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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Gambero Rosso premia i migliori ristoranti del Reggino: ecco quali sono

Ecco chi entra a far parte della guida Ristoranti d’Italia 2024

E' stata appena presentata Ristoranti d’Italia 2024, la nuova Guida del Gambero Rosso giunta alla sua 34°edizione. Sono 2.485 le insegne recensite, con 324 novità. Sono 28 le migliori insegne vanto della Calabria, presenti anche realtà reggine. 

Dieci i ristoranti calabresi che hanno ottenuto il punteggio più elevato come: Qafiz di Santa Cristina d'Aspromonte (Reggio Calabria); Ristorante La Tavernetta di Spezzano della Sila (Cosenza); Abbruzzino di Catanzaro; Hyle di San Giovanni in Fiore (Cosenza); Dattilo di Strongoli (Crotone); Pietramare Natural Food del Praia Art Resort di Isola di Capo Rizzuto (Crotone); Lapprodo di Vibo Valentia; Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria); Taverna Kerkira di Bagnara Calabra (Reggio Calabria) e Luigi Lepore Ristorante di Lamezia Terme (Catanzaro).

Ecco tutti i ristoranti reggini presenti nella guida:

  • Taverna Kerkira - Bagnara Calabra - due  Forchette di cui si legge: "Kerkira in greco vuol dire Corfù, quella bellissima isola che affaccia sulle coste del Mar Jonio. Ed è quest’isola che ha dato  le origini per parte materna allo chef e patron  Fulvio Dato, che qui propone una cucina “fusion”  italo-ellenica in chiave personale. Fra gli antipasti  la feta saganaki al forno, con fette di pomodoro,  cipolla e origano e lo tzatziki, da affiancare a  fragranti frittelle di cozze, e poi il buonissimo  carpaccio di merluzzo con croccantino di  mandorle, condito con succo di arancia, sale alla lavanda e basilico"
  • Gambero Rosso - Marina di Gioiosa Jonica - due Forchette così presentato: Un riferimento che rientra  tra le eccellenze regionali quello della famiglia Sculli, oggi rappresentata dai fratelli Riccardo,  Francesco e Tiziana a coordinare rispettivamente cucina, sala e i lievitati. Tanti i motivi di  un successo che va avanti da vari decenni: l’ambiente di sobria eleganza che ben valorizza  la mise en place accurata, il servizio pieno di  premure e attento ai dettagli e una cucina di  mare sapiente che sa esaltare una materia  prima di eccellente freschezza e qualità".
  • La Taverna del Borgo - Mammola - due Gamberi. Questa la descrizione presente nella guida: Il pesce stocco, definizione locale dello stoccafisso, trova qui in un bel casale della piccola località posta tra l’Aspromonte e le Serre calabresi, una varietà di impieghi che ne testimoniano la versatilità in cucina soprattutto grazie alla buona conoscenza del prodotto da parte dagli chef Nunzio e Giuseppe Pisano. La versione di maggiore richiamo resta sicuramente, trovandosi qui, quella alla “mammolese” cotto con patate, salsa di pomodoro, olive, capperi e peperoncino ma il prodotto ittico si può apprezzare anche come carpaccio o fritto con cipolla in agrodolce, con i funghi in inverno o in altre, più o meno fantasiose preparazioni, da gustare in compagnia dei vini regionali".
  • De Gustibus - Palmi - una Forchetta. "Un indirizzo storico che  farà felici tutti i buongustai che si trovano a  passare da queste parti. Quella proposta  dalla famiglia Sciarrone è una delle più  interessanti cucine di pesce della zona. I  piatti raccontano in chiave personale e  creativa prodotti e tradizioni del territorio  come nel caso dei gamberi con zucchine alla  scapece e squacquerone di bufala, l’arancino di cernia e scorfano su vellutata di datterino, i mezzi paccheri alla ghiotta di ricciola, e la cernia con porcini e pistilli di zafferano", troviamo nella guida.
  • Qafiz - Santa Cristina d'Aspromonte - due Forchette di cui leggiamo: "Il Qafiz nel 2023 prende tutta un’altra forma. Nino Rossi ha rivoluzionato la sala, ora composta da uno chef’s table da otto posti e un solo tavolo da quattro. Nuova anche la filosofia di cucina, con un solo menu degustazione da dieci portate. Un percorso non più incentrato su ingredienti del territorio, ma sul terroir: i piatti diventano così il racconto di tutto ciò che l’Aspromonte ha da offrire. Un livello tecnico più alto che si esprime in gusti intensi ma equilibrati, frutto di uno stile più riconoscibile e maturo".
  • Vecchio porto - Villa San Giovanni - una Forchetta: "Comodo, vicino agli imbarchi dei traghetti per la Sicilia- troviamo nella guida- con una bella vista sullo Stretto, questo posto è una garanzia per il pesce freschissimo ma anche per le buone pizze. Da provare sicuramente i crudi, i marinati o il sashimi mediterraneo con pesce spada e merluzzo, il baccalà pastellato e fritto con salsa al peperoncino, l’insalata di mare fatta al momento, e una gustosa tagliata di tonno con cipolla rossa di Tropea caramellata".  

