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Domenica, 28 Aprile 2024
Feste natalizie

Natale a Reggio, che tormentone le luci del Castello aragonese

Pareri opposti in città sull'illuminazione dello storico monumento tra ironia e qualche battibecco

Qualcuno ha paragonato questo Natale a Reggio a un cinepanettone, e adesso che pur con grave ritardo la città si è finalmente addobbata a festa, ad accendersi insieme alle luci sono gli inevitabili commenti sull'allestimento, tra paragoni con le altre località, critiche a ogni costo, fazioni di favorevoli e contrari. 

Proprio come in una commedia, abbiamo visto meme con il sindaco Falcomatà nei panni del verde e cattivo Grinch, battute salaci sulle casette installate e chiuse e sul'illuminazione del corso Garibaldi, ma essere diventato immediatamente un vero e proprio tormentone è il castello aragonese nella sua inconsueta veste natalizia.

La scelta di luci di quest'anno è stata minimal (nello stile, non certo per il costo), in armonia con quanto realizzato sul corso e nelle piazze. Ovvero semplici fili luminosi - detti in gergo tecnico 'stendipanni' proprio perché richiamano quell'immagine - che sono apparsi anche a ricoprire l'intero castello con lunghe linee verticali luminose. 

L'imponente monumento così decorato è sicuramente di grande impatto visivo, e questo nessuno lo nega. Ma il dibattito si è scatenato soprattutto sui social attorno all'opportunità di usare questo genere di addobbo per un castello. Costosissimo, ma per i più il risultato non vale la spesa. A lanciare la provocazione è stato l'imprenditore Giuseppe Falduto, evocando la similitudine con una gabbia nella quale è stato rinchiuso l'antico maniero, anzi una prigione. "Fuga da Alcatraz", scrive nella sua pagina facebook Falduto, a cui i fili di luci ricordano le corde usate dai detenuti in fuga nelle rappresentazioni più pittoresche delle evasioni dalle carceri. 

Il castello con le luci natalizie è elegante o somiglia a un pandoro? 

Una metafora suggestiva, ma quella che poi ha accomunato la maggior parte dei reggini critici è stata invece il castello-pandoro. Secondo i detrattori, con quella colata di luci a distanza regolare tra i fili, il monumento assomiglia al classico dolce natalizio, in tal caso confezionato a festa per l'occasione. Fuori dall'ironia, i tanti a cui il castello allestito in questo modo non piace sostengono che quest'idea non va bene perché non ne valorizza le linee. L'illuminazione dei monumenti infatti ne segue gli elementi architettonici, permettendo di evidenziarli nel gioco di luci. Nel caso del nostro castello invece colonne, bordi, pilastri e balconi sono stati nascosti dalle righe tracciate in verticale sulla totale superficie. Ed ecco che i dettagli delle torri non si vedono più e quello che resta, data la loro forma, è un...pandoro. 

Chi ha fatto questo appunto e si è prodotto in dissertazioni colte su come si debbano illuminare i monumenti, una competenza che evidentemente appartiene anche ai non tecnici in senso stretto. E si ricorda anche come il castello disponga di un sistema di illuminazione che consente effetti colorati di vario tipo, spesso applicati, e che forse sarebbe stato meglio riproporre quelle o una videoproiezione a tema. 

A molti però il castello aragonese nell'installazione artistica di questo Natale piace, e lo trovano elegante. Ad esempio la storica Patrizia Nardi, che fa un commento a tratti filosofico: "Monumento nazionale, vestito di luce. Una cosa bellissima, un bel messaggio che mi piace pensare contrapposto al buio dei nostri tempi e alla pochezza di certe menti".

Critiche al portale di ingresso alla città, che non piace quasi a nessuno

C'è anche qualcuno che lo giudica semplicemente di cattivo gusto per un presunto effetto discoteca, e immaginiamo lo choc quando scoprirà che, come accade ormai da anni con musica e spettacoli, davanti al castello si ballerà con i dj nella notte di Capodanno. Insomma, è vero che de gustibus non est disputandum. Il castello aragonese appartiene ai reggini e ognuno vuol dire la sua.

Quasi un plebiscito invece è la bocciatura del portale luminoso di ingresso alla città, quella scritta che augura buone feste dentro una cornice colorata senza nesso con le altre luci. Poco natalizia e più vicina all'entrata di un luna park o una festa paesana. Oggettivamente è un pugno nell'occhio, molto kitch. E tanti reggini suggeriscono di imparare dai tanti allestimenti del genere visti in giro con effetto ben diverso, in Calabria e fuori.

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