Quell'imponente maniero chiamato Castello Aragonese tra storie sanguinose e leggende metropolitane
Viaggio a ritroso nel tempo tra vicende realmente accadute e racconti popolari in compagnia di Antonio Calabrò
E' lì da secoli imponente e testimone silenzioso di vicende avvincenti e anche sanguinose che attraversano i secoli. Oggi raccontiamo le affascinanti storie che avvolgono uno dei simboli della città di Reggio Calabria: il Castello Aragonese.
Un pò di storia del Castello Aragonese
La storia del maniero da noi conosciuto come Castello Aragonese è in realtà millenaria e sebbene il nome sia legato al Re Ferdinando I d’Aragona la sua presenza è risalente all’epoca bizantina precisamente tra il IX e l’XI secolo quando Reggio era la capitale del Thema di Calabria. Si racconta che prima di essere una fortificazione fosse un tempio. L'esistenza documentata del Castello risale al 536 e al suo interno ci passarono diversi popoli: bizantini, normanni, visigoti, vandali e molti altri. Era più che altro una struttura dalla quale i potenti si proteggevano dalle numerose rappresaglie esterne.
La costruzione originaria a pianta quadrata e il nome odierno si devono alla dominazione spagnola con l'aggiunta di due imponenti torri. Prima del 1908 era dotato di cannoni dopo il terribile terremoto fu mutilato dai lati per motivi urbanistici.
Come leggiamo nel testo "U palumbaru" da Ricordi della vecchia Reggio di Guido Miggiano: "Nei scoli scorsi era stata una mole imponente. Del Castello non rimane che la sesta parte circa costituita propria dalla costruzione più recente che sono le due torri fatte costruire nel 1458 da Ferdinando d'Aragona". Non dimentichiamo che negli anni '80 alcuni lavori ne hanno causato un imponente crollo. Ma al di là delle sembianze che sono cambiate inesorabilmente forse non tutti conoscono gli aneddoti storici documentabili legati alla struttura. Ad aiutarci in questo viaggio a ritroso nel tempo Antonio Calabrò, che ci racconta i più suggestivi e storicamente dimostrabili ambientati nel Castello.
Fatti sanguinosi ambientati nel Castello
Partiamo dal 1743 quando la città era in preda alla peste e il governatore Diego Ferri dovette gestire le rivolte popolari che dilagavano in città. Fu emanato un bando con il quale s’imponeva a tutti gli abitanti di Reggio di consegnare le armi in cambio della grazia, ma questa non fu mai concessa e a tre capi del popolo furono tagliate le teste e appese in bella vista. Risale al 1550 la storia di Flavia Geatani o Caetani figlia di don Diego Gaetani nobile d’Aragona e castellano.
Quando arrivò in città Ariadeno Barbarossa, molto più vecchio di lei se ne innamorò perdutamente e la chiese in moglie in cambio della salvezza della città, in realtà divenne parte del suo harem. Si dice che dopo anni Flavia riuscì a ribellarsi liberando degli schiavi reggini. Durante i moti di Reggio Calabria nel 1848 tra le famiglie che cospiravano contro i borboni c'erano i Romeo di Santo Stefano di Aspromonte. Domenico Romeo fu tra i primi a essere catturato e ucciso e la sua testa rimase esposta al castello fino a quando divenne imputridita.
Leggende metropolitane legate al Castello
Stando ai racconti degli anziani reggini esisterebbero delle leggende metropolitane legate al Castello riguardanti la presenza in passato di cunicoli e passaggi segreti che dal maniero conducevano ad altre parti della città: "Preciso che si tratta di leggende metropolitane - racconta Calabrò - questi cunicoli sarebbero stati tre: uno conduceva a Porta Dogana, una stazione di sbarco spazzata via dal terremoto, qualcuno giura di aver visto in quella zona strane presenze vestite in abiti antichi forse 'maluspiriti'?
Il secondo portava alla zona Trabocchetto e stando ai racconti sarebbe stato distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La terza ipotesi, secondo me la più fantasiosa e suggestiva, riguardava l'esistenza di un passaggio segreto che conduceva alla collina di Pentimele".