Le migliori trattorie

A questi si aggiungono le 3 migliori trattorie decretate dalla Guida: Sapori & Saperi di Belvedere Marittimo (Cosenza), parte del progetto sociale della onlus presieduta da Maurizio Arci volto all’inclusione lavorativa di minori e giovani provenienti da situazioni disagiate. Nel progetto rientra anche la valorizzazione delle tradizioni e delle materie prime del territorio dando vita a una cucina tutta improntata in tal senso, che con equilibrio tra terra e mare creando piatti gustosi. 

Magnatum La Degusteria di Longobardi (Cosenza) che vale davvero la deviazione, sia per il borgo incantato con vista mozzafiato, sia per scoprire questa “bottega” di estrema qualità, incentrata sulla ricerca e la degustazione dei prodotti tipici: dalla cantina con oltre 400 etichette, per finire sulla cucina di Giovanna Martire, giovane chef autodidatta, interprete moderna dell’antica tradizione povera contadina. 

E la già citata Taverna del Borgo di Mammola (Reggio Calabria) dove il pesce stocco, definizione locale dello stoccafisso, trova qui in un bel casale della piccola località posta tra l’Aspromonte e le Serre calabresi, una varietà di impieghi che ne testimoniano la versatilità in cucina soprattutto grazie alla buona conoscenza del prodotto.

Tre insegne calabre

Fanno capolino tre insegne calabre che entrano di diritto all’interno della Guida di quest’anno: Senzanomesiamo di Corigliano – Rossano (Cosenza). Dopo gli anni di formazione all’Alma di Parma e tra le cucine blasonate degli Alajmo, la giovane Melania Luberto ha deciso di tornare a casa e mettere a frutto il proprio talento, aprendo il suo ristorante all’interno di un casale con camere, immerso tra gli ulivi secolari e non distante dal mare. Sulla tavola, i prodotti di una terra generosa – dal pesce alle carni ai porcini della Sila – valorizzati con estro personale e tocco contemporaneo. 

Cura Cucina Contemporanea di Davoli (Catanzaro), un ristorante elegante, dalle pareti in pietra e dettagli in legno che riscaldano l’ambiente, e dall’atmosfera accogliente e confortevole. Cucina contemporanea con piatti ben costruiti figli di felici intuizioni. Menzione per il cavolfiore, camomilla, parmigiano, limone e caffè, delicatissimo, e per il risotto con polpo, mirtilli e mandorla, molto equilibrato.

Il wine bar Di Sotto di Rende (Cosenza), un locale grazioso in stile bistrot con una carta piuttosto vasta che riflette le scelte personali degli appassionati titolari, con ampio spazio al vino naturale da tutto il mondo senza dimenticare le piccole aziende del territorio. Tutte le etichette sono disponibili in mescita, e la cucina non è affatto comprimaria. Pane, focaccia e grissini sono fatti in casa, poi taglieri di salumi e formaggi di ricerca, e per proseguire c’è un menu con piatti come la seppia con polvere di piselli purea di patate al nero e salsa piccante. 

I migliori chef della ristorazione italiana

Sono Massimo Bottura e Niko Romito entrambi con un punteggio di 96 centesimi, raggiunti appena sotto da Heinz Beck e Enrico Crippa, mentre perde una forchetta, scivolando dall’empireo, Gianfranco Vissani. 

Le Tre Forchette, con il partner TrentoDOC, sono 47 contro le 44 del 2023, di cui sette nuove. Tutte al nord come Guido di Serralunga d’Alba, l’Antica Corona Reale di Cervere, Del Cambio di Torino (che fanno salire il palmares piemontese ai più alti livelli), l’Atelier Moessmer Norbert Niederkofler di Brunico, l’Harry’s Piccolo di Trieste con le due eccezioni del Kresios di Telese Terme in Campania e il Pashà di Conversano in Puglia. 

Presidiatissimi i grandi centri urbani, con offerte molto differenti dal grande ristorante alla trattoria, dal bistrò al wine bar, così come le mete più raccolte e isolate, sempre più spesso illuminate - per turisti veri o clienti in cerca di nuovi esercizi da scoprire - da una ristorazione di alto profilo. La Guida è un caleidoscopio di proposte per tutte le tasche e per tutti i gusti, con diverse chiavi di lettura e un piccolo cruscotto in grado di evidenziare anche il rapporto qualità prezzo di ogni cucina. Primeggia la Lombardia per numero e qualità di insegna, mentre in Piemonte aumentano felici le Tre Forchette, così come in Puglia e si assottigliano le differenze tra Nord e Sud. 

“All’indomani della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco e dopo un’estate rovente tra scontrini fuori taglia e dibattiti sulla crisi del settore, nonostante i sold out- racconta Laura Mantovano, direttore editoriale della guida - il compito della guida è quello di tirare le somme, cogliere tendenze, senza dimenticare di valorizzare solide realtà. Le difficoltà, a partire dalla sostenibilità economica, esistono, vanno studiati nuovi modelli, non è più tempo di formalismi ma certo è che la ristorazione d’autore dalla forte identità, in Italia, ha ancora molto da dire”.



 

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