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Palazzo San Giorgio

Dopo lo scatto in avanti di Falcomatà, si attende il Pd mentre l'opposizione agita la sfiducia

Il partito democratico adesso deve scegliere se accettare i tre posti nella nuova giunta varata il giorno dell'Epifania

Non poteva più aspettare Giuseppe Falcomatà nel portare avanti l'azione di governo della città: dopo mesi di impasse politico il sindaco ha fatto al sua scelta, a metà. Stanco di attendere le decisioni del Pd e non volendo stare sotto scacco Falcomatà ha fatto un passo in avanti ed ha nominato la nuova giunta, prevalentemente di tecnici, ma nello stesso tempo ha teso una mano, ancora una volta al Pd. Nella composizione della giunta, infatti, mancano ancora tre nomi che il primo cittadino ha detto chiaramente nel salone dei Lampadari presentando il nuovo esecutivo, spettano al Pd se vorrà indicarli, altrimenti la giunta verrà comunque completata. 

Falcomatà dunque corre in avanti ma cercando di non compiere lo strappo definitivo con il suo partito, e proprio per questo attende ancora. Non ha dato una scadenza e non sta mettendo fretta, ma ovviamente non si potrà attendere molto.

Il Partito democratico cittadino intanto non esce dal cono d'ombra e ripete nel comunicato ufficiale la posizione già nota: "La disponibilità ad un cambiamento totale della giunta, proposta che il sindaco non ha mai accettato" e per questo "Abbiamo scelto di non partecipare al gioco delle poltrone con un esecutivo comunale che tradisce gli impegni assunti con gli elettori, venendo meno la adesione di forze politiche che hanno sostenuto l'ultima battaglia elettorale comunale".  Un Pd che ancora non ha capito cosa fare: non parla di sfiducia, né tanto meno di appoggio esterno ma nello stesso tempo non siede in giunta. 

Falcomatà spera che: "Il mio partito, il partito Democratico, si sintonizzi con l’esigenza di rapidità che la città richiede, proponendo nomi e personalità all’altezza di questo cambio di passo cambio".

Ma il Pd ancora deve decidere ed il tempo passa. Il sindaco sa bene che per governare servono anche i numeri e al momento la sua maggioranza sembra molto fragile. Fuori i Dp di Nino De Gaetano e il Pd non basta l'appoggio esterno di Saverio Pazzano de La Strada. Sono dunque ore complicate, ancora, per l'inquilino di Palazzo San Giorgio e anche per il Partito Democratico che non vuole, a quanto sembra, assumersi la responsabilità di mandare Falcomatà a casa e tornare così alle urne, nella paura che il centrodestra questa volta possa insediarsi nello scranno più alto di Palazzo San Giorgio. 

Le scelte dell'opposizione

Ma se in casa della maggioranza ancora non è chiaro quanto accadrà nelle prossime ore, la minoranza agita la mozione di sfiducia ma resta ben ancorata sulle poltrone. Da Forza italia arriva l'invito ai consiglieri del Pd e del Dp a firmare la mozione di sfiducia: "Da ormai 75 giorni manca un presidente della Commissione Bilancio. Non crediamo nei supereroi, i nuovi 6 assessori potranno fare poco. I partiti di maggioranza parlano di sindaco antidemocratico o proposta indecente, come possono continuare a stare dentro la maggioranza?”. 

Forte invece è la presa di posizione della consigliera Angela Marcianò che è pronta a dimettersi e chiede lo stesso atto di coraggio ai colleghi consiglieri per mandare a casa Falcomatà e la sua giunta. Dice Marcianò: "Giochiamo a carte scoperte. Non è l’arroganza del primo cittadino “antidemocratico”, così definito dal suo partito, il PD, il tema all’ordine del giorno urgente da trattare.  E’ un film già visto, che, infatti, avevo raccontato, con dovizia di particolari, diversi anni fa quando a subirne gli effetti nefasti ero stata proprio io.

Ma questa volta, ad essere mandata a casa non è stata solo l’outsider Marcianò, ma tutta la Giunta, a parte  il fido Brunetti, nonostante gli assessori seguissero fedelmente il suo “illuminato” (per i più, fulminato) programma politico. Adesso la sorte infausta ha riguardato tutti gli altri, quella  stessa maggioranza che ha consentito la  rielezione del  sindaco e  lo ha tenuto a galla al tempo della sospensione. 

Falcomatà ha bucato proprio il  salvagente che gli ha salvato la vita. L’ennesima “bravata“ del primo cittadino, condita da prepotenza e dal solito cinico “effetto sorpresa”, che lo fa sentire un grande statista, non deve sorprendere. Nulla di ciò a cui stiamo assistendo, come cittadini e come consiglieri, appare nuovo. Quello che di inedito dovrebbe generare questa storia, in realtà, è tutt’altro.  La maggioranza, nelle sue componenti più significative, ha scritto comunicati severi e inequivocabili, dinanzi alla gravità dei quali l’opposizione ha tracciato opportunamente la strada della mozione di sfiducia. 

Io mi permetto di andare oltre, suggerendo di proseguire con incisiva coerenza, a carte scoperte e con mani libere. Nessuno di noi, senza l’apporto di altri 16 consiglieri, può salvare Reggio. Ritroviamoci e dopo una stretta di mano apponiamo orgogliosamente e congiuntamente la nostra firma sulla parola fine a questa lunga gara al massacro che ha coinvolto, suo malgrado, la nostra città.  Ne abbiamo, finalmente l’opportunità: restituiamo ossigeno alle speranze dei reggini. Non rappresentiamo i voti che abbiamo preso, ma quelli che un giorno potremo dimostrare di aver meritato".

Saverio Anghelone, di Noi Moderati, avanza dubbi sull'effettiva stabilità di una giunta senza appoggio politico e spiega: "Valuteremo le varie mozioni di sfiducia di cui sentiamo parlare, anche queste espressione di un cdx non coeso, e gli equilibri politici di questo “terzo tempo” di Falcomatà. Nasce una giunta senza una rappresentanza politica, fuori dai partiti, che dovrà misurarsi ogni seduta sui singoli provvedimenti. Come può questo garantire stabilità e governabilità? Ad oggi tutto questo sembra un azzardo, con il serio rischio che a farne le spese sia ancora la città".

Dunque, se la maggioranza traballa è certo che anche il centrodestra non è coeso e non ha un'azione unitaria da portare avanti. Intanto oggi si riunisce di nuovo la commissione Bilancio a Palazzo San Giorgio, senza presidente. Da tempo, infatti, l'opposizione chiede la nomina ma ancora nulla. 

Al via il processo sui presunti brogli elettorali

Lo stallo, dunque, non sembra superato malgrado la corsa in avanti di Falcomatà. La città attende, il "terzo tempo" di Falcomatà ben consapevole che adesso si aprirà il processo sui presunti brogli elettorali alle comunali di Reggio Calabria del settembre 2020. Venerdì 12 gennaio, infatti, si aprirà davanti al Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dalla giudice Silvia Capone, il processo che vede imputato il consigliere comunale Antonino Castorina. 

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