'approvazione del bilancio, fondamentale per sbloccare l'iter della federazione o fusione con la Mediterranea. Incrociando lo scontro politico e il caso Reggina, dopo il rientro a Palazzo San Giorgio il sindaco aveva mantenuta la linea adottata da Comune e Città metropolitana nel periodo della sua sospensione, cioè una volontà a disertare le riunioni (e il voto) con motivazioni legate allo stato monco del cda e dunque uguali a quelle dichiarate da De Medici e Scarfone, afferma il Tar. Ma i rappresentanti gli enti - ora Falcomatà nel suo doppio ruolo di sindaco - non sono mai decaduti. "Nel ritenere ingiustificata l’assenza dei consiglieri - si legge nell'ordinanza - il comportamento del presidente del cda è stato ben differente da quello tenuto in occasione delle assenze alle riunioni del rappresentante del Comune di Reggio Calabria, giustificate dal sindaco solo in via postuma e per ragioni identiche a quelle dei ricorrenti". 

Sullo sfondo, il salvifico matrimonio tra UniDa e Mediterranea, annunciato come cosa fatta e in partenza con il nuovo anno accademico, è fermo all'attesa presentazione del progetto definitivo. Una proposta economico-didattica già pronta (in forma mista tra federazione e fusione) ma ancora frenata da aspetti burocratici irrisolti, che dovrà essere approvata nei due cda e poi autorizzata dal ministero. 

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