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Il nome Italia è nato in Calabria, a rivelarlo due autori con origini reggine

Secondo le fonti storiche la sua origine risalirebbe a 1500 anni prima di Cristo e deriverebbe da Italo, re arcade

Il nome “Italia” è nato in Calabria 1500 anni prima di Cristo. È la conclusione cui sono giunti Mauro e Massimo Minniti nel loro libro “Anelli D'Italia - Le date che fecero una Nazione”, edito da Gander Books, con la prefazione di Nicola Mastronardi, autore di programmi televisivi e di romanzi storici (attualmente collabora con Rai2), Accademico dei Georgofili.

La famiglia dei due autori, entrambi residenti a Bolzano, ha origini di Reggio Calabria, città alla quale sono molto legati, così come a Messina. L’aviatore Tito Minniti, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria e al quale è intitolato l’aeroporto dello Stretto, era lo zio di Mauro Minniti. A dare il Natale alla definizione del nostro Stato – secondo quanto emerge dal volume, realizzato in maniera semplice e chiara con finalità divulgative ad un pubblico molto ampio - sarebbe stato Italo, il figlio di re Enotrio a cui succede nel XV secolo a.C.

Il libro, primo di tre volumi previsti, tratta temi storici ed attraverso date ed avvenimenti (anelli appunto) accompagna il lettore nel periodo fra gli Indoeuropei risalente a 22mila anni fa, ed il Canto degli Italiani (l’inno nazionale) del 1847 e fornisce tutta una serie di risposte su quali siano le date significative della storia della nostra Nazione oppure gli eventi che più di altri ne hanno caratterizzato la nascita; di chi fossero gli abitanti della nostra Penisola prima della nascita di Roma e quali fossero i nostri reali antenati; o ancora perché la nostra Penisola si chiami Italia, su come siano nati la nostra Bandiera oppure l'Inno nazionale o la lingua italiana, congiungendo gli Italici, Roma ed il Cristianesimo alle Guerre d'Italia, al Regno di Sardegna ed al Congresso di Vienna.

Durante gli approfondimenti gli autori si sono imbattuti in varie narrazioni circa il fatto che da re Italo derivasse il nome Italia, come riporta Virgilio nell’Eneide. Con esso, eroe pacifista e civilizzatore che avrebbe trasformato la popolazione Enotria fino ad allora pastorale ad agricola e stanziale, gli Enotri avrebbero perso il loro nome per assumere quello di Vituli in onore dell’animale sacro da essi stessi divinizzato ovvero il vitello. Fu poi Aristotele a trasformare nella forma greca di “Itali” il nome di quel popolo attraverso la privazione della lettera “v” iniziale, tradizione del greco classico.

Gli autori di Anelli d’Italia inoltre sottolineano la tesi di Tucidide, storico ateniese del V secolo a.C. e uno dei più importanti esponenti della letteratura greca, il quale sostiene come la regione corrispondente al regno di Italo che si ampliava da Reggio Calabria a Sibari "fu chiamata Italia da Italo, re arcade". Il nome si sarebbe poi espanso dapprima attraverso la popolazione degli Italici nel centro della Penisola e poi con Roma assumendo il ruolo di provincia romana comprendendo anche l’attuale area settentrionale e l’Istria ad est.

Nell’opera viene poi evidenziata anche non solo la nascita dei Siculi - tribù degli Itali, costituitasi con il passaggio in Calabria - che diedero la definizione all’attuale Sicilia, ma anche il ruolo svolto da Messina e dalla Sicilia nel corso dei secoli.

Discendenti da Siculo figlio di Italo che divenne re di Sicilia, i Siculi qui giunsero sospinti dagli Opici. Nell’opera dei Minniti, spesso ci si imbatte anche nelle vicende legate alla città di Messina. Avviene per esempio in occasione delle Guerre puniche quando si accese il controllo della Sicilia per le sue ricchezze agricole (definita per questo il granaio d’Italia). La Prima guerra punica scoppiò nel 264 a.C. proprio con l’occupazione romana di Messana, l’odierna Messina dove giunse un contingente romano che mise contestualmente sotto assedio anche la ricca città greca di Agrigento.

Non poteva mancare poi il ruolo che si ritagliò Messina durante i vespri siciliani quando nacque l’esperimento purtroppo effimero della Communitas Siciliae, attraverso cui alcune città sicule sognarono uno stato autonomo su base repubblicana con sede proprio a Messina.

Il sano nazionalismo siciliano – come scrivono i Minniti nella loro opera – viene inseguito da Messina anche fra il 1674 ed il 1678, in occasione delle rivendicazioni autonomiste contro gli spagnoli e volte alla creazione di una repubblica mercantile sull’impronta di quelle che furono le città marinare.

Inizialmente sostenute dai francesi che in un primo tempo entrarono trionfanti a Messina, i transalpini voltarono improvvisamente le spalle ai messinesi accordandosi con gli spagnoli, per ritirarsi l’8 aprile 1678 lasciando campo aperto al loro ritorno. La conseguenza dell’accordo fra Francia e Spagna determinò la morte civile di Messina che venne privata del suo Senato, della sua zecca e perfino della sua università. Da allora gli spagnoli dominarono l’area fino alla guerra di successione spagnola scoppiata nel 1701.

Nel 1713 si consegnò la Sicilia, seppur per un breve periodo, alla dinastia dei Savoia con l’incoronazione di Vittorio Amedeo il  quale re di Sicilia e di Gerusalemme; la casata sabauda ebbe così il proprio primo vero trono reale poiché su quello di Cipro ereditato nel 1487 ed annesso alla Serenissima mai poté esercitare effettivamente il suo titolo.

Molti insomma sono gli aneddoti e le storie riguardanti le nostre regioni in Anelli D’Italia – Le date che fecero una Nazione, il cui intento è fare conoscere le proprie origini al popolo italiano per imparare a rispettare ed amare maggiormente la propria Nazione attraverso i suoi 19 capitoli che illustrano anche la nascita della lingua italiana e della bandiera nazionale. Il volume sta riscuotendo particolare interesse in molte Regioni d’Italia (sono già in programma - con date da definirsi - presentazioni in Molise, Abruzzo, Toscana, Lazio, oltreché in Calabria e Sicilia) essendo di sicuro interesse culturale e storico. L’opera è acquistabile anche su Amazon.

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